Nella categoria delle barriere architettoniche rientrano, talvolta, anche alcune progettazioni in apparenza estranee a questo problema. Spesso, affinché un progetto rientri in determinate misure, si ottimizzano gli spazi disponibili, senza tener conto delle ipotetiche difficoltà di altri, ma preoccupandosi unicamente delle misure di sicurezza.
Proprio per rispettare le norme di sicurezza, nei progetti d’arredo per certi locali interni, come ad esempio i cinema, è necessario lasciare lo giusto spazio d’uscita nei corridoi, facendoli molto ampi, e ciò comporta inevitabilmente una riduzione di spazio per i posti a sedere. I componenti del pubblico si troveranno così a stretto contatto tra loro e ciò crea delle barriere architettoniche.
Questo tipo di situazione diventa difatti particolarmente complicata per chi ha problemi deambulatori, anche se minimi. Queste persone potrebbero avere delle difficoltà nel sedersi sia nel caso in cui i posti ai lati delle file siano già occupati (e quindi bisogna incunearsi tra il già seduto pubblico), sia tra le file delle sedie (così vicine che con il largo appoggio del perno di ferro, su cui è poggiata la sedia, potrebbe fare una specie di sgambetto a qualsiasi cliente).
Ciò è forse sorvolabile per chi è normodotato, mentre una persona invalida potrebbe avere svariati problemi in presenza di questo tipo di barriere architettoniche. Quindi, anche nell’esempio del cinema, come nel caso dello stadio, si mina la possibilità dell’individuo in questione di avere una vita sociale, poiché a chi si ritrova su una sedia a rotelle, e non può dunque compiere il passaggio da sedia propria alla poltroncina del cinema, viene offerto di collocarsi in sala nel corridoio più in alto – dato che, come già detto, i corridoi esterni devono essere liberi per questioni di sicurezza.
La posizione è apprezzabile per la miglior visione, come allo stadio, ma anche qui si pecca in condivisione con altre persone, se almeno accompagnate.
Eugenio Fiorentino
Si ringrazia Sayo per la vignetta di copertina.