“Prossima”, nuovo progetto editoriale spin off di Ingenere, dedicato alle donne e all’innovazione, presenta un glossario in costruzione per la presentazione di un lessico di base per la comprensione del mondo digitale. “Capire l’AI” claim del progetto che riparte dalle parole come mezzo di comprensione e orientamento nel mondo dell’innovazione e dell’intelligenza artificiale.
Un lessico, fondamentalmente il repertorio di vocaboli a disposizione dei parlanti di una lingua, è in estrema sintesi composto da parole molto comuni e molto usate e parole specialistiche ad uso degli addetti ai lavori, delle quali, di tanto in tanto, alcune sgocciolano nei discorsi di tutti i giorni rimanendo però opache, ossia dal significato poco chiaro. L’intento di “Prossima” è dunque fornire dei punti chiave lessicografici, da cui partire per orientarsi tra “chatbot”, “machine learning”, algoritmi, violenza digitale etc. Un lavoro lessicografico, compilazione di lessici ed elaborazione di definizioni, prevede ricerca e selezione tra significati, etimologie e usi, e la scelta del linguaggio da utilizzare a seconda del destinatariə. “Prossima” opta per un linguaggio divulgativo che ben si addice all’intento del progetto, fornendo al contempo riferimenti tecnici e disciplinari per i vocaboli scelti.
Dalla “filter bubble”, ovvero sia quella sorta di ecosistema di filtri riguardanti le nostre preferenze online creato dagli algoritmi, alla stessa parola “algoritmo”, accompagnata dalla sua storia etimologica fino alla più moderna accezione informatica che ne fa un linguaggio vero e proprio, quello alla base, tra le altre, di “machine learning” e “natural language processing”.
Tra le fonti principali di “Prossima” figura il “Council of Europe Artificial Intelligence Glossary” disponibile sul portale Council of Europe, nella pagina tematica “Council of Europe and Artificial Intelligence” insieme ad altri e numerosi contenuti riguardanti la salvaguardia dei diritti umani online. Di fatto è ampiamente dimostrato dalla ricerca come l’intelligenza artificiale utile a semplificare la nostra vita quotidiana e a risolvere alcune delle sfide sociali più urgenti, sia anche specchio in cui vengono riprodotti e perpetrati i pregiudizi, stigmatizzando ed emarginando vari soggetti, tra cui le donne. Conoscere questo mondo vuol dire difendersi e contrastare i pregiudizi nelle interfacce uomo-macchina per garantire che la tecnologia non amplifichi le disuguaglianze sociali e gli stereotipi di genere dannosi.
Al lemma ‘Violenza digitale’ si è subito linkati al portale European Institute for Gender Equality, le qui citate ricerche della WHO, tolgono ogni dubbio riguardo al fatto che se una donna su tre ha subito violenza nell’arco della sua vita, anche nella cosiddetta ‘onlife’ si stima che una donna su dieci abbia già sperimentato una forma di violenza informatica e già dall’età di 15 anni. Nel corpo del lemma presentate anche le diverse forme che questa può assumere tra cui cyberstalking, doxing, revenge porn e sextortion.
Gli scopi dietro la compilazione di glossari come quello di Ingenere sono molteplici, le tematiche sociali a cui saranno utili sono uno dei pilastri più importanti. La violenza di genere è uno di questi ma, tra le altre, anche le nuove frontiere del mercato del lavoro e la presenza femminile nelle stem. Come spesso occorre ribadire il ruolo delle parole non è mai secondario; come strumento di formazione della conoscenza della realtà, indagate e rese trasparenti, le parole afferenti la sfera dell’AI aprono nuove finestre di possibilità, analisi e comprensione nell’immaginario e dell’immaginario di un mondo sempre più parte della sfera quotidiana di tuttə noi.
Ivana Rizzo