La facoltà Federico II degli Studi di Napoli ha accolto Erri De Luca in conferenza per un confronto diretto con i giovani studenti di giurisprudenza. A presidiare tale incontro ci sono stati i mediatori: Salvatore Prisco, docente di diritto pubblico e comparato e Sergio Moccia, docente di diritto penale.

È così che Erri ha conquistato subito i presenti:

«La prima obiezione che un bambino fa ai suoi genitori è “non è giusto”. Ha improvvisamente capito che cosa sia giusto e cosa non sia giusto. Prima di dire “non è bello”, “non è buono”, dice “non è giusto”. È la sua educazione sentimentale che è partita da una contraddizione che lui vede nei confronti del suo sentimento di giustizia, di come si comportano gli adulti e allora rimprovera gli adulti della loro inadempienza nei confronti della giustizia, in maniera elementare, ma in maniera perfettamente nitida per lui»

ERRI-DE-LUCAProprio al limpido sentimento di giustizia insito in ogni uomo, sebbene perfettamente occultato, minacciato dal mostro silenzioso, ma dai mille tentacoli della corruzione ha fatto appello il celebre scrittore Erri De Luca. L’autore del testo “La parola contraria” ha denunciato soprusi, inganni, sotterfugi biechi, turpi, ripugnanti che il Governo “che tratta i propri cittadini da sudditi, come un feudatario, che si presenta come il tiranno di maggioranza del momento” ha trascurato o addirittura nascosto, appoggiandosi al sostegno della stampa plagiata da esso che non si avvale del libero arbitrio, dello splendidamente irriverente diritto al dissenso, ma che, al contrario, segue la scia comune che si acquatta:

“È una stampa che non informa, che disinforma, che è completamente appiattita, che è schierata sulla versione ufficiale degli stati maggiori dell’informazione”.

erri de lucaL’autentico giornalismo apparteneva a Giancarlo Siani, come afferma lo scrittore. Un giornalismo che si svolge in maniera diretta, che non segue le interpolazioni dell’ANSA, ma analizza i fatti dal vivo; un giornalismo che ha l’intrepido coraggio di denunciare, completamente avulso e differente dal “sistema impiegatizio di un’azienda” a cui somiglia attualmente e in cui pian piano si sta trasformando.

Un Governo che non permette di manifestare liberamente la propria idea, violando impunemente l’art. 21 della Costituzione italiana che sancisce la fondamentale libertà di manifestazione del pensiero, un Governo che tarpa le ali al sublime diritto all’eresia. È questo il Governo che ha avuto il barbaro e aberrante coraggio di accusare lo scrittore napoletano del reato di istigazione a delinquere per aver espresso un’opinione dissenziente sul tema della Tav.

“La possibilità di dire quello che voglio, questa è libertà. Se la mia opinione è reato, continuerò a commetterlo.”

Citando il magistrale esempio del poeta bosniaco Izet Sarajlić che durante l’assedio di Sarajevo eroicamente scelse di rimanere nella propria città e non di fuggire via pavidamente, che preferì condividere ogni residua ricchezza e ogni bene con la comunità di cui egli faceva parte, Erri De Luca ribadisce l’importanza primaria di

“Essere parte di questa cittadinanza. Il compito di uno scrittore è dare voce a chi voce non ne ha, aprire la bocca per il muto. Io non sono il portavoce delle loro ragioni, queste ragioni le hanno eccome le loro voci. Prendere queste voci e mandarle più lontano, essere il rilanciatore del nuovo segnale, spargere intorno in maniera più diffusa, questo è il mio compito”.

La parola chiave del diritto al dissenso è “sabotare”, come lo stesso poeta dichiara a seguito di una domanda postagli da una studentessa. Sabotare ciò che vieta la libera espressione, la libera manifestazione, ciò che, con l’arroganza tipica di chi detiene il potere, pretende di ammutolire la voce di chi esprime la propria opinione ed è legittimato a farlo.

Del resto, come asseriva George Orwell nell’opera “1984”:

“Libertà è la libertà di dire che due più due fa quattro. Garantito ciò, tutto il resto ne consegue naturalmente.”

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Clara Letizia Riccio

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