Perché chiamare un blog sulla scuola Facite ammuina? Non solo per un tributo al dialetto napoletano che è familiare a me, lucano di origini ormai da più di trenta anni e nemmeno per dimostrare di conoscere la storia napoletana.
Facite ammuina, in realtà, è la frase chiave per parlare della scuola italiana degli ultimi 15 anni. Quella che va da Moratti a Giannini, da destra a sinistra, senza sostanziali differenze, perché il denominatore comune di chi se ne è occupato da Viale Trastevere è stato proprio quello di ”fare ammuina” senza alcuna sostanziale volontà di cambiamento.
“Riforme epocali” ne hanno fatto la Moratti e la Gelmini e poteva non volerne fare la quasi omonima di quest’ultima Stefania Giannini? La ”brutta scuola” caratterizza la scuola del centrodestra e, ahimè, pure la ”Buona Scuola” renziana. Non ho intenzione, ovviamente, di annoiare i miei quattro lettori con un saggio. Non è questo il luogo e non ne ho manco le competenze. Ma vivendo a scuola e non su Marte proverò a chiarire cosa sono stati gli ultimi due decenni: tagli e promesse ora magari in ordine inverso promesse e tagli.
Perché non basta coniare uno slogan (la ”Buona Scuola”) per cambiare le cose. Servono volontà politica e risorse. Le chiacchiere, come ben dice un altro detto napoletano, il Banco di Napoli (ancorché ridotto male) non le impegna. E di chiacchiere, anche sulla scuola, il fiorentino ed i suoi collaboratori a Viale Trastevere ne hanno fatto e ne fanno tante. Soprattutto ora che si approssima la madre di tutte le battaglie. Il referendum del NO. Ma ci sarà tempo per parlarne. Per ora benvenuti e …. facite ammuina.
Franco Labella