È successo stanotte, nella sua dimora in Toscana. Ad annunciare la morte è proprio il suo manager Ferdinando Salzano. Il cantante avrebbe compiuto 60 anni il 19 marzo di questo, da poco iniziato, 2015, inaugurato proprio da lui in qualità di ospite alla trasmissione “L’anno che verrà” su Rai 1, ultima sua apparizione sugli schermi.
Pino Daniele è sicuramente uno degli artisti italiani più conosciuti al mondo, il cui talento non poteva passare inosservato.
Oltre ad aver aperto con la sua musica il concerto di Bob Marley a Milano ha suonato a Cuba e all’Olympia di Parigi, con artisti dal calibro di Ralph Towner, Yellow Jackets, Mike Mainieri,Danilo Rea, Mel Collins. Nel 1995 ha deliziato il pubblico di Blues, durante il tour estivo, con Pat Metheny, nonché con gli Almamegretta, Jovanotti, Eros Ramazzotti e Chick Corea, mentre nel 1990 era stato ospite di Claudio Baglioni nell’album Oltre. Il 1 ottobre 2009 si è esibito al teatro “Apollo” di New York e successivamente a Toronto. Mentre nel 2011 si è esibito in concerto con Eric Clapton nello stadio di Cava de’ Tirreni. Durante il concerto, Pino Daniele ha cantato in italiano una strofa di Wonderful Tonight di Clapton.
Il suo esordio avviene nel 1977 con “Terra mia”, un album che ha dedicato alla sua città natale, caratterizzato dalla fusione tra la cultura partenopea e il blues. Due anni dopo, nell’album “Pino Daniele”, ricordiamo “Je sò pazz” e “Putesse essere allero” tra i successi maggiori dell’artista. Insieme a “Sara”, dedicata alla figlia avuta dal suo secondo matrimonio, “Io per lei” (1995), “Napul è” (1977), un inno d’orgoglio per la sua Napoli ‘di mille colori’ , “Quando”, la canzone che egli compose per il film “Pensavo fosse amore invece era un calesse”, di un suo grande amico, Massimo Troisi. E queste sono solo poche delle tante ”perle” che egli ha donato alla musica italiana.
Un’artista che aveva tanto da dire, la sua musica era poesia. Una poesia che riusciva ad esprimere anche solo con i suoi famosi fraseggi di corde. Un uomo che con il blues è riuscito a raccontare Napoli.
Un talento riconosciuto e ricordato anche dai suoi colleghi che sui social hanno espresso un commiato per la perdita di uno dei musicisti migliori nel panorama italiano e non. Il primo ad esternare il suo dispiacere è stato Eros Ramazzotti, che lo ricorda oltre che un artista eclettico, un “puro”, “una persona vera”. E sono stati molti a pensarla così, da Fiorella Mannoia a Giuliano Sangiorgi a Jovanotti ed al suo grande amico Claudio Baglioni, che su facebook ha commosso tutti con il suo “Addio per Pino”.
Com’era prevedibile, anche nelle opinioni spesso discordati del mondo politico, intorno a Pino Daniele c’è stata piena concordia: a partire dal sindaco Luigi de Magistris, che su twitter ha scritto: “Pino Daniele è morto, ma la sua musica è eterna. Pino è Napoli, legame infinito e indistruttibile, come il suono e la voce della sua musica”; poi il premier Renzi, che lo ricorda come “Una voce incredibile, quella non solo di Napoli e del Sud, ma di tutta l’Italia, una chitarra preziosa, una sensibilità rara che, con passione e malinconia, continuerà a raccontare in tutto il mondo il nostro Paese”.
Nel 2007 Pino, insieme a Giorgia, cantava “Vento di Passione”. In un’Italia “senza voce”, oggi, c’è un “vento di malinconia” per la perdita del bluesman napoletano che resterà nella storia per aver commosso con la sua musica ed i suoi testi, dimostrando che il patrimonio culturale napoletano non si limita alla faciloneria spesso ambigua dei neomelodici o alla ridda di pregiudizi su una mentalità chiusa e provinciale; che anzi, proprio attraverso la musica di Pino Daniele ha saputo dimostrare tutta la sua trasversalità ed universalità.
Qui di seguito il saluto di Claudio Baglioni:
“Pino, Pinuccio tanto caro
Pino adorato
ieri sera guardavo la foto presa da lontano
di noi due seduti sul bordo del terrazzo
mentre tu mi raccontavi e io ascoltavo.
Dietro c’era solo il mare.
E al mare e a te pensavo
come in una misteriosa malinconia,
una tristezza nuova e sconosciuta.
Non capivo, non sapevo ancora niente.
Avevo una chitarra per le mani
e piano piano mi sono ritrovato a suonare
e poi a canticchiare Io dal mare
immaginando nel lunghissimo finale
i tuoi fraseggi di corde e voli di voce senza parole.
Tu non c’eri ma era come se fossi lì con me
a ricordare il pezzo, a ripassarlo
per la prossima occasione in cui l’avremmo rifatto.
L’avevamo registrato venticinque anni fa
e tu, che non eri stato bene,
l’avevi voluto fare lo stesso.
“Ci ho messo tutto il cuore” dicesti sorridendo
e ci scherzammo su per tutta la cena al ristorante.
Ora, dopo un quarto di secolo, quel cuore si è fermato.
Ma non la voce, le note calde della tua chitarra,
lo swing, il blues, l’anima profonda, le canzoni belle.
Non la tua passione, la sincerità come melodia di vita,
l’amicizia vera, diretta e a volte brusca,
quasi antica, di un altro tempo, di un tempo che fu giovane
insieme a noi e ai nostri primi sogni.
Un tempo che non è passato mai
e che, d’ora in poi, scorrerà diverso
con il ritmo più dolente e lento della nostalgia.
È stato un regalo conoscerti e incontrarti
in questi anni e in questo mondo
e cantare suonare parlare ridere con te
e sentire, sapere, essere sicuro
che ogni volta,
nella musica e nella vita,
ci hai messo tutto il cuore.”
Elena Ravel