Toh, che dire. Torniamo a commentare il Gran Premio d’Italia dopo l’anno scorso. Roba sempre bella, che ci affascina ed emoziona, non tanto quanto la marea rossa di tifosi che anche solo per un terzo posto hanno accolto Sebastian Vettel nemmeno fosse un condottiero pronto a dichiarare guerra. A Monza, tante cose da dirci e da digerire e mandar giù nel pillolone.

Abbastanza pesante stavolta, perché la vittoria di Lewis Hamilton affonda (che parolone) Vettel al secondo posto che non vedeva da un po’ in classifica generale. Meglio specificare, perché in gara è un piazzamento che ci ha fatto comodo spesso, fino a una settimana fa in Belgio in realtà. Detto ciò, in sintesi cosa ci portiamo nello stomaco e cosa vogliamo presto digerire:

  • le tre ore e passa che l’acqua caduta su Monza ha deciso di sottrarci al bel pomeriggio del sabato, che sono valse tanto quanto l’attesa del rinnovo contrattuale di Raikkonen. Oh, sono anni che aspetti, ma in fondo già sai come va a finire;
  • la direzione gara, che decide di vivere la vita a quindici minuti alla volta. A dirlo prima che sarebbe cascata acqua a divinità ci si organizzava meglio alla Play;
  • finiamo sempre a parlare di sicurezza, tiriamo dal cielo il povero Jules Bianchi e ancora bagniamo il letto quando pensiamo e ripensiamo ansiosamente alle scelte giuste da fare. Saranno poche le gare che vedremo in compagnia della pioggia, anche se l’asfalto bagnato a quanto pare ci piace. A questo punto annacquiamolo da noi;
  • tutti si chiedono perché non abbiano potuto riasfaltare il rettilineo principale qualche mese prima, almeno non avremmo visto Grosjean girarsi e interrompere per due ore la sessione di qualifiche. Alla fine sarà stato anche divertente curiosare tra i box con le telecamere in mano ai piloti, cioè…, forse no. Possiamo farlo anche un’altra volta;
  • per Marchionne il gap con la Mercedes è stato quasi imbarazzante. Forse avrebbe voluto virgolettarlo, ma alla fine gli è uscita così. Sotto sotto ringrazia san Drake che un podio se lo è comunque portato a casa;
  • esuberanza e sfiga di un giovane scapestrato, che proprio non vuole saperne di finire le gare. A volte Verstappen ha più sfiga che stamina, altre volte il contrario;
  • hype sul muso delle Force India, la stessa che proviamo tutti noi da quando ogni loro sorpasso potrebbe essere una pazzia;
  • non fosse stato per le penalità alle Red Bull staremmo commentando decisamente un’altra gara, quindi il presidente non ha tutti i torti. Un weekend difficile, che lascia interdetti i poveretti come noi, che ancora stanno a tirare giù i piatti da tavola tanto che Raikkonen se la suda a passare Stroll e Ocon;
  • il signore con la 44, Lewis Hamilton, vince e domina a casa del nemico. Niente da aggiungere;

  • il periodo delle piste che non piacciono alla Ferrari termina qui. Ne arriveranno delle belle, e dopo aver realizzato che ci piaccia o no, su ogni pista dovremo anche andare veloci. “Ci sono tanti piccoli dettagli che possono fare la differenza” dice Vettel, con riferimento naturalmente all’handicap che la Ferrari ha in qualifica. Non s’è detto molto d’accordo con le parole del presidente Marchionne, e ha chiosato dicendo che “non sapere cosa aspettarci è un lato positivo, ci tiene sull’attenti”. Tranquilli, perché vi assicuriamo che ha avuto uscite più felici. Lo conosciamo come un pilota autocritico, che a caldo sa subito leggere le diverse situazioni e fare un resoconto dei propri limiti e potenzialità. Certo che procurarsi un minimo di aspettative, tecnicamente parlando, sarebbe il minimo in F1, specialmente a certi livelli. Detto ciò, Vettel sta facendo qualcosa di veramente unico;

  • la marea rossa, la passione che speriamo abbia colto anche quel mattacchione di Bottas, che non la smetteva più di ridere;
  • Daniel Ricciardo ci fa ridere un po’ meno quando tira la staccatona a Raikkonen e quasi prende Vettel. Talento a cui questo sport al più presto dovrà regalargli qualche grande, grande soddisfazione.

Ah, la riportiamo in versione integrale:

Alonso e Palmer si beccano alla Roggia, l’asturiano ci mette un po’ troppa veemenza e allarga Palmer fuori dalla pista. L’inglese taglia la chicane e rientra in pista non cedendo la posizione al pilota McLaren. Alonso ha corso metà gara (prima di ritirarsi) a cercare di capire dove fosse Palmer come a volerlo menare. Un po’ nervoso (il più delle volte è solo simpatico), forse anche senza una buona ragione qualora considerassimo che la McLaren lo avrebbe fatto ritirare lo stesso. Questo perché c’è questa regola, per cui ritirandoti puoi sostituire un componente al Gp successivo senza prendere penalità. Anche oggi si impara qualcosa.

 

Fonte immagine in evidenza: f1grandprix

Nicola Puca

 

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