“O Popoli insensati, poveri e infelici, nazioni tenacemente persistenti nel vostro male e incapaci di vedere il vostro bene! Vi lasciate sottrarre sotto i vostri occhi il meglio del vostro reddito , saccheggiare i vostri campi, devastare le vostre case (…) vivete in modo tale che non potete più vantare alcuna proprietà vostra; date l’impressione che vi consideriate già molto fortunati se vi si lasciassero solo la metà dei vostri beni, delle vostre vite. E tutti questi danni, questi guai, questa rovina vi deriva non già dai nemici, bensì da colui che voi stessi rendete così potente, per il quale andate in guerra con tanto coraggio, per la cui grandezza non esitate ad affrontare la morte”
Così scriveva Etienne de la Boètie a 22 anni circa seicento anni fa. Sicuramente l’autore aveva ben chiaro quale fosse il ruolo dell’intellettuale mentre scriveva il trattato “Discorso sulla servitù volontaria” da cui il frammento di testo su riportato è tratto. Vi è palesemente una presa di posizione etico-politica chiara, sagace e umoristica . Chi ha letto il libro per intero sa benissimo con quali esempi e argomentazioni il giovane autore ha saputo porre in essere una critica che a distanza di tempo è ancora attuale. Vi è tuttavia una differenza sostanziale tra quel ieri e la nostra epoca: Oggi mancano autori come Etienne che scrivano cose del genere. Il ruolo dell’intellettuale è fondamentale per destare le coscienze (coscienza significa consapevolezza) e per tener svegli gli animi umani.
La divisione fra ricchi e poveri è quella classificazione sociale che non passerà mai di moda. Ma essa non è solo nominale ed ha delle cause. La causa scatenante è semplicissima, la classe dei ricchi approfitta della sempre crescente ignoranza e disinformazione, considerando che gli stessi mezzi d’informazione sono da loro controllati, per aumentare il dislivello tra nuova nobiltà e “neo-plebe”, garantendosi la loro posizione privilegiata. In questo scenario a tutti noto, e come le cose a tutti note, snobbato, entra in scena l’intellettuale. Non è possibile fare in questa sede una panoramica storica con la quale capire l’evoluzione di tale figura. Basta pensare che l’andare avanti nella linea storica, l’avanzare del tempo non ha prodotto un necesario progresso umano e intellettuale, anzi; infatti con la tanto acclamata civilizzazione e soprattutto dopo il Boom Economico e l’avvento del periodo storico-culturale denominato Post-moderno, sono venuti meno i valori e gli ideali che sono riusciti a tener in vita il “Pensiero Pensante”.
Dopo questa breve premessa occorre fare chiarezza. Innanzitutto chi è l’intellettuale? l’Artista, poeta, romanziere, sceneggiatore di livello; il critico, lo studiosa, il giornalista, il quale naturalmente ha acquisito le proprie competenza con la saggezza e con il relativo studio. Ora in un mondo ove una classe ricca è intenta ad arricchirsi e consolidarsi a discapito della parte restante della popolazione (la maggior parte), la cosiddetta neo-plebe, che non ha mezzi per difendersi in quanto “il Matrix” quotidiano canalizza la loro ovvia perdita d’identità col consumismo e con l’imitazione del ricco. In tal modo la lotta di classe viene offuscata da una gara a chi imita il privilegiato. Il privilegiato vede così affermare la propria superiorità. Ecco in questo mondo l’unica arma di difesa che la popolazione possiede è il sapere. La liberalizzazione del pensiero, non attraverso leggi o propagande politiche ma attraverso il pensiero nella sua massima espressione: la lettura e il conseguente studio. Chi se non l’intellettuale è il portatore del pensiero e dunque della possibile liberalizzazione di un popolo schiavo inconsapevole? Naturalmente e per fortuna nella nostra triste epoca Post-Moderna gli uomini pensanti e con cuore pulsante non sono del tutto scomparsi.
Cito il breve saggio Polemico di Erri De Luca La Parola Contraria. Ci basta analizzare brevemente il titolo per trarre la conclusione necessaria alla sopravvivenza della libertà e quindi del Diritto di esistenza di ogni uomo. Infatti la cultura che esiste grazie alla bellezza, nasce quando due pensieri contrastanti intellettualmente si scontrano. Il pensiero unico, diretto come quello Fascista e dittatoriale-dogmatico in genere; oppure “indiretto” come quello televisivo e Neo-liberista, uccidono la cultura e dunque la bellezza . Con La Parola Contraria invece si tiene vivo l’animo umano e la capacità di esistenza grazie alla quale si garantisce alla popolazione da sempre sfruttata di tenere testa alla minoranza privilegiata che dalla liberalizzazione del pensiero ha tutto da temere.
Il ruolo dell’intellettuale è quello di combattere il Dogma in genere attraverso la sua Parola contraria, Onesta! A oggi la dissimulazione è una pratica diffusissima dagli intellettuali i quali si subordinano generalmente a partiti politici e ad associazioni o semplicemente ad ideologie “convenienti” pur di far carriera.
Questa pratica ha tolto le ultime difese al cosiddetto popolo minuto, il quale a sua volta non sa di essere sfruttato. Come dice Boetienne, è contento di vivere schiavo , ma basterebbe che domani si smettesse di essere schiavi e il Padrone per incanto smetterebbe di essere Padrone. L’intellettuale ha il compito di difendere l’uomo da se stesso: in quanto, se si vuole continuare la storia umana si deve evitare la sua estinzione per suicidio.
Antonio Setola