Caro lettore,
se hai aperto quest’articolo – con l’intento, si spera, di leggerlo, e non per puro caso – vuol dire che hai superato indenne (o quasi) i bagordi del Capodanno e che hai scelto di farti accompagnare da Libero Pensiero anche nel 2018. Due ottime notizie.
Ma come fare a rendere l’anno appena giunto migliore?
So a cosa stai pensando: alle liste di buoni propositi, alle promesse avventate, alle diete e alla palestra, alle rivoluzioni esistenziali che siamo soliti versarci addosso con sobria svagatezza tra un bicchiere di spumante e l’altro.
Le hai fatte anche tu, vero? Non mentire: anche se solo per un attimo, ti sarai fatto soggiogare dalla prospettiva di inculcare un cambiamento radicale alla tua vita, provare a diventare una persona migliore, e cose del genere.
Sarò chiaro con te: dimentica tutto. Straccia liste ed elenchi, elimina i post da facebook, cancella le note vocali finché sei in tempo. Non servono assolutamente a nulla, se non ad accrescere i sensi di colpa quando ti sarai reso conto di aver mentito a te stesso. E non c’è alcun motivo di cominciare il 2018 umiliandosi in questo modo. Anche perché ho qualcosa di meglio.
Non occorrono atti eroici o grandi imprese per dare una svolta alla propria vita. Spesso, anzi, è sufficiente partire dalle piccole cose, quelle troppo banali per essere prese in considerazione; solo cambiando profondamente la percezione dei fenomeni, l’architettura del pensiero, la fattualità delle abitudini, possiamo realizzare quella auspicata conversione dell’anima che non ha nulla di religioso, bensì una forte accezione morale e spirituale.
Ecco dunque cinque cose che dovresti assolutamente fare nel 2018:
1. Rinuncia a qualcosa
Ti hanno abituato a pensare che soltanto aggiungendo ci si possa sentire più ricchi, che la soddisfazione si raggiunga soltanto ottenendo ciò che si desidera. Nulla di più falso. La vera ricchezza consiste nell’imparare a fare a meno; nel ricercare l’essenziale, nel sottrarre, nel minimalismo della sobrietà. Al proposito, un detto zen recita:
La conoscenza è imparare qualcosa ogni giorno. La saggezza è lasciar andare qualcosa ogni giorno.
Questa ricerca dell’invisibile vuoto, questo ripudio del superfluo, ci aiuta ad assegnare il giusto valore ad ogni cosa e a sentirci a proprio agio con meno, anziché con di più. Che sia una sigaretta, un caffè di troppo, l’ultimo modello di iPhone o la vacanza dei tuoi sogni, considera l’idea di fare della rinuncia, grande o piccola che sia, un esercizio quotidiano di frugalità. Potrai renderti conto di quanto ciò che davi per scontato non era poi così necessario per sopravvivere – e probabilmente te ne vergognerai un po’.
2. Impara ad apprezzare il silenzio
L’esperienza insegna che non è necessario rimanere sempre al centro dell’attenzione, che il mondo va miracolosamente avanti anche senza il nostro parere. C’è chi proprio non riesce a fare a meno di parlare; chi ha il bisogno ossessivo di esprimere la propria opinione, chi di giudicare (e quasi sempre condannare), di interrompere, di sovrastare, di infastidire.
Quante chiacchiere inutili, quanti angoscianti e queruli pretesti per insozzare d’immondizia verbale il nostro ambiente, le nostre pareti. È un insegnamento di Buddha a giungerci in aiuto in questo caso:
Prima di parlare domandati se ciò che dirai corrisponde a verità, se non provoca male a qualcuno, se è utile, ed infine se vale la pena turbare il silenzio per ciò che vuoi dire.
Se dovessimo seguire alla lettera l’insegnamento, dovremmo rimanere quasi sempre zitti. E non sarebbe affatto un male. Come per gli oggetti materiali, anche le parole hanno un peso specifico nella nostra esistenza quotidiana. Imparare a farne a meno, a pesarle e ponderarle, significa acquisire maggiore consapevolezza e… maggiore tranquillità.
3. Perdona qualcuno
Lo so, ti potrà sembrare che stia chiedendo molto. Ma ascoltami. Il perdono non è un atto di misericordia compiuto verso chi ci ha fatto del male. È anzitutto un gesto di premura verso sé stessi. La rabbia e il rancore fanno del male a chi li porta, e non certo a chi ne è il destinatario – che magari se la ride anche. Tantomeno la vendetta è in grado di restituire soddisfazione e serenità. La vendetta serve soltanto a porci sullo stesso piano del nostro carnefice, a sentirci sporchi e crudeli come lui.
Perdonare invece non significa arrendersi, tutt’altro: è l’atto con cui ci si disfa dalla sofferenza che ci è stata inflitta. Una dichiarazione unilaterale di libertà. Perdonando, stiamo dicendo a chi ci ha fatto del male che non può farcene più, che i suoi comportamenti non hanno più alcun valore, alcun significato.
Ma non tutti sono in grado di perdonare: ed è per questo che non tutti possono tollerare di essere perdonati. In molti godono nel sentirsi ancora oggetto d’odio: è un modo per continuare ad esercitare un certo tipo di potere perverso, un’influenza sadica. Come diceva Nelson Mandela,
Il perdono libera l’anima, rimuove la paura. È per questo che il perdono è un’arma potente.
Imparare a perdonare può quindi aiutarti a vivere in pace con te stesso e a soffrire di meno per causa degli altri.
4. Scrivi
Se non l’hai mai fatto, nel 2018 inizia a scrivere: un pensiero, una riflessione, una poesia, un poema epico. Scrivi quando capita, meglio se non c’è nessuno intorno. Una buona idea è portare sempre penna e bloc-notes, per non farsi cogliere impreparati dall’ispirazione. Anche poche righe per volta possono bastare, ma attenzione, è fondamentale che tu lo faccia per te stesso, e non per il pubblico di facebook.
Si scrive anzitutto per esternare cose che restano rinchiuse come in un baule segreto negli anfratti della mente; per mettere al sicuro pensieri che potrebbero esserci portati via, rubati da una distrazione o da una preoccupazione di troppo.
Scrivere è un modo per lasciar fluire fuori da noi emozioni e ispirazioni senza perderle, affidandole alla premura dell’inchiostro. Non occorre avere talento o seguire un filo logico preciso. Superato il primo momento di imbarazzo, ti sentirai immediatamente confortato.
Lo scrivere, per poco che valga, mi ha aiutato a passare da un anno all’altro, perché le ossessioni espresse si attenuano e in parte vengono superate. Sono certo che se non fossi stato un imbrattacarte mi sarei ucciso da un pezzo. Scrivere è un enorme sollievo.
Emil Cioran
5. Disconnettiti
Ma non iniziare proprio subito, prima termina di leggere l’articolo.
Perché disconnettersi? Avere la possibilità di tenersi in contatto costante con amici e conoscenti è senz’altro utile, ma ci siamo ormai spinti troppo oltre. Tra chat e social network, la nostra routine è freneticamente disturbata da messaggi, notifiche, suonerie e gruppi whatsapp molesti. Il cervello risente di questo stress e finisce per esserne condizionato: scommetto che anche tu tendi l’orecchio in attesa del suono o getti furtivamente lo sguardo per vedere se il led lampeggia.
Il mio consiglio, quindi, è di concedersi del tempo lontano dalla rete. Puoi tenere lo smartphone in modalità aereo durante le ore notturne, oppure disattivare il profilo facebook nel fine settimana. Non occorre trasformarsi in eremita, ma riconquistare gradualmente gli spazi che la virtualità ha sottratto alla nostra coscienza ormai latente. Zygmunt Bauman lo spiega bene:
Quando si evita a ogni costo di ritrovarsi soli, si rinuncia all’opportunità di provare la solitudine: quel sublime stato in cui è possibile raccogliere le proprie idee, meditare, riflettere, creare e, in ultima analisi, dare senso e sostanza alla comunicazione.
Questi sono solo alcuni suggerimenti per il 2018. Ma qualunque sia la tua decisione, l’augurio migliore che ti possa fare è che tu sia sempre libero di scegliere. Non c’è ricchezza più grande, non c’è benedizione più gradita di questa. Se anche ad attenderti fosse un 2018 di sbagli, errori, delusioni e fallimenti, non lasciare che la purezza della libertà ti abbandoni: nell’agire, nel pensare, o semplicemente nel sognare.
Buon anno, lettore caro.
Emanuele Tanzillia domenica – Il brainch della domenica – Il brainch della domen