Il 25 Ottobre, alla manifestazione nazionale della CGIL, il segretario generale Susanna Camusso annunciava di essere pronta anche a ricorrere allo sciopero generale per contrastare l’attività della maggioranza parlamentare intenta ad approvare il testo del Jobs act. In realtà, questa evenienza era già stata prospettata un mese prima, il 27 Settembre, ma il sindacato si mostrava titubante, conscio che in un periodo di crisi i lavoratori sono tendenzialmente meno disposti a sacrificare giornate di lavoro e corrispondenti retribuzioni. Landini invece sembrava spingere senza incertezze verso questa direzione, ma era necessario un accordo con la direzione generale del sindacato, per non creare pericolose spaccature all’interno della confederazione.

Accordo che, a quanto ha affermato oggi Landini intervistato da Lucia Annunziata, si sarebbe già raggiunto: “Sciopero generale al centro-nord il 14 Novembre e al centro-sud il 21 dello stesso mese“. Non semplice comprendere le motivazioni per le quali lo sciopero si terrà in giornate diverse in diverse zone d’Italia: potrebbe essere dovuto a difficoltà organizzative legate ad alcune regioni (in Sicilia si sta preparando anche lo sciopero dei dipendenti delle strutture ospedaliere pubbliche) o ad una tattica di azioni ad ondate successive, per mantenere alta la pressione mediatica.  Potrebbe anche darsi che in realtà l’accordo interno non sia stato raggiunto ( teoricamente la decisione sarebbe spettata al consiglio direttivo, la cui riunione era prevista per il 12 Novembre) e che Landini abbia dichiarato le date per obbligare gli altri esponenti a seguirlo evitando ulteriori complicazione.

L’intervista di Landini non si è limitata a tale argomento: ormai da giorni si susseguono le voci su riunioni tra Landini, Rodotà, Fassina e Civati il cui oggetto sarebbe la fondazione di un nuovo partito, sostituivo del PD e guidato da un leader carismatico capace di contrastare il giovane presidente del consiglio. “Io voglio continuare a fare il sindacalista, voglio però che sia chiaro che a me di fare la minoranza non me ne frega proprio nulla. Voglio rappresentare le persone“.  Le dichiarazioni sembrano dunque negare la possibilità che Landini lasci la FIOM per divenire un politico di professione, ma nel contempo non nega la possibilità della creazione di un nuovo soggetto politico: “per cambiare il paese lo devi governare, non devi stare all’opposizione“.

Critica la posizione sull’azione del Governo, accusato negli scorsi giorni di aver ordinato la carica a scopo intimidatorio contro gli scioperanti AST: “Le sue politiche (di Renzi, nda) non stanno andando verso più tutele, più diritti, meno precarietà, un rilancio degli investimenti.” E proprio agli scontri della settimana scorsa fa ancora riferimento: “In quella piazza siamo stati aggrediti, abbiamo feriti e ricoverati, ma noi non abbiamo alzato un dito. Anzi, mi assumo la responsabilità di aver garantito l’ordine pubblico“.

Vincenzo Laudani

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