Due espulsioni, l’uscita di scena di Beppe Grillo e l’annessa nomina di un direttorio di 5 deputati. Sono questi i principali temi che stanno accompagnando il delineamento di un nuovo corso politico per il Movimento Cinque Stelle. Cosa ci aspetterà? non è dato saperlo, almeno per adesso. Artini e Pinn nella bufera.

I due deputati espulsi sono Massimo Artini e Paola Pinna. Giovedì 27 novembre gli iscritti M5S hanno votato per l’uscita dei due portavoce dal gruppo parlamentare, e il capogruppo alla Camera Andrea Cecconi ha ratificato il tutto tre giorni dopo. L’accusa verso i due è stata quella di non aver fornito al sito tirendiconto.it i documenti che attestano la restituzione di parte dello stipendio e della diaria, certificazione alla quale sono tenuti tutti i deputati pentastellati, in linea con il loro programma di abbassamento degli stipendi parlamentari. Altri 14 deputati hanno rifiutato di esibire i loro rendiconto sul sito, e ci si domanda se si procederà ancora ad espulsioni, ma l’ipotesi è per ora scartata da Cecconi.

Se così invece dovesse essere si assisterebbe ad una sorta di epurazione, che avrebbe il vantaggio di allontanare i “furbetti” e lo svantaggio di indebolire e non poco il movimento. Come fa notare Andrea Scanzi dalle pagine del Fatto Quotidiano, infatti, i deputati 5 stelle “da 163, intanto, sono già passati a 143.” aggiungendo che “Va detto che quasi tutti gli epurati somigliano tanto a Razzi e per nulla a Solzenicyn”, e che anche quelli che lo stesso giornalista riteneva stimabili (fa il nome di Orellana) “si sono rivelati mere stampelle del governo. Chi è stato espulso, in altre parole, fa poi di tutto per dare ragione a chi li ha espulsi”.

Artini e Pinna intanto si sono accasati nel gruppo misto, ma si sospetta che possano presto dare manforte a Renzi, mentre dal suo blog il Movimento fa sapere di come per loro il sospetto abbia lasciato spazio alla pura constatazione dopo gli ultimi ambigui comportamenti di Artini, ospite ieri sera a Piazzapulita. Nella trasmissione su La7 sono stati infatti trasmessi due fuori-onda non sappiamo quanto involontari: nel primo Artini è ripreso nell’abitacolo della sua auto, mentre parla al telefono con Villarosa, altro portavoce del Movimento alla Camera, la telefonata è sospettamente messa in vivavoce dal deputato espulso, nonostante questi sia microfonato e pronto a rilasciare un’intervista proprio a un inviato di Piazzapulita.

Villarosa esprime la propria vicinanza ad Artini, lamentandosi di “decisioni prese dall’alto”; nel secondo fuori-onda questa volta Artini è fuori dalla sua macchina, ma sempre microfonato, e viene sorpreso a parlare al telefono con Matteo Renzi (ora però senza vivavoce). Questa volta la telefonata è breve, Artini dice di non poter parlare perchè microfonato, facendosi scappare solo un ambiguo “la frusta per il su’ culo, comunque… ciaociao”. Dopo la trasmissione del primo fuori-onda Artini in studio è furioso, e dichiara che aveva espressamente chiesto che questa registrazione non venisse mandata in onda (quindi ne era a conoscenza), e sorpresa delle sorprese protesta contro le dinamiche del giornalismo televisivo, ribadendo il programma politico del movimento che lo ha appena espulso: “Il M5S è entrato in Parlamento anche per cambiare l’informazione e fare in modo che cose come quelle che abbiamo visto oggi non possano più accadere.” Dopodiché lascia lo studio, senza assistere quindi né alla telefonata chiarificatrice partita da un imbarazzato Villarosa verso lo studio televisivo, né al secondo fuori-onda, quello in cui parla con Renzi.

Tornato a casa si sfogherà così dal suo profilo facebook: “La registrazione è stata presa a tradimento. Come ha sempre detto Beppe Grillo, questo modo di fare giornalismo FA SCHIFO! Anch’io la penso così! Mi scuso con Villarosa per la situazione imbarazzante“.
I prossimi sviluppi della vicenda sono comunque dietro l’angolo, non dovremo quindi aspettare molto per conoscere il nuovo orientamento del movimento. Giovedì, nel tardo pomeriggio, i parlamentari si riuniranno per fare il punto sulle espulsioni, confrontarsi sul nuovo Direttorio, su possibili alleanze con il PD e sulle prossime elezioni del Presidente della Repubblica. Pochi giorni dopo, domenica, avrà luogo invece un altro evento forse chiarificatore, l’Open Day pensato dal sindaco 5 stelle di parma Pizzarotti, per celebrare lo Statuto cittadino. Pizzarotti è visto da molti come il potenziale creatore di un nuovo partito, che strizzerebbe però l’occhio a SEL e non a Renzi.

Valerio Santori

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