Daniel Pedrosa ha lasciato temporaneamente – si fa per dire, perché in quel ‘temporaneamente’ rimangono ancora tanti dubbi – la MotoGp. Da poco operato dal dottor Angelo Villamor, a Madrid, il pilota nativo di Sabadell si prepara a un periodo minimo di convalescenza di 4 settimane, dopodiché inizierà le sedute di fisioterapia e, forse, ritornerà in pista. Un forse grande più o meno quanto un oceano, perché il braccio a Camomillo ha iniziato a dar fastidio circa un anno fa, dopo il Gp di Jerez, e un primo intervento all’epoca, se si è arrivati a questo punto, non sembra essere bastato a rimettere lo spagnolo nelle migliori condizioni per guidare.
Subito dopo la gara inaugurale della stagione, in Qatar, dove ha concluso sesto dietro il suo compagno di squadra iridato Marc Marquez, Dani Pedrosa ha incontrato il suo staff medico e ha così deciso di fermarsi a tempo indeterminato finché non avrà chiare le sue condizioni fisiche. Sindrome compartimentale all’avambraccio destro, recita la diagnosi, e cioè un accumulo di pressione che di per sé non avrebbe forti ripercussioni a meno che, come in questo caso, non colpisca un pilota professionista, a cui i muscoli servono non poco.
Del resto come dar torto al buon Pedrosa, che forse da quando viaggia in MotoGp non ha mai corso al top della forma, barcamenandosi tra un infortunio e l’altro, cadute e ritiri. Forte, a tratti anche antipatico, come lo si schedava ai primi tempi, negli ultimi anni ha corso sempre per vincere, senza però mai riuscirci. Soprannominato Camomillo, o se preferite l’Eterno Secondo, perché accusato di portare in campo sempre poca cattiveria e di imporsi mai nei momenti importanti, dal canto suo Dani Pedrosa vanta anche una serie di sciagure che lo hanno condizionato ogni volta. A questo proposito, solo per tirarne in ballo alcune, ricordiamo il titolo perso nel 2012 cadendo a pochi giri dal via del penultimo appuntamento della stagione, in Australia; o due anni prima, quando si piazzò secondo in classifica piloti pur saltando tre Gp per infortunio, o incidenti, contatti come con Marco Simoncelli a Le Mans (2011), in cui ha sempre avuto la peggio.
“È uno dei piloti più forti – aveva detto di lui Livio Suppo a inizio 2014 – e un team che vuole vincere deve per forza avere in squadra uno come lui”. ‘Profetico’ come non mai – sarebbe stato meglio toccare ferro – perché proprio da un anno il Pedro è finito a fare da prode scudiero al nuovo baby fenomeno e campione Marc Marquez. E ora, proprio quando la superiorità del campione del mondo uscente sembra non più solida come prima (complici il ritorno delle Ducati e un mai domo Valentino Rossi), la sorte fa ancora le linguacce a Camomillo:
“Ovviamente, queste non sono le notizie che avrei voluto dare. In ogni caso, dopo aver parlato con alcuni medici esperti in cui ho fiducia, siamo tutti d’accordo che questa è l’unica opzione per me. […] Voglio ringraziare tutti i miei fans per il loro sostegno, ma soprattutto Honda, Repsol, Red Bull e tutti i nostri sponsor per la loro comprensione in questo momento delicato”.
Intanto, a sostituire Dani Pedrosa ci penserà il collaudatore HRC e pilota l’anno scorso proprio per la scuderia nipponica Hiroshi Aoyama, che ha così scavalcato l’ipotesi di un ritorno del due volte campione del mondo Casey Stoner. L’australiano ha detto addio alle corse da tempo, ma non sarebbe stata da escludersi la possibilità di rivederlo in pista almeno ad Austin, e poi in Argentina, per sostituire l’ex compagno di team. «E così, ci siamo parlati – sono le parole di Livio Suppo – a Casey avrebbe fatto piacere ma non era il caso. Già abbiamo iniziato il campionato con un quinto posto invece di una vittoria». E ancora: «E’ meglio che stiamo concentrati. E poi è vero che sarebbe stato bellissimo per i tifosi, ma Stoner, anche se continua a fare delle prove per noi, non conosceva la pista. I suoi fan avrebbero magari voluto vederlo lì subito davanti, ma sarebbe stata una aspettativa eccessiva perché ormai il livello è altissimo. E’ stato meglio di no, per noi tutti».
Insomma, in realtà un confronto Aoyama-Stoner non sta né in cielo né in terra, e sembra improbabile pensare che il team abbia deciso per il giapponese solo perché ad Austin sa come prendere le curve. Palese, invece, è che in HRC il veto lo abbia preso Marc Marquez da un po’ di tempo, e un ritorno di grande impatto, come quello di Stoner, avrebbe potuto mettergli troppo i bastoni fra le ruote. In tutti i sensi.
Nicola Puca
Fonte immagine in evidenza: news.fidelityhouse.eu
Fonti media: www.motoblog.it, www.formulapassion.it