L’indizione di un inaspettato Giubileo straordinario da parte di Papa Francesco ha messo a dura prova il già debole e stressato apparato amministrativo romano, da molti considerato incapace di gestire un evento di tale grandezza a pochi giorni dai drammatici fatti di Parigi e usufruendo di uno stanziamento di risorse neanche lontanamente paragonabile a quello ben più generoso per l’Anno Santo del 2000.
L’8 dicembre il pontefice ha ufficialmente dato il via alla manifestazione, con dieci anni di anticipo rispetto alla normale periodicità dell’evento, e lo stesso inizio straordinario è stato anticipato da un’apertura ancora più inconsueta il 29 novembre, nella Repubblica Centrafricana, in occasione dell’ultimo viaggio internazionale di Francesco. Un bruciare le tappe che è sicuramente sintomo dell’urgenza con la quale il papa sente di dover agire.

Il tema del Giubileo

Proviamo a interpretare questa urgenza partendo dal tema stesso dell’evento, la misericordia, un motivo che più di ogni altro ha accompagnato il cammino pastorale di Francesco dall’elezione nel Conclave (si contano almeno 30 riferimenti a questa tematica già nel suo primo scritto papale). Ma cosa intende il pontefice per “misericordia”? Innanzitutto misericordia divina, quel concetto secondo il quale nessun peccato è così grande da non poter essere confessato, perché Dio perdona tutti coloro che si pentono realmente e si impegnano a non peccare più. Questo urgente invito alla conversione da parte del pontefice può essere spiegato solamente constatando una sua sensazione di sfiducia verso il futuro globale più prossimo, sfiducia forse acuita dalla strage di Charlie Hebdo risalente a due mesi prima dell’annuncio straordinario. Un perdono, si badi bene, che non si compra con il denaro: l’ha ripetuto questo mercoledì lo stesso Francesco per fare chiarezza su un business illegale di false pergamene con la benedizione del Papa.
Ma la misericordia è anche e soprattutto compassione, è il sentimento per il quale la miseria altrui tocca il nostro cuore (“misereo” = ho pietà, “cor” = cuore).
Nella sua versione più antica, quella ebraica, il Giubileo era considerato un anno santo nel quale tutti i figli d’Israele sarebbero tornati uguali, con la restituzione di proprietà perse e addirittura della libertà personale.
Solidarietà quindi, e soprattutto verso gli ultimi.

Quanta sicurezza per il Giubileo?

La scelta del tema della misericordia non è stata una conseguenza degli attentati di Parigi del 13 novembre, perché ovviamente precedente agli stessi fatti, ma sarebbe ipocrita non descrivere questo Giubileo come la prima risposta della comunità occidentale alle stragi. I fedeli qui accorsi sanno perfettamente a cosa ci si riferisce: durante i primi giorni della manifestazione il clima era tutt’altro che disteso. Anche se questa viene vissuta come la festa più grande del mondo cattolico, le stringenti misure antiterrorismo adottate dalla Prefettura hanno ricordato anche al più ottimista dei perquisiti che questo Giubileo è particolare.

Oltre 2.000 agenti aggiuntivi, metal detector fissi e portatili ai confini dello Stato Pontificio, tiratori scelti e artificieri operativi, riprese cinematografiche ridotte al minimo e un divieto di sorvolo della zona per tutta la giornata dell’8 dicembre: Il Vaticano non è mai stato così blindato. Misure sufficienti a scongiurare qualunque rischio?
Il generale Leonardo Tricarico, ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica ed ex consigliere militare di D’Alema e Berlusconi, in una recente intervista a Il Fatto Quotidiano ha mostrato di nutrire più di qualche dubbio sugli accorgimenti difensivi del premier Matteo Renzi, il quale ad esempio di un consigliere militare non sente affatto la necessità. Il generale ha inoltre mostrato ulteriori perplessità soprattutto sul controllo dello spazio aereo, una nota dolente della nostra Difesa, come testimoniano i copiosi petali di rosa sparsi in assoluta libertà da un elicottero nel corso del funerale Casamonica più famoso della storia.
Nel complesso però, è bene dirlo, la sua valutazione è stata positiva riguardo le capacità dei nostri servizi d’intelligence, forgiati dalle esperienze di terrorismo nazionale e lotta alla mafia.

Giubileo flop e visione “orizzontale”

Il periodo intercorso dall’inizio della manifestazione è troppo breve per poter effettuare una stima sull’intero Anno Santo, ma i numeri registrati nei primissimi giorni possono già essere considerati almeno un cattivo auspicio. Vuoi per le invadenti misure di sicurezza, per la psicosi collettiva e globale che naturalmente ha atterrito i cittadini romani come in qualunque altra città europea, vuoi per il freddo di questo periodo, i numeri dei primi dieci giorni di Giubileo sono clamorosi: 300.000 visite nei primi cinque giorni, nel 2000 erano state un milione e mezzo. I cinque giorni successivi non hanno fatto riscontrare alcun miglioramento, e l’avvilente rapporto di 1 a 5 è stato confermato, gran parte della stampa nazionale e internazionale parla apertamente di flop.

La sensazione è che manchino soprattutto i giovani, e non è un caso che sia stata soprattutto la vita di questi ultimi a cambiare enormemente nel corso degli ultimi 15 anni, ovvero dal 2000 a oggi. Le abitudini e i consumi dei ragazzi sono diversi da quelli tipici all’alba del nuovo millennio, anche il modo di rapportarsi con il prossimo è mutato enormemente, e in un libro di recente uscita (Dio a Modo Mio, giovani e fede in Italia) Rita Bichi e Paola Bignardi si sono interrogate sul nuovo rapporto dei giovani con la spiritualità, notando «un certo distacco dalla Chiesa, intesa spesso come mediatrice pubblica di una relazione con Dio, che invece vuole essere vissuta in maniera personale ed interiore».
Un flop di visite frutto dunque di paure, disaffezione giovanile, ma anche di una precisa scelta organizzativa di Francesco, carica di un messaggio che integra e definisce meglio il già citato tema della misericordia: questo è il Giubileo più “orizzontale” della storia.
Ciò che agisce verticalmente lo fa grazie al proprio potere consolidato, è tipicamente verticale l’impartire ordini e lo stabilire precetti. Orizzontale è invece lo slancio umanitario, solidale, l’agire per l’altro non da una posizione di superiorità ma bensì mettendosi al suo stesso livello.
Avendo legittimato una quantità record di porte sante in giro per il mondo, una delle quali è quella a Bangui dove il Giubileo ha avuto inizio, il pontefice ha fatto intendere che il messaggio di questo Giubileo è più che mai globale, e quindi non accentrato e chiuso sulla sola Santa Sede.
Gli albergatori romani ringraziano.

Valerio Santori
(Twitter: @santo_santori)

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