Ieri l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) ha rilasciato il documento “Conti economici trimestrali” all’interno del quale presenta i dati riguardanti l’andamento dell’economia italiana nel terzo trimestre di questo anno. Il documento va a confermare definitivamente le stime presentate nel corso del mese scorso sull’andamento del PIL, evidenziando una riduzione dell’1% rispetto al trimestre precedente e dello 0,5% nei confronti dello stesso periodo dello scorso anno, nonostante i quattro giorni lavorativi in più. La riduzione del PIL acquisita quest’anno è quindi dello 0,4%.
Il documento in analisi presenta una suddivisione delle spese finali sostenute dai vari operatori economici per le varie esigenze. Interessante l’andamento dei consumi finali, stazionari rispetto al dato precedente, dimostrando l’inefficacia delle politiche del governo volte in questa direzione e come le famiglie abbiano compreso il meccanismo di trasferimento dell’imposizione fiscale da un livello centralizzato a livello locale, generando un sostanziale risparmio della cifra rimborsata alle persone fisiche contribuenti a fronte degli attesi aumenti delle imposte locali.
Altra voce negativa nei conti nazionali riguarda il settore degli investimenti fissi lordi, influenzati dalla stretta al credito, che scendono dell’1% rispetto al trimestre precedente, la contrazione dell’economia, la bassa inflazione ed il deprezzamento dell’Euro nei confronti delle principali valute estere generano una riduzione delle importazioni dello 0,3% ed un aumento delle esportazioni dello 0,2% confermando la bilancia commerciale come il miglior aspetto dell’economia italiana.
La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto 0,2 punti percentuali alla crescita, in quest’ottica emerge la riduzione della spesa della pubblica amministrazione (quantificata attorno allo 0,1%) e gli investimenti fissi lordi (in diminuzione dello 0,2%). Segno positivo invece per le variazioni ai consumi delle famiglie delle Istituzioni Sociali Private, entrambe in aumento di 0,1 punti percentuali. Anche in quest’ottica è positivo il contributo della domanda estera netta, con saldo oltre lo zero di 0,1 punti.
I settori produttivi registrano tutti andamenti congiunturali negativi. L’agricoltura, settore in cui sono in atto ampi cambiamenti dei paradigmi produttivi, rivolti a prodotti con maggiore valore aggiunto, registra una diminuzione del valore aggiunto pari allo 0,1%. Negativa la performance dell’industria in senso stretto, che produce lo 0,6% in meno, e delle costruzioni, che fanno registrare prestazioni in rosso di 1,1 punti percentuali, stazionario il valore aggiunto del settore dei servizi. Andando analizzare i settori in termini tendenziali continua ad emergere la negatività delle situazione in tutti i principali comparti, con il settore delle costruzioni che produce il 3,5% in meno, le attività industriali in senso stretto che riducono il proprio valore dell’1,1% e l’agricoltura che nel complesso ha perso l’1,3% del proprio valore.
Marco Scaglione