Il 1 Aprile a Salerno, l’associazione Human Gender ha presentato lo “Sportello di Ascolto”, iniziativa patrocinata dal comune di Salerno. Presenti al tavolo di discussione, Mariarita Giordano, assessore alle Politiche Giovanili, Stefania Panaccione, responsabile dello sportello, Emilia Andreou, spazio Riff Raff, Luigi Bisogno, Donation Italia, ed, infine, Federica Di Martino, psicologa e cofondatrice di Human Gender, che abbiamo intervistato per l’occasione.
Tu fai parte dell’associazione Human Gender. A partire dal nome, volete comunicare l’esistenza di un unico genere (tema al centro del dibattito mediatico): quello umano. Quante complicazioni riscontrate da questo punto di vista?
F: “Partire dal nome è fondamentale. La nostra idea era quella di partire dal motto di Vittorio Arrigoni: Stay Human – per la necessità di riprendere i parametri dell’umanità universale, che però si declini secondo ogni singola soggettività. L’umanità corale è l’unico genere a cui ci sentiamo di appartenere, ma il genere, anche rispetto al tema LGBT, è sempre più fluido. Una ridefinizione dei parametri su cui si muovono le stereotipie, verso nuovi modi di potersi ripensare. Un piano teorico di riflessione di informazione e di formazione, oltre che di approfondimento; dall’altro lato tentare di dare risposte pratiche soprattutto verso i ragazzi. Ci sono tante persone che subiscono delle discriminazioni, possiamo pensare al contesto scolastico, all’ambito del lavoro e alla vita quotidiana. Rispetto alle tematiche del transessualismo ci sono molti temi attuali. Come per esempio la possibilità di attribuire un doppio documento di identità, doppio libretto all’università (all’Orientale, alla Federico II e tra poco anche a Salerno), l’azione sugli ordinamenti sanitari.”
Una delle prime iniziative promosse è l’apertura di uno Sportello di Ascolto. Quali riscontri state ottenendo e quali potrebbero essere i soggetti interessati?
F: ”Abbiamo già ricevuto due contatti. E’ rivolto alla comunità LGBT, ma non solo. Ci rivolgiamo a tutti i soggetti discriminati sul posto di lavoro e quindi a tutti gli uomini e a tutte le donne. La nostra équipe è multidisciplinare ed è composta da una psicologa che sono io, un legale, un endocrinologo ed uno psichiatra, rispetto alle varie esigenze. Lo sportello per le famiglie sul nostro territorio è assolutamente innovativo per la comprensione delle difficoltà dettate dalla non conoscenza e dallo stigma sociale, perché un genitore non potrebbe mai rifiutare un figlio, anzi potrebbe aver paura di tutto quello che c’è intorno. Saranno percorsi individuali o di gruppo, a seconda del riscontro che si avrà. Noi siamo tenuti a dare delle risposte, anche alle famiglie.”
Secondo la tua esperienza, dopo aver ascoltato tante storie: a quale età si inizia a percepire il bisogno di cambiare sesso?
F: “Ogni esperienza è soggettiva, culturalmente intrisa nella nostra mentalità occidentale (il blu è dei maschietti ed il rosa è delle femminucce). Anche la percezione di un vissuto che non è conforme alla norma esplode nell’adolescenza, sebbene sia un qualcosa che si sviluppi già nel corso dell’infanzia, solo che non si hanno, a quell’età, gli strumenti per poter collocare la propria identità. E’ un problema legato ad una cultura che non lascia liberi di riscoprirsi: l’età, oggi, si sta molto abbassando. Il percorso vissuto dal soggetto è legato anche a periodi di frustrazione (per chi ha paura di non essere compresi), di comprensione e di autonomia di pensiero.”
L’amministrazione comunale come ha accolto la vostra iniziativa?
F: “L’evento è stato patrocinato dal Comune di Salerno, assessorato alle Politiche Giovanili, nella persona di Mariarita Giordano. Vorremmo iniziare un percorso di informazione nelle scuole in futuro. Riteniamo necessario confrontarci con le istituzioni e con le associazioni. Human Gender è una realtà di tutti in cui tutti possono sentirsi se stessi. Abbiamo trovato un ottimo riscontro.”
L’approccio che le persone hanno sul tema è legato alla paura dell’indottrinamento sulla Teoria Gender.
F: “Human Gender nasce come provocazione rispetto alle temibili teorie gender. Le soggettività sono infinite, appartengono a diverse declinazioni ed espressioni. Non è possibile creare un indottrinamento. Se lo intendiamo ad una apertura verso realtà nuove, pensieri e scelte autonome, ma è soltanto la possibilità di scegliere lontani da costrizioni esterne. Il bullismo che esiste nelle scuole è anche legato a tematiche di questo tipo, a partire dal linguaggio. Una rivoluzione culturale dovrebbe incentrarsi su questo. ”
La vostra esperienza è esportabile. Esistono altre esperienze analoghe?
F: ”A Salerno esiste il consultorio dell’Asl gestito dalla dottoressa Castellana, Arcigay, Amnesty International nella persona di Francesca Postiglione. Noi vogliamo innanzitutto confrontarci con il territorio locale. Ci sono delle resistenze culturali fortissime, per questo noi vorremmo entrare in rete con quelle che sono le realtà nazionali presenti sul territorio. Esiste la rete di Bologna che sta pensando di creare un network nazionale dove inserire tutti i riferimenti associativi, un piccolo vademecum in cui inserire i contatti che qualsiasi persona con delle esigenze può reperire.”
Sara C. Santoriello