Alla quinta edizione del Caselle Film Festival, il cortometraggio “If Steve Jobs was born in Naples” vince il premio per il miglior corto e quello della Giuria Giovani “Young Award”. Il suo regista è Vincenzo Mauro, giovane 23enne di Volla, città della periferia partenopea, neolaureato in Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo, che ha esordito sullo schermo con una storia che forse somiglia un po’ alla sua e a tutte le storie dei giovani napoletani con l’animo intriso di sogni, di voglia di riscatto, di grandi ambizioni, di rabbioso coraggio.

Lasciata Volla per studiare a Roma, Vincenzo Mauro ha però dedicato il suo primo lavoro alla sua città, con i suoi problemi, i suoi freni, i suoi ostacoli oltrepassabili pagando a caro prezzo la ribellione. Ai giovani costretti a dire di no all’università, a scegliere un destino cucitogli addosso loro malgrado, a condurre una vita di privazioni e di orizzonti sbarrati. Tante rinunce che tuttavia non possono arrestare i sogni di chi dal basso continua a guardare in alto, di chi rifiuta di sottomettersi a questa realtà che ci vuole schiavi di un sistema corrotto che affonda le sue radici nell’ingiustizia e nella violenza.

Vincenzo Mauro - If Steve Jobs was born in Naples

Abbiamo incontrato Vincenzo, che ha gentilmente accettato di rispondere a qualche domanda, di presentarci “If Steve Jobs was born in Naples” e di aprirci le porte sulle idee che ne sono alla base.

Cosa significa per un giovane come te il conseguimento di questo successo con un cortometraggio che vede protagonista la tua città?

«La periferia napoletana è sicuramente uno dei protagonisti del mio lavoro. Ho deciso di ambientare il mio cortometraggio proprio qui perché, a mio avviso, rappresenta il territorio ideale per l’ambientazione di questa favola sociale. Mi piaceva descrivere l’ambiente urbano con un espediente favolistico, rimanendo però ancorato alla cruda realtà del territorio. Insomma, sognare restando con i piedi per terra».

All’interno di “If Steve Jobs was born in Naples” si mescolano tanti sentimenti: rabbia, passione, ambizione, desiderio di riscatto. Ad oggi, qual è la sensazione che predomina in te quando pensi al tuo futuro e alla tua città?

«Ho dovuto lasciare la mia città appena maggiorenne per studiare cinema e produzione multimediale a Roma. In questa mia prima opera intendevo mostrare l’audacia, l’ambizione e la voglia di riscatto di due giovani imprenditori che tentano di emergere con la sola forza delle proprie idee. La realtà però nelle nostre periferie è ben altra e a volte la passione non basta.
Il sentimento che oggi predomina in me perciò é la rabbia che nasce dalla consapevolezza di poter fare di più, se solo il nostro territorio ci ostacolasse meno»

Hai toccato un punto delicato ma quanto mai determinante nella vita dei giovani napoletani: la Camorra.

«La Camorra è sempre un tema delicato da trattare, me ne rendo conto. Purtroppo però se siamo arrivati a questo punto è perché qualcuno prima di noi ha preferito ignorare, pensando soltanto al proprio interesse. Essendo una spettacolarizzazione cinematografica, il mio prodotto non può descrivere adeguatamente questo fenomeno che affligge Napoli, ma può dimostrare il rapporto tra i giovani e questa realtà. L’ostacolo a commercianti vecchi e nuovi è uno dei fenomeni che danneggia di più l’economia locale e non permette ai giovani di sognare un futuro in questa terra»

Dove sogni il tuo futuro da regista?

«Non c’è un luogo né in posto in particolare dove sogno il mio futuro da regista. Penso giorno per giorno. Le strade del cinema sono infinite e potrebbero portarmi dappertutto ma anche non portarmi a niente. Mi concentro soltanto su me stesso e sulle mie idee per cercare di esprimerle al meglio»

Sonia Zeno

 

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