Finalmente, dopo il quarto rinvio, le tanto attese primarie si sono svolte domenica 1 marzo. Con un’affluenza di 140 mila votanti in Campania, De Luca vince contro tutti.
Il sindaco di Salerno si dice soddisfatto del risultato, specialmente del riscontro che hanno avuto le primarie in Campania che sono “uno strumento di selezione democratica che il Pd ha fatto bene ad introdurre e difendere”.
Parlare così, però, risulta facile, visto che ha utilizzato la città di Salerno come cavallo di battaglia: con più di 30 mila voti solo per lui, per Cozzolino e Di Lello è stato impossibile conquistare il suo territorio, solo un 5% ha tradito la patria votando gli altri due candidati. Come uno spietato giocatore di Risiko, De Luca pensa già al suo prossimo obiettivo: sfidare Caldoro alle regionali e conquistare una parte del voto dell’elettorato di centrodestra.
Prima di arrivare a questo successo, tuttavia, ha dovuto subire un attacco da sinistra. Sul web sono state condivise – anche dal Movimento 5 Stelle – le opinioni di Roberto Saviano, che considera le consultazioni campane un fallimento, e invitava i cittadini a non andare a votare. Lo scrittore ha declassato De Luca e Cozzolino come “nomi legati alla storia degli ultimi vent’anni di una regione che è stata segnata da sperperi, da madornali errori come quello delle ecoballe, da un uso assurdo dei fondi europei”. Forse i pensieri di Saviano riassumono quelli di molti: disillusi dalla politica, molti cittadini hanno preferito rimanere a casa, alcuni come segno di protesta, altri perché non credono più nelle primarie come forma di democrazia. Non mancano nemmeno i fatalisti che vedono complotti ovunque: patti di Renzi con Berlusconi, brogli elettorali, sospetti di tutti contro tutti.
Pende ancora sulla testa del vincitore l’accusa del Tar che, a causa degli effetti della legge Severino, esaminando il caso di De Luca, potrebbe sollevarlo davanti alla Corte Costituzionale. L’ex sindaco si affida al Parlamento, sperando in un intervento entro maggio. Questo ha comunque fatto discutere il partito stesso: “Se sai che una legge ti impedisce di assumere una carica pubblica”, ha detto la vicepresidente Pd al Senato Valeria Fedeli, “non candidarti è tua responsabilità, non solo delle regole”.
Nonostante “l’uccello del malaugurio” Saviano e la spada di Damocle sulla testa, De Luca prepara l’arsenale per la sua “rivoluzione democratica”: troppo spesso lo Stato si dimentica dei territori del Sud, trascurando il suo compito di garante della legalità e dell’obbligo del rispetto delle leggi, e De Luca vuole basarsi sulla concretezza e la civiltà, per fare in modo che “non ci sia mai più in Campania un solo cittadino che si senta obbligato a trovarsi padroni e padrini politici, che si senta obbligato a trovarsi protettori per poter vivere, per poter lavorare, per poter vedere approvato un progetto.” Come intenda fare, però, ancora non si è capito bene.
Per lo meno, un po’ di concretezza in queste elezioni l’ha avuta: grazie ad essa non è più il sindaco delle luci di Natale, ma il candidato alla presidenza della Regione Campania. Di nuovo.
Elena Morrone