La Regione Campania guidata da Vincenzo De Luca si ripropone come punto di riferimento in tema di smaltimento dei rifiuti, con la bozza del nuovo piano regionale in materia ormai approvata con delibera numero 419 del 27 luglio. Si tratta di una serie di disposizioni organiche che interessano diversi aspetti della questione, sempre di attualità strategica in Campania.
Innanzitutto, vanno sottolineati gli ambiti operativi della manovra, che corregge il piano procedente elaborato dalla Giunta Caldoro nel 2012: gestione delle ecoballe, individuazione di siti per nuovi impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti, caratterizzazione di un percorso virtuoso verso la differenziata, bonifica di aree selezionate.
Dal primo punto di vista, sono stati previsti almeno due nuovi siti di recupero di materiali dalle ecoballe, i cosiddetti Stabilimenti di Tritovagliatura ed Imballaggio Rifiuti – STIR, da aggiungersi a quello già esistente di Giugliano e a quello già previsto di Caivano: la creazione del nuovo impianto avverrà in un’area da identificare nelle zone limitrofe ai siti di stoccaggio di maggiori dimensioni. Il problema delle ecoballe in Campania torna d’attualità, quindi, nel momento in cui la Regione, come si legge nella delibera pubblicata sul Bollettino ufficiale regionale, ha considerato che l’Ambito Territoriale Ottimale (ATO) 2 di Napoli (il capoluogo di regione ne ha 3, a fronte di 1 per ciascuno degli altri comuni capoluogo) rischiava di rimanere sprovvisto di un simile sito di trattamento dei rifiuti solidi urbani. La strategia è stata dunque quella di continuare sulla strada delle ecoballe per evitare nuove criticità, in attesa di rendere realizzabili gli altri obiettivi del piano, ad esempio quelli sulla differenziata; fermo resta però che questo approccio rischia di suscitare nuove polemiche, considerando che le ecoballe realizzate negli ultimi 10 anni per la maggior parte non sono mai state smaltite (teoricamente dovrebbero costituire il “carburante” per i termovalorizzatori), con danni alla capacità di resistenza complessiva del sistema e costi di manutenzione delle balle rimasti alti per i cittadini.
Dal punto di vista della raccolta differenziata, sono stati predisposti degli obiettivi ambiziosi: difatti, il traguardo fissato entro il 2019 sarebbe quello del 65% su base regionale, anche se ad oggi si continua a fare molta fatica (nel solo Napoletano, infatti, si differenzia soltanto il 22% dei rifiuti). Una percentuale senza precedenti, da conseguire con la collaborazione dei Comuni più virtuosi, cui saranno assicurati incentivi a seconda dei risultati raggiunti, di quelli meno preparati (in cui si continueranno a investire risorse per l’adeguamento del sistema di differenziazione) e degli stessi cittadini, cui mettere a disposizione un servizio di raccolta porta a porta finalmente efficace e delle isole ecologiche il più possibile vicine alle esigenze di ciascuna comunità. Tutto quanto non si riuscirà a differenziare ulteriormente, poi, sarà smaltito con le risorse logistiche già a disposizione, specialmente con le discariche, con nuovi siti che dovranno però essere presto o tardi comunque individuati, senza far ricorso ai trasferimenti di rifiuti (anche all’estero), ordinaria amministrazione finora.
Una soluzione non era del resto più rinviabile: l’Unione Europea ha pesantemente multato la Campania per un valore di circa 120mila euro al mese, allo scopo di sollecitare al più presto la riconduzione del sistema di smaltimento dei rifiuti negli standard comunitari. Tuttavia, è evidente che qualsiasi politica di rivalutazione e riprogettazione del ciclo dei rifiuti andrà valutata insieme alle realtà territoriali di riferimento. Andranno perciò evitate delle situazioni – limite come quelle che da giorni interessano aree come San Pietro a Patierno, quartiere a nord di Napoli, in cui la notizia di un decreto dirigenziale regionale che ha concesso un primo via libera a un’azienda privata per la realizzazione di un biodigestore anaerobico per il trattamento dell’umido ha causato una mobilitazione della popolazione, contraria al progetto. Non sfugge che l’argomento di nuovi siti e impianti sia di primaria importanza, soprattutto se si parla di accentuare il ruolo del compostaggio nel nuovo ciclo di smaltimento; tuttavia, allo stesso tempo si dovrà evitare il più possibile scontri, anche per accelerare i tempi e le procedure, come desiderato dal presidente De Luca e dall’assessore all’Ambiente Bonavitacola.
Tempi che sembrano invece rispettati nel caso delle bonifiche di alcune aree storicamente in difficoltà, come quella dell’ex Resit, che ultimamente sembra essere stata definitivamente ben avviata.
Ludovico Maremonti