La vigilia di Natale per molti italiani e non solo è un giorno in cui possono coesistere sentimenti diversi, dal pathos per l’attesa alla felicità provata di fronte ad un regalo o una attenzione di qualcuno; e nella più classica delle magie di Natale nessuno può essere esule da questa felicità, neanche i politici.
Sta di fatto che nella giornata del 24 Dicembre dell’anno passato, il Consiglio dei ministri si è prestato a varare un decreto legislativo sui rapporti tra fisco e contribuente, in cui è presente una norma che da molti viene già chiamata il “salva Berlusconi”.
Nello specifico nella suddetto articolo 19 bis è presente una frase che a prima vista ad un individuo avaro di conoscenze giuridiche non desterebbe nessun sentimento, ma che per gli esperti di diritto si presta a muovere le montagne; difatti, prevedendo a titolo di “causa di esclusione della punibilità” una soglia del 3 per cento di evasione sull’imponibile, si da adito ad una ridiscussione, se non proprio ad una abiura, della condanna di Berlusconi, essendo stato condannato con una percentuale del 2,6 %.
Di fronte a questo spiraglio natalizio inaspettato, i legali di Berlusconi concentrano il tiro, preparando il proprio arsenale giurisprudenziali facendo leva soprattutto sul principio del “favor rei” garantito dall’articolo 2 del Codice Penale, secondo il quale “nessuno può essere punito per un fatto che, secondo una legge posteriore, non costituisce reato; e, se vi è stata condanna, ne cessano l’esecuzione e gli effetti penali“.
A questo punto, sembra possibile un ritorno a mo’ di araba fenice di Silvio Berlusconi sotto le luci della ribalta? I suoi legali dicono di si e i precedenti effettivamente sono dalla loro parte, infatti basterebbe citare, come fa l’avvocato Coppi, il caso di Cesare Romiti, ex presidente della Fiat e di Rcs, condannato nel 2003 per falso in bilancio, pena poi revocata a causa delle nuove disposizioni sul falso in bilancio promulgate nel 2011 proprio dal governo Berlusconi.
Le parole dell’allora avvocato di Romiti, Gilberto Lozzi, suonavano così “Il falso in bilancio attribuito a Romiti era pari allo 0,08% del patrimonio della Fiat e allo 0,7% dell’ utile. La nuova legge ritiene reato il falso in bilancio solo se esso supera l’ 1% del patrimonio netto o il 5% dell’ utile. Il caso in questione era molto lontano dalla soglia di punibilità”; parole queste, molto simili se non speculari, a quelle che da giorni ripetono ciclicamente Ghedini e Coppi e che porterebbero di rimando, se attuate, alla cessazione anche dell’inagibilità politica sancita dalla legge Severino.
Di certo si nota la celerità con cui gli avvocati di Berlusconi stanno apprestando le loro manovre, manovre queste che non sono passate inosservate agli occhi dei media e dello stesso Governo; il Presidente del Consiglio Matteo Renzi asserragliato dalle mille domande e polemiche sulla questione, si è subito mosso per mettere una pezza sull’enorme gaffe “Se qualcuno immagina che in questo provvedimento ci sia non si sa quale scambio, non c’è problema: noi ci fermiamo, questa norma la rimanderemo in Parlamento soltanto dopo l’elezione del Quirinale, dopo che Berlusconi avrà completato il suo periodo a Cesano Boscone e dimostreremo che non c’è nessun inciucio strano”.
Acqua sul fuoco, dunque, che non toglie però la soddisfazione per il momento a Silvio Berlusconi di aver ricevuto il migliore dei regali di Natale.
Dario Salvatore