“Il pazzo è un sognatore sveglio” affermava l’illustre psicologo Sigmund Freud. E Giampaolo Pazzini, nato a Pescia il 2 agosto di 33 anni fa, ha fatto di questa citazione il suo motto di vita. Sabato sera Pazzini è entrato in campo al 77esimo minuto al posto di Ivi Lopez sognando un esordio col botto: il Levante perde 2-1 contro il Real Madrid, sotto i colpi di Sergio Ramos ed Isco. È l’89esimo, Jason osserva e premia l’inserimento sul filo del fuorigioco dell’attaccante italiano: il Pazzo calcia di destro ed infila Keylor Navas, siglando il 2-2 che fa esplodere di gioia il “Ciutat de Valencia”.

NUOVA ESPERIENZA

“Non sono venuto qui per fare il turista, ma per segnare”, aveva dichiarato Pazzini il giorno della sua presentazione, dopo la firma last-minute sul contratto che lo legherà fino a fine stagione col club spagnolo. A 33 anni ha accettato l’ennesima sfida con se stesso, mettendosi nuovamente in discussione, salutando una piazza come Verona che per lui significava oramai casa e sbarcando in Liga, alla sua prima esperienza estera, in una squadra invischiata in pieno nella lotta per non retrocedere. Una carriera, quella del Pazzo, che gli ha regalato sicuramente molto meno di quantoinizialmente gli avesse promesso: gli esordi ed i numeri importanti con la primavera dell’Atalanta gli valgono la promozione in prima squadra dove segna 12 reti in 51 presenze. I 4 anni a Firenze gli regalano parecchie gioie (42 goal in 109 apparizioni) ma la voglia di essere protagonista assoluto lo spingono a Genova, sponda Samp, dove incanta per due stagioni in coppia con Cassano. Poi la chiamata dell’Inter, dove Pazzini va in goal 19 volte in 50 presenze prima del passaggio ai “cugini” del Milan: poche presenze e poche realizzazioni. Nel 2015 sposa la causa del Verona, del quale diventa leader indiscusso e per il quale scende anche in Serie B: sarà proprio lui a suon di reti (23 in 35 gare) a riportare gli scaligeri in Serie A.

I rapporti oramai logori col tecnico clivense Fabio Pecchia lo ha portato a giocare poco più di 900 minuti in questo campionato di Serie A, in cui ha comunque collezionato 4 reti. L’uomo dai quasi 200 goal in carriera ha scelto, seppur a malincuore, di non continuare ad essere una semplice comparsa per altri sei mesi ma di ripartire, riprendendo da dove aveva lasciato e facendo ciò che gli riesce meglio: goal.

 

I calciatori del Levante esultano con Pazzini dopo il goal del 2-2

 

PAZZI DEL PAZZO

Sono dunque bastati appena 13 minuti per entrare nel cuore dei tifosi del Levante: il 2-2 contro il Real Madrid somiglia ad una vittoria ma soprattutto riporta a 3 punti il margine di vantaggio del club valenciano sulla zona retrocessione, oltre a dare un’incredibile iniezione di fiducia alla squadra e a tutto l’ambiente.

“È stata una serata incredibile, debuttare in Liga col Levante e segnare subito al Real Madrid. Non avrei potuto sognare un esordio migliore. Abbiamo meritato il pari ma sarò sincero: volevo vincerla” ha commentato a bordo campo ai microfoni delle tv spagnole.

Oltre alla contentezza per l’importante rete segnata, i tifosi del Levante sono rimasti colpiti dalla particolare  esultanza di Pazzini, che ogni volta si porta due dita in direzione degli occhi: appena dopo il fischio finale sui social network impazzavano le domande dei tifosi spagnoli che, incuriositi, si chiedevano il perchè di quel gesto. Il profilo Twitter ufficiale del club ha subito colto la palla al balzo, fornendo agli utenti un kit da stampare e ritagliare che riproduce fedelmente la sua esultanza. Il club ha inoltre invitato tutti i suoi tifosi a munirsene già a partire dalla prossima, delicatissima gara: il derby contro il Valencia di Zaza.

 

Il simpatico tweet del Levante dopo il primo goal di Pazzini con i granotes

 

IL TABÙ DEGLI ITALIANI AL LEVANTE

È un rapporto duraturo quello che lega il Levante al nostro Paese: diversi, infatti, sono stati i calciatori (ed anche un allenatore) passati nel corso degli anni da quelle parti. Sfortunatamente però, nessuno di loro è riuscito a regalare grandi soddisfazioni alla piazza.

Giampaolo Pazzini non avrà dunque soltanto il fondamentale compito di migliorare lo score realizzativo della squadra (20 goal in 22 gare, terzo peggior attacco del campionato) ma anche quello di sfatare il tabù negativo degli italiani al Levante.

Nella stagione 2007/2008 sulla panchina del club siedeva Gianni De Biasi ed in rosa militavano ben 4 calciatori italiani: Damiano Tommasi, Christian Riganò, Bruno Cirillo e Marco Storari. Il Levante arrivò ultimo, retrocedendo a fine stagione in Segunda División.

Nel 2012/2013 andò relativamente meglio al difensore Massimo Volta e all’attaccante Robert Acquafresca: il Levante disputò per la prima ed unica volta nella sua storia una competizione europea (Europa League) ma i due calciatori trovarono pochissimo spazio durante il corso della stagione.

L’ultimo in ordine di tempo a provarci è stato Giuseppe Rossi; Pepito arrivò in prestito dalla Fiorentina nel gennaio 2016 e nonostante le sue 6 reti in 17 apparizioni, il club valenciano non riuscì ad evitare una nuova retrocessione.

Giuseppe Rossi in azione con la maglia del Levante

 

L’avventura di Pazzini al Levante, però, è cominciata nella maniera migliore possibile. L’attaccante toscano è pronto a sfatare il tabù e trascinare il Levante verso la salvezza, a suon di goal e di dita in direzione degli occhi.

Il Levante è gia pazzo del Pazzo.

 

Ugo D’Andrea

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