NAPOLI – Si legge nel parere dell’Autorità nazionale Anticorruzione richiesto dalla Presidenza del Consiglio, che le disposizioni della legge Severino sono «del tutto conformi con il principio di libero accesso alle cariche pubbliche nei limiti dei requisiti stabiliti dalla legge (art. 51 Cost.); con l’articolo 54 della Costituzione, che richiede a coloro che accedono alle cariche pubbliche di esercitarle con “disciplina ed onore”; con l’articolo 97, primo comma, che vuole le pubbliche amministrazioni ispirate, tanto nell’organizzazione quanto nell’azione, al principio di imparzialità».
Secondo il presidente dell’autorità, Raffaele Cantone, tutti questi principi sarebbero, invece, compromessi, se si riducesse la portata e l’efficacia delle misure che sono proprio volte ad escludere dalle amministrazioni pubbliche coloro i quali siano stati condannati per reati considerati pregiudizievoli per l’imparzialità e la moralità. In seguito alla decisione della Presidenza del Consiglio di costituirsi in giudizio di fronte alla Consulta a difesa della cosiddetta legge Severino, impugnata di fronte alla Corte costituzionale nello specifico degli articoli 10 e 11, l’Anticorruzione ha espresso il suo parere.
Nel caso che riguarda la sospensione del sindaco di Napoli Luigi De Magistris ed il suo successivo reintegro in seguito al ricorso dal medesimo attuato presso il Tar Campania, fondamentale è il ruolo giocato dall’interpretazione della norma, delle sanzioni da essa previste e della sua pretesa irretroattività. Secondo il parere espresso dall’autorità, la legge in questione non ha modificato l’istituto già in vigore della sospensione dalle cariche pubbliche per reati penali di allarme sociale o contro la pubblica amministrazione. Essa avrebbe, semplicemente, allargato la gamma di situazioni in cui questo istituto può essere applicabile: è adesso incluso anche il reato di abuso di ufficio, per cui De Magistris è stato condannato in primo grado.
Il sindaco di Napoli aveva impugnato il suo ricorso al Tar ritenendo la sospensione, una sanzione non prevista, per il reato di cui è stato condannato, al momento della sua candidatura ed elezione a sindaco. Ma, spiega il parere di Cantone, se si fa leva sulla possibilità della sospensione, non si può pensare che essa non sia valida per le nuove ipotesi di reato incluse nella legge. Pertanto, il Tar Campania aveva agito correttamente, nel momento della sospensione di De Magistris dalla carica di sindaco di Napoli.
Sonia Mazzella