Bisogna sempre avere speranza, anche quando si è vittime di handicap e ci si ritrova abbandonati da amici e altri, perché può sempre arrivare un aiuto. È il caso di una figura familiare nota come caregiver, che aiuta nello svolgimento di qualsiasi attività di vita quotidiana il disabile della famiglia.
Spesso per dedicarsi anima e corpo al familiare disabile è necessario che il familiare divenuto caregiver abbandoni il proprio lavoro, questo nonostante debba finanziare l’assistito in terapie e in tutto ciò che si riveli utile nel quotidiano. Necessiterebbe quindi di un riconoscimento legale, che a detta di P. B., un caregiver che abbiamo ascoltato, manca: «Il caregiver è la persona che si prende cura di un disabile, come me e tanti altri, e non ha nessun riconoscimento giuridico in Italia. Invece in tutti gli altri paesi sì».
Sarebbe importante riconoscere appieno la figura del caregiver, che diventa una sorta di supereroe per l’invalido in questione, dato che gli è sempre d’aiuto nello svolgimento della vita quotidiana, anche in quelle che sono ritenute semplici pratiche giornaliere.
Purtroppo, l’assenza di un riconoscimento giuridico comporta altre difficoltà, spesso finanziarie, poiché la vita di un qualsiasi disabile richiede tante attenzioni e ingenti somme di denaro da spendere per cure, terapie e tante altre attività benefiche.
Per fortuna, la Commissione Bilancio del Senato ha approvato uno stanziamento tramite un emendamento votato all’unanimità che prevede un fondo di 60 milioni di euro dal 2018 al 2020 (20 milioni per ogni anno) finalizzati “alla copertura finanziaria di interventi legislativi finalizzati al riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività di cura non professionale del caregiver familiare […]”.
Il suddetto caregiver risulta importantissimo per il disabile, che spesso viene lasciato completamente solo.
Il caregiver diventa quindi anche compagno d’uscite, giochi e svago. Diventa un amico, a volte l’unico, e così facendo non solo è ciò che volgarmente viene definito come l’accompagnamento per l’individuo disabile, ma è la compagnia finché c’è vita.
Far fronte a problematiche tanto importanti e combatterle fa diventare sia l’invalido che l’accompagnatore dei “quasi eroi”, perché insieme provano ad annullare le difficoltà che creano handicap e barriere. Il concetto è espresso in maniera efficace dal film Quasi amici, che, pur non avendo protagonista la vicenda di un caregiver familiare, testimonia l’importanza di sostegno e complicità nella vita quotidiana di un disabile. Ciò che conta è non lasciare solo chi ha difficoltà.
Si ringrazia Tony Baldini per l’immagine di copertina.
Eugenio Fiorentino