I più celebri versi della letteratura inglese sono dedicati a lui e per secoli gli studiosi hanno tentato una sua identificazione. Si tratta dell’oscura figura del Signor W.H., da secoli personaggio incognito per gli esperti della letteratura shakespeariana.
Recenti ricerche suggeriscono che il misterioso Signor W.H., dedicatario di alcuni sonetti di Shakespeare, non era, come si è sempre ritenuto, un nobiluomo inglese contemporaneo, quanto piuttosto uno stretto collaboratore dell’editore dei Sonetti, Thomas Thorpe, di nome William Holme, una possibilità finora trascurata dagli studiosi, che avrebbero confuso il suo nome con quello di un certo William Holmes, editore attivo fino al 1615.
Il ricercatore americano Geoffrey Caveney avrebbe scoperto possibili prove con cui ricondurre le misteriose iniziali a William Holme, che avrebbe intrattenuto relazioni personali e professionali con Thorpe. Entrambi provenienti dalla rispettabile famiglia Chester, furono degli apprendisti editori nella Londra del 1580 e collaborarono con numerosi teatri nella pubblicazione per alcuni dei drammaturghi più celebri, come Ben Jonson e George Chapman.
In qualità di collega e amico di Holme, Thorpe avrebbe rinvenuto il manoscritto dei Sonetti tra i suoi effetti personali, dopo la sua morte, nonostante restino ancora incognite le contingenze attraverso cui Holme ne sia venuto in possesso.
Qualcuno ritiene, speranzoso, che W.H. sveli anche l’arcano del “fair youth“, al quale sono dedicati 154 sonetti; qualcun altro, invece, specula su un possibile dedicatario di un ringraziamento da parte di Shakespeare, per aver consegnato il manoscritto a Thorpe. Tra i papabili candidati, Henry Wriothesley, terzo conte di Southampton e William Herbert, terzo conte di Pembroke, probabilmente in stretto contatto con Shakespeare. Tuttavia, il loro titolo nobiliare esclude l’impiego dell’appellativo “Mr” nei loro confronti, sostiene Caveney. “Si tratterebbe di un oltraggio“. Secondo un’ulteriore interpretazione, W.H. sarebbe da attribuire ad un mero errore di stampa, da ricondurre invece all’abbreviazione della firma dell’autore, W.H. Shakespeare.
Caveney sostiene che la pagina stampata della dedica a W.H., fu progettata per ricordare un’iscrizione funeraria romana – un tributo memoriale a Holme, morto infatti nel 1607, due anni prima la pubblicazione dei Sonetti.
“Nessuno era a conoscenza della data di morte di Holme“, sottolinea Caveney. “Leggendo la dedica, tutto torna“. La sua ricerca sarà pubblicata dall’Oxford University Press, nella pagina accademica Notes & Queries.
Il professore Stanley Wells, il principale studioso britannico di Shakespeare, sostiene: “Per secoli gli studiosi si sono interrogati sull’identità del Signor W.H. Si tratterebbe di una scoperta epocale.”
Il professore ha descritto la teoria come “migliore di ogni altra ipotesi suggerita fin ora. È molto interessante“. Concorda sul fatto che si tratti di un personaggio appartenente al commercio editoriale, collegato a Thorpe, è morto di recente, il che spiega la dedica funeraria, da sempre un mistero irrisolto.
Ma ha commentato sostenendo che “sarebbe meno interessante per qualcuno se non fosse un aristocratico“. Ha aggiunto: “sarebbe anche deludente sapere che non è qualcuno di direttamente associabile al destinatario dei suoi sonetti amorosi“.
W.H.: da attendere il responso degli studiosi. Sarà svelato l’arcano?
Caterina Puca