In Inghilterra è nata una nuova leggenda. Il miracolo sportivo più grande degli ultimi decenni è stato compiuto: il Leicester si è aggiudicato il titolo di campione della Premier League con due giornate di anticipo, a seguito del pareggio del Tottenham a Stamford Bridge.
Quel 15 Luglio 2015, quando Claudio Ranieri rilasciò la prima intervista da allenatore delle Foxes, poteva sembrare surreale poter solo pensare ad una squadra come il Leicester, che nella stagione precedente si era salvata per il rotto della cuffia, sul tetto d’Inghilterra. Nella terra della regina, è risaputo, impazzano in qualsiasi periodo dell’anno scommesse relative ad ogni evento possibile e, a settembre, la compagine di quella piccola cittadina a Nord di Londra era data vincente per 5000:1. C’erano più probabilità di trovare il mostro di Lockness o che Kim Kardashian potesse diventare presidente degli Stati Uniti, per intenderci.
Eppure quell’umile figlio di macellaio è riuscito nell’opera di rendere la causa del suo Leicester un fatto internazionale, coinvolgendo emotivamente appassionati di calcio e completi disinteressati. Sì, perché la meravigliosa cavalcata verso il titolo compiuta da quello che lo stesso tecnico Romano ha definito ”un gruppo di pazzi” nasconde dietro una splendida storia di umiltà, sacrifici, sudore, di never give up e believe in yourself che è servita da monito a sportivi e ”gente comune”. Emarginati della società, schiacciati dal peso insostenibile della quotidianità e rassegnati ormai al proprio divenire possono, da oggi, poter pensare di vestire i panni di Jamie Vardy, dapprima reietto del calcio Inglese e dopo recordman. Dapprima scartato dalla squadra della sua città per poi diventare uno degli attaccanti più decisivi d’Europa. Metalmeccanico di professione che giocava a calcio per divertimento, così come tutti noi organizziamo la partitella del Lunedì sera al campetto di città.
Forse è anche per questo che le Foxes hanno rapito il cuore di tutti, perché tutti possono pensare, una volta toccato il fondo, di impersonare il Vardy, il Kantè o i Simpson e Drinkwater di turno, questi ultimi scartati dal Manchester United, che vincono il campionato in barba a tutti coloro che non avevano creduto nei loro mezzi. E poi c’è Schmeichel che adesso non è più il figlio di Peter, ma è semplicemente Kasper, il muro impenetrabile dei Blues che da piccolo giocava nei tunnel di Old Trafford con i figli degli altri Red Devils.
La splendida favola è divenuta realtà, ed è un peccato che, magari, per l’ennesima volta i tifosi del Tottenham dovranno attendere per vincere il Campionato. È davvero un peccato, perchè i ragazzi di Pochettino quest’anno sono stati davvero forti. A tratti esponenti del miglior calcio della Barclays. Ma quando il destino emana la sua sentenza anche un colosso come Kane impallidisce di fronte a ”gente qualunque” come Ulloa, Okazaki e J.V.. Anche il fenomeno Eriksen viene disorientato dai doppi passi dell’Algerino Mahrez, best player of the year, tanto per la cronaca, o Alderweireld, che quest’anno ha disputato forse la sua miglior stagione da professionista, viene scalzato dal gigante Huth.
L’uomo giusto nel momento sbagliato è stato, spesso, l’appellativo di Sir Claudio Ranieri, additato sempre come l’eterno secondo. Colui che, per circostanze, si è sempre dovuto accontentare e che non ha mai potuto gioire appieno del proprio lavoro, venendo criticato a più riprese come inadatto ad un calcio ad alti livelli. Ora tutti tifano per te, Claudio. Tutti gli ipocriti che non hanno mai creduto nelle tue qualità ora intonano cori in tuo nome. Non ti curar di loro, goditi il momento e, per favore, non sciogliere questo fantastico matrimonio. Resta in Inghilterra, perché solo lì potrai essere per sempre l’uomo giusto al momento giusto.
Dillyding Dillydong, you are the Champions, well done!
Vincenzo Marotta