angela davis, donne, razza e classe
Fonte: Wikimedia Commons

Angela Davis, in un saggio scritto e pubblicato mentre si trovava in prigione nel 1971, e che andrà a costituire poi il nucleo di “Donne, razza e classe”, spiega i motivi che l’hanno spinta a indagare la condizione delle donne afroamericane durante lo schiavismo. Il suo obbiettivo era quello di sfatare il mito del matriarcato nero, motivo di scontro all’interno delle varie correnti del “Black Power”.

Angela Davis

Angela Yvonne Davis è un’accademica e filosofa femminista, attivista per i diritti civili e sociali. Nata in Alabama, a Birmingham, nel 1944, e cresciuta sotto la segregazione razziale di Jim Crow, Angela Davis vive in prima persona le pesanti condizioni di oppressione subite dagli afrodiscendenti nel sud degli Stati Uniti. Difatti, la segregazione razziale andava ad alimentare le disparità sociali. Ad esempio, le scuole per gli afroamericani, separate da quelle per i bianchi, venivano scarsamente sovvenzionate, andando a peggiorare la condizione di povertà di studenti e studentesse che non potevano ambire a un’istruzione superiore. Angela Davis, proveniente da una famiglia benestante rispetto alle altre famiglie della comunità, parte per frequentare le scuole superiori a New York e in seguito si iscrive alla Brandeis University, in Massachusetts.

Dopo aver studiato alla Sorbonne fa ritorno negli Stati Uniti e inizia a insegnare alla UCLA. Contemporaneamente inizia la sua militanza nei movimenti politici contro la segregazione razziale, per i diritti delle donne, per i diritti della working class e per i diritti dei detenuti in carcere.

Angela Davis, donne, razza e classe
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Angela Davis, black Communist jailed for more than a year on murder-conspiracy charges resulting from San Rafael courthouse slaying of a judge and three others, lights a cigarette as she talks during an exclusive interview with Associated Press reporters Edith Lederer and Jeannine Yoemans in tiny green interview room at Santa Clara County jail at Palo Alto, Dec. 27, 1971. (AP Photo/SalVeder)

A causa delle sue idee femministe, marxiste e antirazziste riceve quotidianamente minacce di morte, e compare nelle liste dell’FBI, in quanto sospettata di essere complice dell’omicidio di un giudice. Viene arrestata e rimane in carcere per 16 mesi. E proprio durante la sua detenzione inizierà gli studi su uno dei temi centrali per lo sviluppo della sua teoria: le condizioni di vita delle donne nere degli Stati Uniti che potessero sfatare il mito del matriarcato nero. È il primo reale tentativo di lettura di questo periodo storico attraverso la lente femminista.

Nel febbraio del 1972 viene scarcerata su cauzione e nel giugno dello stesso anno viene assolta da ogni accusa. A questo punto Angela Davis inizia a lottare ancora più tenacemente sia per i diritti degli afroamericani che per i diritti delle donne. La sua lotta è una strenua resistenza contro le istituzioni e le pratiche politiche. Secondo la sua visione, i diritti politici devono camminare assieme ai diritti sociali ed economici, mentre la libertà consiste in un processo lungo, tortuoso e necessario.

Inoltre, il diritto di voto non era ancora universalmente accessibile: le persone analfabete non potevano di fatto votare, e la tessera elettorale poteva essere negata su basi razziali. Molte persone afroamericane non potevano quindi partecipare attivamente alle scelte politiche del Paese. Per poter rivendicare questo e gli altri diritti – lavoro, istruzione, salute, case – era necessario contestare la struttura della società e comprendere in quali e in quanti modi le forze discriminatorie agivano all’interno della società stessa. Nel suo volume Donne, razza e classe Angela Davis ripercorre storicamente l’oppressione di genere, di razza e sociale, adottando una prospettiva femminista e marxista.

Donne, razza e classe

Uscito nel 1981 per la prima negli Stati Uniti, “Donne, razza e classe” è uno dei testi fondamentali delle teorie critiche sulla razza, sul genere e sulla classe, nonché uno dei testi più importanti del moderno femminismo. Questo lavoro di Davis vuole far emergere lo specifico «effetto combinato di razzismo e sessismo sulle donne Nere» tra sfruttamento razziale, patriarcale e di classe, attraverso una genealogia critica delle condizioni materiali e delle lotte delle donne nere negli Stati Uniti, partendo dalla schiavitù e arrivando al loro ruolo all’interno dei movimenti operai e delle organizzazioni socialiste e comuniste del ‘900.

Sviluppando il saggio scritto in carcere nel 1971 – uno studio storico sulle condizioni delle donne afroamericane durante lo schiavismo con lo scopo di riscoprire la storia di queste donne che si sono ribellate alla schiavitù – Angela Davis racconta episodi tragici della storia americana, una storia intrisa di pregiudizio come “lo stupratore nero”, o come il sentito comune della superiorità della “razza bianca“. Ricostruisce il rapporto tra il movimento suffragista e il movimento abolizionista, gli episodi di sorellanza e gli episodi di scontro tra un movimento bianco e e di classe media e le lotte delle donne nere e delle lavoratrici.

Angela Davis, donne, razza e classe
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Angela Davis analizza la contrapposizione tra l’oppressione degli uomini neri e l’oppressione delle donne bianche: nonostante il ruolo svolto dal movimento abolizionista per la nascita del movimento per i diritti delle donne, alla fine si è creato un conflitto tra essi. A partire dal diritto di voto concesso agli uomini neri e la rivendicazione della prima fase del movimento delle donne, si arriverà a contrapposizioni molto forti e addirittura a posizioni apertamente razziste di militanti suffragiste di grande spicco come Elizabeth Cady Stanton e Susan B. Anthony. Questo scontro andrà ovviamente a discapito delle donne nere che verranno relegate a lavori di cura domestica, in una condizione di subordinazione delle donne bianche sulle donne nere.

Lo studio delle oppressioni nei confronti delle donne nere permette un’analisi più profonda delle contraddizioni tra movimenti femministi e movimenti antirazzisti, consentendo di creare nuovi ponti e nuove alleanze per il futuro. La lezione principale di Angela Davis è proprio l’abbandono dell’idea di “soggetto donna omogeneo”, nella convinzione che qualsiasi tentativo di liberazione deve tenere a mente la storia delle varie esperienze, segnata da una sempre maggiore presenza di donne in ogni ambiente e un sempre maggiore ritorno al razzismo.

“Donne, razza e classe”, molto più che un fondamentale testo del femminismo, ha consentito di svelare l’interconnessione dei rapporti tra razza, classe e genere, considerati sia dal punto di vista della dimensione personale ed esperienziale che dal punto di vista della loro dinamica all’interno dei rapporti di produzione capitalistici.

Valentina Cimino

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