Dalla penna al palcoscenico: “9 volte per amore”, frutto della penna di Maurizio De Giovanni, sarà oggetto della rappresentazione teatrale omonima curata da Savio De Marco e Raffaele Picone, direttori della compagnia teatrale “Pazzianne e Redenne”, l’8 aprile (ore 20.30) e il 9 aprile (ore 18.00), presso il Teatro Immacolata di Napoli.
“9 volte per amore” è la raccolta di nove gialli, nove casi di cronaca tra i più famosi in Italia, finiti per diventare casi mediatici. E la compagnia, scelta direttamente da De Giovanni, si propone di rappresentare le vicende dell’animo umano, la psiche di vittime, carnefici, assassini, i sentimenti delle personalità coinvolte, restituendo le vicende alla loro realtà e allontanandole dalle immagini fuorvianti create dai media.
Abbiamo intervistato Savio De Marco, il giovane 24enne direttore della compagnia, che ci ha gentilmente permesso di comprendere la genesi di “Pazzianne e Redenne”, i motivi che hanno spinto lui e Raffaele Picone ad abbracciare la proposta di De Giovanni, il nucleo di significato che si condensa nella rappresentazione di “9 volte per amore”.
Come nasce la vostra compagnia “Pazzianne e Redenne” e qual è l’idea di teatro che sostiene e diffonde?
“La compagnia nasce nella modalità in cui si chiama: ‘Pazzianne & Redenne’. Nel 2009 eravamo poco più che ragazzini, quello più grande aveva 18 anni, e decidemmo di voler impiegare il nostro tempo in qualcosa di costruttivo. Mettemmo in campo un progetto che avrebbe permesso a tutti di confrontarsi con qualunque tipo di ruolo, al fine di avere attori pronti a 360°. Dal punto di vista strutturale ciascuno metteva in gioco le proprie passioni e la propria professionalità con l’obiettivo di avere un nucleo operativo completo all’interno della compagnia stessa: scenografie, grafica, regia, comunicazione, musiche, amministrazione e informatica.
Iniziammo attingendo al patrimonio teatrale nostrano portando in scena, quindi, le commedie di Scarpetta e di Eduardo, passando per Viviani. Ogni volta era necessario per noi intervenire sul ritmo e sulla costruzione dell’opera, sottolineando l’elemento giovanile che ci contraddistingue. Noi, infatti, siamo un format atipico: una compagnia di giovani, tutti sotto i 30, costituita secondo lo schema classico della compagnia teatrale napoletana, ormai andato perso.
Un ultimo scatto professionale l’abbiamo fatto l’anno scorso. Io e Raffaele Picone, coordinatore insieme a me della compagnia, ci siamo finalmente cimentati con la scrittura del nostro primo lavoro inedito. L’obiettivo era scrivere manieristicamente, sulla falsa riga di Eduardo De Filippo, una commedia biografica sui fratelli De Filippo stessi, al fine di far conoscere al pubblico le persone che si celavano dietro i celebri personaggi che erano. Nasce così ‘L’umoristica – una finta storia vera’, un lavoro innovativo, fondato su mesi di ricerche, scritto nel massimo rispetto degli schemi della tradizione teatrale napoletana ma con un utilizzo sperimentale delle nuove tecnologie, come giochi di luci e proiezioni, che hanno accarezzato la messinscena di quest’opera.
Il nostro è un teatro napoletano 2.0, dove alla base ci sono gli schemi e le regole del nostro patrimonio nel quale, però, intervengono le caratteristiche e gli animi della nostra giovane età.”
Lo spettacolo “9 volte per amore” si ispira alla penna di Maurizio de Giovanni: quali sono gli episodi di cronaca che l’autore passa in rassegna e che voi inscenerete?
“Innanzitutto va detto che Maurizio De Giovanni, al momento, è uno dei volti culturali più significativi della nostra città, per cui siamo stati felicissimi l’anno scorso quando ha accettato di venirci a vedere durante la messinscena dell’ ‘Umoristica’ e siamo stati increduli quando lui stesso ci ha chiesto di portare in scena uno dei suoi libri. La scelta è ricaduta su ‘Nove volte per amore’ che è la raccolta di nove racconti ispirati a nove omicidi passionali della cronaca italiana. I nove omicidi sono: il delitto di Garlasco, il caso Parolisi, il delitto di Novi-Ligure, Yara Gambirasio, Sarah Scazzi, l’omicidio del piccolo Loris, il caso Meredith, il cacciatore di anoressiche e un caso di cronaca avvenuto qualche anno fa a Nisida.
Al di là delle carte processuali, De Giovanni dà una propria interpretazione di ogni omicidio calandosi in prima persona nei panni dell’assassino o della vittima, offrendo un quadro psicologico e narrativo che la cronaca non riesce a costruire. Noi li rappresentiamo tutti e 9. La difficoltà di questo lavoro risiedeva nella costruzione di una trama che ci permettesse di non attingere al teatro sperimentale, continuando ad offrire un’opera lineare e continua che tiene il pubblico attaccato alla poltrona fino alla fine. Anche questo secondo inedito ci ha imposto un meticoloso lavoro di ricerca, con lo scopo di caratterizzare ogni personaggio e di costruire un iter narrativo che manifesti il messaggio che vogliamo lanciare.”
Di questi casi-gialli della cronaca italiana, qual è l’aspetto che la rappresentazione teatrale porrà in risalto?
“Leggendo il libro, tra le righe, noi abbiamo colto una personale denuncia dietro i nove racconti. ‘9 volte per amore’ ha lo scopo di far risaltare gli esseri umani, con i propri sentimenti e le proprie passioni, al di là della strumentalizzazione mediatica che spesso i casi di cronaca subiscono da un’informazione deviata e dai sempre più trash talk show. Questo è anche lo scopo del nostro riadattamento, far uscire fuori l’animo di queste persone calando il pubblico in un percorso di redenzione che si intreccia con la trama del nostro ‘thriller drama’, fatto da un primo atto caricaturale e satirico e da un secondo atto intenso e dalle forti tinte.”
Sonia Zeno