Napoli inaugura il Vicolo della Cultura e un nuovo modo di vivere l'arte Fonte: vesuviolive.it
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Napoli consola con la sua straordinaria quotidianità, abbraccia con la sua peculiare estemporaneità. È la capitale dell’anima, a metà tra oriente e occidente, tra sensi e filosofia, tra onore e imbroglio. Scrivere di Napoli non è semplice: non ha il fascino antico di Roma, l’elevatezza estetica di Firenze né la suggestività di Venezia. La bellezza di Napoli va oltre il grande abbraccio del colonnato di Piazza del Plebiscito, l’imponente Galleria Umberto I o le vedute che regala il Castello dell’Ovo. L’arte sgorga inaspettata dalle piccole stradine, come accade nel Vicolo della Cultura appena inaugurato; la sua elevatezza è nei dettagli, nelle storie che racconta senza remore, nell’arte del dare, il più delle volte senza la presunzione di ricevere.

Veduta del Vesuvio
[Fonte: italia.it]

La bellezza di Napoli è un sentimento: un’emozione che pervade costeggiando il mare e guardando sullo sfondo lontano, oltre un po’ di foschia, la sagoma di Capri; la magia che regala raggiungere a piedi le prime punte della collina del Vomero, voltarsi, e ammirare lo splendido panorama della città vista dall’alto, Napoli è la bellezza dei suoi vicoli in continuo fermento, della cultura che sgorga dalle mura che sembrano aver vita, Napoli è novità, in quanto sempre incline a proporre iniziative culturali e artistiche di grande impatto; o ancora, quel sublime intruglio di arte e folklore napoletano che è Spaccanapolinome di una strada che in realtà non esiste ma che è l’insieme di sette vie che formano una lunga ruga nel centro storico della città partenopea.

Spaccanapoli dall’alto
[Fonte: 10cose.it]

Napoli è il vociare incontrollato della gente che non conosce la parola egoismo, è il posto di chi non è mai stato eroe, dove la parola “primma” e “doppo” dà consistenza al tempo passato e al tempo venturo, mentre il presente è un frattempo che si riduce alla sillaba “mò”, quasi a dare l’impressione di movimento. È difficile scrivere di Napoli perché spiegare la bellezza di un sentimento non è semplice, come descrivere un libro non ancora finito.

A Napoli la cultura è collettività, è fortemente legata a momenti di condivisione. La città partenopea declina l’arte in tutte le sue forme, è il luogo in cui il sapere perde la sua armatura elitaria, rendendo la cultura, tramite numerose iniziative, realmente accessibile a tutti. Mostra, inoltre, lo straordinario potere di abbattere attraverso semplici ma efficaci iniziative problematiche di ben ampio respiro, quali la criminalità organizzata.

Il culmine dell’amore che Napoli prova per la cultura e per l’arte, oltre che nella storica e rinomata tradizione presepiale di San Gregorio Armeno, ha sede nel cuore del Rione Sanità, in via Montesilvano, che si appresta a diventare il primo “Vicolo della Cultura” in Italia, il primo modello culturale outdoor mai tentato prima. A un anno di distanza dall’inaugurazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata in via Montesilvano, grazie alla collaborazione tra Opportunity ONLUS, la Onlus più giovane d’Italia che da anni si impegna nella riqualificazione di immobili confiscati alla Camorra trasformandoli in scuole e centri ricreativi, e l’azienda italiana produttrice di caffè Toraldo, dal 21 dicembre è possibile passeggiare per questa stradina eccezionalmente tutta improntata alla cultura, con una grandissima biblioteca pubblica all’aperto, mostre artistiche e fotografiche, il tutto contornato da un’illuminazione ecosostenibile.

Via Montesilvano, ritratto di Pino Daniele
Fonte: Napolitoday

L’inaugurazione ha visto inoltre la presenza di tanti scrittori napoletani tra cui Lorenzo Marone, da sempre vicino alle iniziative della Onlus. “Collaborare con onlus così giovani e attive sul territorio è uno dei tanti modi per praticare la bellezza. Siamo orgogliosi di essere partner di questo progetto. Napoli non ha bisogno di eroi, ma di persone ed aziende, che investano sui giovani e sulla cultura” dichiara Stefania Simonetti, delegata dell’azienda Toraldo.

Sui muri del Vicolo della Cultura anche opere di street art con il volto di Totò, Sophia Loren, Massimo Troisi, Pino Daniele e Peppino De Filippo prodotte da Mario Schiano e Gianluca Raro e finanziate dai club Round Table, Rotaract Napoli e Rotaract Napoli Ovest. Le antiche edicole votive, invece, si trasformano in edicole culturali, con spazi per i libri destinati al prestito, la cui storia affonda le sue origini nel ‘700: a quell’epoca Padre Gregorio Rocco, per donare l’illuminazione ai vicoli bui e stretti di Napoli, decise di affiggere sulle pareti della città le immagini votive, dando il compito agli abitanti del quartiere di tenerle sempre illuminate. Fu la prima forma di illuminazione pubblica urbana e migliorò la vita dei cittadini: “Proprio tra questi vicoli, 300 anni dopo la prima illuminazione di Napoli, è nata l’idea di affiancare alle classiche edicole votive delle moderne edicole culturali. Perché se padre Rocco vinse la criminalità con la devozione e l’illuminazione, noi vogliamo vincerla con la bellezza e la cultura” commenta Davide D’Errico, presidente di Opportunity onlus, riferendosi appunto alla storia della prima illuminazione del vicolo.

Il culto della bellezza e della cultura nella città partenopea, dunque, non è finalizzato solamente alla contemplazione artistica, bensì diviene mezzo utile, se non fondamentale, ai fini di sviscerare ed abbattere l’omertà e la criminalità, dando luce a luoghi su cui l’opinione pubblica e le istituzioni avevano steso un velo buio di silenzio e disinteresse.

Mena Trotta

1 commento

  1. Coloratissima, lascia fantasticare in poche righe, arricchisce le conoscenze del lettore integrando con la sinteticità che richiede lo spazio giornalistico. Certamente Napoli non è sintetizzabile perché non è cultura solo in un vicolo. Napoli è cultura tutta la città, tutto il Sud, ovunque ci sono meridionali, ciò perché hanno nella propria indole una visione globale o finanche universale.
    Forse ho esagerato, ma questa Mena mi ha coivolto troppo.
    Bravissima, il suo contributo sembra un innesco ai fuochi di fine anno: complimenti.

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