Dopo il clamore ottenuto dal primo dei miei dieci comandamenti per un’Italia migliore, proseguiamo nell’analisi del secondo:
II°. Ricalcolo delle pensioni con il sistema contributivo
Come sa chi ha avuto occasione di leggermi nel passato, a me piace iniziare la discussione chiarendo l’ambito di cui voglio trattare e così, anche in questa occasione, comincerò dall’illustrare le differenze tra i due sistemi di calcolo (retributivo e contributivo) tralasciando gli aspetti più tecnici ma cercando di fornire gli elementi minimi necessari per la comprensione dei temi trattati.
È doveroso innanzitutto ricordare che fu Dini nel 1995 ad introdurre il sistema contributivo poi modificato dalla cosiddetta Riforma Fornero del 2011 che ne accelerò l’applicazione. Per chi volesse un approfondimento tecnico consiglio di visitare il sito dell’INPS (http://www.inps.it/portale/default.aspx).
È altrettanto doveroso sottolineare che nella mia impostazione liberista sono profondamente contrario ad una previdenza controllata in esclusiva dallo Stato e che, come per tutti gli altri ambiti economici, punterei piuttosto ad un sistema in concorrenza e ben regolamentato che permetta ad ognuno di decidere, secondo le libere scelte individuali, a chi affidare il proprio futuro. Nonostante questa premessa ho deciso però di concentrami su un singolo problema che oltre all’impatto economico rilevante porta con sé un significato intrinseco di giustizia generazionale.
IL SISTEMA RETRIBUTIVO: si applica ai lavoratori con almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 e per le anzianità contributive maturate fino al 31/12/2011. In sostanza con tale sistema la pensione è rapportata alla media delle retribuzioni (o redditi per i lavoratori autonomi) degli ultimi anni lavorativi rivalutate sulla base degli indici annuali dell’ISTAT
IL SISTEMA CONTRIBUTIVO: si applica ai lavoratori privi di anzianità contributiva al 1° gennaio 1996 o per quelli che esercitano la facoltà di opzione al sistema di calcolo contributivo che hanno un’anzianità contributiva inferiore a 18 anni al 31/12/1995 e possano far valere, al momento dell’opzione, una anzianità contributiva di almeno 15 anni, di cui 5 successivi al 1995. Questo sistema determina gli importi da erogare al pensionato sulla base dei contributi effettivamente erogati e rivalutati sulla base di un tasso annuo di capitalizzazione derivante dalla variazione media quinquennale del PIL.
Il passaggio tra un sistema e l’altro non è stato e non sarà netto, ed anzi per molti anni i lavoratori andranno in pensione con un sistema misto in cui una parte dell’assegno sarà calcolata con il retributivo (progressivamente sempre più piccola) e l’altra con il contributivo.
I due sistemi sono differenti sia per l’impatto economico che ne deriva dalla loro applicazione ma anche a livello “filosofico”. Come si evince dalla breve spiegazione precedente, con il retributivo non esiste infatti connessione tra quanto versato e quanto ricevuto, cosa che è invece strettamente correlata nel sistema contributivo. Per questa ragione e volendo dimenticare i casi eclatanti dei baby pensionati, non si comprende perché un cittadino dovrebbe ricevere da tutti gli altri, attraverso la lunga mano dello Stato, un contributo economico non giustificato. Ancor meno si comprende il motivo per cui questa tassa aggiuntiva debba gravare sulle nuove generazioni che sono costrette a pagare gli errori di quelle passate. Inaccettabile! In un’Italia in cui tutti parlano dei giovani, in cui la rottamazione generazionale è diventata uno slogan elettorale, il ricalcolo delle pensioni con il sistema contributivo non ha una rilevanza solo economica ma, come detto all’inizio, è un fatto di giustizia e di buon senso. Troppo facile sostenere che gli anziani sono oggi il sostegno dei giovani dimenticando che loro hanno beneficiato di qualcosa che stanno scontando proprio i giovani che sono in difficoltà. Forse è il caso di avere il coraggio di dire che quel sostentamento innegabile, quella forma di mutualistica solidarietà famigliare non è altro che una sorta di restituzione del mal tolto.
Per rendersi conto di quanto siano enormi le dimensioni di questo furto generazionale proviamo a fare due esempi (dati pubblicati da Termometropolitico.it):
- Un operaio che a fine carriera percepisce, dopo 40 anni di lavoro, 23 mila € annui lordi
- Pensionato nel 2011: 1415 € lordi mensili
- Pensionato nel 2065: 1163 € lordi mensili
- Un quadro che a fine carriera percepisce, dopo 45 anni di lavoro, 60 mila € annui lordi
- Pensionato nel 2011: 4150 € lordi mensili
- Pensionato nel 2065: 2400 € lordi mensili
Queste due simulazioni rendono bene l’idea di quanto ampia sia la forbice tra i due sistemi e quali siano quindi le differenze di trattamento tra una generazione e l’altra di pensionati.
Per comprendere la dimensione dei possibili impatti economici derivanti dalla mia proposta è necessario avere anche la fotografia del numero di pensionati e degli importi percepiti (fonte INPS – ISTAT).
PENSIONI PER CLASSE DI IMPORTO MENSILE Anno 2013 | ||||
Classe di importo mensile (euro) | Numero | % sui trattamenti | Importo complessivo | % sulla spesa |
Fino a 499,99 | 7.868.357 | 33,7 | 30.185 | 11,1 |
500,00-999,99 | 7.546.573 | 32,4 | 61.977 | 22,7 |
1.000,00-1.499,99 | 3.190.229 | 13,7 | 47.220 | 17,3 |
1500,00-1.999,99 | 2.264.614 | 9,7 | 46.391 | 17,0 |
2.000,00-2.999,99 | 1.762.941 | 7,6 | 50.438 | 18,5 |
3.000,00-4.999,99 | 515.339 | 2,2 | 22.683 | 8,3 |
5.000,00-9.999,99 | 165.689 | 0,7 | 12.521 | 4,6 |
10.000,00 e più | 8.536 | .. | 1.331 | 0,5 |
Totale | 23.322.278 | 100,0 | 272.746 | 100,0 |
Il nuovo presidente dell’INPS Tito Boeri, a poche settimane dal suo insediamento, ha proposto di ricalcolare le pensioni sopra i 2000€ utilizzando un sistema progressivo da applicare sullo squilibrio tra un sistema e l’altro (20% su pensioni tra 2 mila e 3 mila euro, 30% su pensioni tra 3 mila e 5 mila e 50% su pensioni superiori a 5 mila euro) ma io ritengo non sia sufficiente, non tanto sul limite dei 2000€, quanto sulla progressività. Se infatti condivido l’idea che nessun pensionato tra quelli impattati dal ricalcolo debba ricevere un importo inferiore ai 2000€, non comprendo invece le ragioni della progressività che limiterebbe la possibilità di recuperare le cifre indebitamente assegnate. Come avrete già capito la mia proposta è quindi quella di ricalcolare tutte le pensioni superiori ai 2000€ con il metodo contributivo ponendo come limite sotto il quale non scendere proprio i 2000€.
Il risparmio ipotizzabile da questa proposta, basandoci sulla valutazione di Boeri che stima un minor esborso di 4,2mld anno, si attesta in circa 10mld da distribuire sui 2.452.505 pensionati per un recupero medio di circa 390€ mensili, un recupero che nessuno potrebbe definire un furto perché sarebbe solo un riallineamento tra la passata e la nuova generazione, tra chi ha goduto di benefici non dovuti e chi ne deve pagare il conto al loro posto.
Per concludere il post anticipo la mia risposta a chi criticherà questa proposta parlando di “diritti acquisiti”, di limiti costituzionali e d’indebito esproprio: le regole possono essere cambiate quando sono sbagliate e se si comprende che non è giusto far pagare ai giovani 60 anni di sprechi e di prebende elettorali.
Ci leggiamo presto con il terzo comandamento: abolizione delle Regioni.
Corrado Rabbia