Il debutto della McLaren Honda nella F1 2015, proprio a pochi giorni dall’ultima riunione dello Strategy Group tenutasi il 18 dicembre, ha già fatto parlare di sé creando il primo tormentone del nuovo mondiale. La scuderia di Woking, infatti, dovrà presentare lo sviluppo definitivo della nuova power unit entro e non oltre la data del 28 febbraio, così come era stato previsto per tutti i team anche l’anno scorso. Al momento la decisione presa dalla Fia riguarda solamente il costruttore nipponico, ritenuto quest’ultimo avvantaggiato dall’essere entrato nella competizione solamente quest’anno e dall’aver fatto tesoro, nel frattempo, degli errori di progettazione riscontrati durante l’ultimo campionato. Ferrari, Renault e Mercedes, invece, non saranno inclusi in questa regola e potranno prolungare lo sviluppo delle componenti per tutta la stagione, ovviamente rispettando un limite. Ciascun pezzo della scatola del motore, infatti, secondo regolamento, verrà quantificato in gettoni i quali poi verranno scalati dal totale dei 32 consentiti, in caso di una sostituzione, modifica o riparazione. In totale, i motori turbo ibridi sono stati divisi simbolicamente, e per comodità, in 66 parti corrispondenti ai gettoni, di cui non necessariamente uno indica un singolo elemento della vettura. La questione, se da un lato potrebbe lontanamente trovare qualcuno d’accordo sulle motivazioni apportate dalla Federazione, dall’altra, invece, sembra palesemente un’ingiustizia bella e buona nei confronti del team di Woking, dei due piloti e di tutti i tifosi. Un nuovo motorista, soprattutto se uno del calibro di Honda – parliamo di chi ha praticamente dominato lo scenario della F1 tra il 1988 e il 1992 – andrebbe quantomeno incoraggiato e facilitato ad ambientarsi fra i tortuosi regolamenti di questo sport.

 

In questo caso, invece, sembra sia stato fatto tutto fuorché qualcosa in favore dei giapponesi. La telenevola sulla liberalizzazione degli sviluppi delle power unit inizia almeno un mese fa, quando il Direttore Tecnico della Ferrari James Allison fa notare un’incongruenza fra il vecchio e il nuovo regolamento: il primo, infatti, prevedeva a norma il congelamento dei motori turbo ibridi entro la fine di febbraio solo ed esclusivamente per quell’anno, senza estendere la regola anche per i campionati successivi. A quel punto, la Fia ha dovuto inevitabilmente aprire una discussione sulla vicenda pur cercando di incanalare le decisioni dei team verso il proprio punto di vista e, se in prima battuta si è vista rigettare contro il veto della Mercedes, dopo un po’ ha dovuto rivalutare la sua posizione. A Brankley, intanto, farebbero bene ad essere un filo preoccupati dalla possibilità data ad altri team di colmare i divari in ogni momento della stagione, anche se la stessa facoltà verrà concessa anche ai tedeschi. Nella fattispecie, Mercedes potrà continuare a far valere il suo dominio dentro e fuori dalla pista, rendendo necessario per gli altri team uno sforzo almeno doppio per raggiungere il suo livello. Alle pressioni di Ferrari e Renault sono seguite quelle di McLaren: “Non vogliamo qualcosa che aumenti stupidamente i costi e non è quello il nostro scopo – aveva detto il Racing Director Eric Boullier – ma la competizione in questa categoria è serrata e dobbiamo essere in grado di modificare le vetture a nostro piacimento. Per quanto concerne le power unit, penso che andrebbero congelati gli sviluppi soltanto una volta raggiunto il massimo livello di competitività, perché bloccare la competizione è un’azione contraria ai principi ed allo spirito di questo sport”. Presto detto, presto fatto. Anche se con qualche risentimento di troppo proprio nei confronti degli inglesi. Che dire, benvenuti in F1.

Fonte dichiarazioni: blogf1.it

Fonte immagine in evidenza: derapate.it

Nicola Puca

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