Il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti ha rilasciato questa mattina un’intervista al quotidiano torinese La Stampa.

Sugli scontri di Brescia avvenuti nella giornata di ieri, il ministro ha predicato calma: “La manifestazione era organizzata da un gruppo di esponenti dei centri sociali, credo avesse finalità più che altro politiche tipiche di questi raggruppamenti”. Di pari registro l’invito rivolto a Landini e a Pina Picierno: “Usiamo i toni giusti, e confrontiamoci nel merito, è l’unica cosa che conta”.

A proposito della questione AST-Thyssen di Terni, Poletti sembra comprensivo: “In questi mesi ci sono state centinaia di manifestazioni pacifiche. I lavoratori hanno diritto di scendere in piazza, e meritano tutto il nostro rispetto. Se un lavoratore sciopera, e per questo perde un giorno di paga, significa che ha qualcosa da dire: quelle ragioni devono essere ascoltate, comunque la si pensi. Quel che è accaduto a Roma è stato un fatto isolato che deve rimanere isolato”. Queste parole, tuttavia, appaiono in contrasto con quelle sulla delega sul lavoro, o Jobs Act: “Il Partito Democratico ha definito formalmente la sua posizione in una riunione della direzione. E ciò che pensa il Governo è scritto nella legge e nel mio intervento al Senato. Quindi, per quanto mi riguarda, la legge potrebbe essere approvata nel testo attuale.

La formulazione della delega tratta l’articolo 18, il demansionamento e il controllo a distanza. Poletti non sembra molto preoccupato di possibili modifiche in Parlamento: “Purtroppo si parla solo di articolo 18, poi uno guarda i dati e scopre che su 100 nuovi contratti di lavoro 85 sono a tempo determinato. La legge di Stabilità prevede la detassazione dei nuovi contratti a tempo indeterminato e l’abolizione della componente lavoro dall’IRAP sempre per i contratti a tempo indeterminato. Per la prima volta nella storia di questo Paese c’è un governo che anziché promettere interventi generici, decide una riforma radicale contro la precarietà. Questi sono i fatti”.
Certo va osservato che la detassazione dell’IRAP era stata prevista già dal governo Letta, ma “il nostro intervento è radicalmente diverso, perché è rivolto a tutti i contratti a tempo indeterminato, mentre quello previsto da Letta era sottoposto ad una lunga e complicata serie di condizioni”; le condizioni probabilmente trovavano fondamento in considerazioni e dati economico-finanziari di natura diversa rispetto alla metodologia adottata dal governo Renzi. Poletti vede in una luce positiva anche il quadro negativo presentato ieri dall’ISTAT: “I dati ISTAT dicono una cosa diversa: a settembre ci sono 82mila occupati in più, il dato migliore dal 2013. Potrebbe essere il primo segnale di una inversione di tendenza”; andrebbe però confrontato anche il numero di disoccupati o di licenziati, e non da ultimo la tipologia dei contratti, siccome potrebbe trattarsi di lavoratori stagionali oppure di contratti a tempo determinato o di collaborazioni o di partite IVA.

Per quale motivo allora, se il Governo è così concentrato sull’occupazione, i sindacati dei lavoratori hanno proclamato due scioperi generali? Poletti ha la risposta pronta: “Siamo in democrazia, ciascuno ha la libertà e la responsabilità di fare le proprie scelte. Ma mi permetto di dire che nel merito ritengo questi scioperi ingiustificati. Se uno ritiene di fare uno sciopero per contestare i contenuti di una legge, evidentemente è mosso da ragioni politiche.”

Un’ultima battuta è sulla possibilità di porre la fiducia sulla delega anche alla Camera: “L’obiettivo è arrivare rapidamente all’approvazione. A gennaio, con l’entrata in vigore della legge di Stabilità parte la detassazione per i contratti a tempo indeterminato: vorremmo applicarla subito al nuovo contratto a tutele crescenti previsto dalla delega e vorremmo attuare rapidamente anche tutte le altre parti della legge che ampliano le tutele e rafforzano le politiche attive”.

Simone Moricca

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