Stipendi calciatori
ATALANTA - VALENCIA 19-02-2020 CHAMPIONS LEAGUE. MORONI/SULPRESS

Il Coronavirus è tristemente l’argomento che tiene banco più di tutti in questo momento storico, e il calcio non è certamente esente dai suoi drammatici effetti. In tutto ciò, le società del mondo del pallone si stanno inevitabilmente adeguando per evitare le catastrofiche conseguenze economiche che il virus porta con sé, intervenendo sugli stipendi dei calciatori e di altri tesserati, che poi è la spesa principale da sostenere in questo momento in cui non si può giocare.

Premessa: siamo tutti consapevoli che i calciatori guadagnino una quantità di denaro estremamente più elevata di un individuo comune, e che la rinuncia ad una parte di stipendio non sarà per loro un dramma economico, ma ci sono anche delle riflessioni doverose da dover portare avanti con riferimento esclusivo al calcio. E ciò che in questo specifico settore sta canalizzando l’attenzione collettiva è senza dubbio il discorso relativo ai tagli sugli stipendi dei calciatori, operazione necessaria per far fronte al possibile crack economico di un calcio senza introiti, senza essere costretti a licenziare alcun dipendente.

Tagli agli stipendi: gli esempi da seguire

Il Borussia Monchengladbach è stata la prima società a registrare un taglio agli stipendi dei propri calciatori e soprattutto la prima ad aver ricevuto la proposta direttamente dalla squadra per far sì che tutti i membri dello staff mantenessero il loro posto di lavoro, seguito a ruota dallo Schalke 04 che ha immediatamente trovato un accordo con i propri calciatori, e dal Bayern Monaco che ha accettato la riduzione del 20% proposta dal club.

Stessa storia accaduta in casa Juve, dove Giorgio Chiellini ha proposto prima alla squadra e poi alla società il piano per il taglio degli stipendi che è stato poi messo in atto e che permetterà ai bianconeri di risparmiare ben 90 milioni a bilancio. Una scelta che molti potrebbero definire “semplice” per chi, come Cristiano Ronaldo, guadagna 30 milioni di euro all’anno, ma certamente non scontata. Così come non è stata scontata la scelta del Leeds United, squadra allenata dal Loco Bielsa che ha rinunciato agli stipendi per fare in modo che la società potesse pagare tutti gli altri dipendenti, dimostrando di essere non solo uomini di gran cuore ma comportandosi come avrebbe fatto una vera famiglia.

Casi negativi e casi limite

Ma per ogni caso Leeds registriamo ancora casi di calciatori che rifiutano categoricamente il taglio dei propri stipendi come è successo al Sion in Svizzera, dove la società, dopo aver ricevuto il ‘no‘ di 9 suoi tesserati alla riduzione momentanea del salario, tra cui l’ex Roma Seydou Doumbia, ha proceduto con il licenziamento dei “non solidali”. Stessa cosa sta accadendo alla Dinamo Zagabria, dove l’allenatore Nenad Bjelica si rifiuta categoricamente di ridursi l’ingaggio e ci sono stati già 6 licenziamenti.

Diversa è invece la situazione per il Barcellona: dapprima si pensava che la squadra si fosse rifiutata e che la società fosse costretta a ricorrere al Tribunale, poi è arrivato il taglio degli stipendi dei calciatori e, infine, prima Lionel Messi sul suo profilo Instagram e poi i suoi compagni hanno smentito le voci sui rifiuti e hanno dichiarato che i giocatori si sono accordati per una riduzione del 70% degli stipendi fino alla fine dell’emergenza, per far sì che la paga di tutti gli altri dipendenti non venissero ridotti. I blaugrana si sono quindi accodati ad Espanyol e Atlético Madrid che già avevano rinunciato alla loro fetta servendosi del licenziamento temporaneo noto in Spagna come Erte, mettendo così a tacere tutti coloro che li vedevano titubanti o addirittura in protesta con il presidente Bartomeu.

La dichiarazione condivisa da Messi e compagni sui propri profili social

E mentre in Brasile l’intero sistema calcio si rifiuta di rinunciare al proprio salario, in Italia siamo in attesa che il modello Juve possa diventare se non la soluzione definitiva quantomeno un esempio per attutire gli effetti devastanti dell’emergenza economica del nostro calcio. Ma l’incontro tra il presidente della FIGC Gravina e quello dell’AIC Tommasi tarda ad arrivare per alcuni ostacoli riguardanti i pagamenti del mese di marzo che i calciatori vorrebbero vedere corrisposti, ed è quindi tutto rinviato alla giornata di venerdì nella speranza che si possa arrivare ad un accordo che permetta alla fascia più debole delle società di calcio di conservare il proprio posto di lavoro

D’altra parte, una squadra non è fatta solo di coloro che scendono in campo, ma anche di tutti coloro che lavorano dietro le quinte per consentire al sistema societario di funzionare alla perfezione. Dal canto nostro ci aspettiamo che il resto della Serie A e dell’Europa seguano l’esempio di Juventus, Barcellona e di tutte le altre che si sono rese conto che questo non è il momento di restare sul proprio piedistallo ma di mettersi, anche se in minima parte, nei panni di chi non ha potuto scegliere, dimostrando almeno di essere solidali con il resto del mondo, perché davanti ad una tragedia simile siamo tutti uguali.

Fonte immagine in evidenza: calcioatalanta.it

Andrea Esposito

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