Annalisa Durante avrebbe compiuto ventotto anni il 19 febbraio. E invece ne avrà quattordici per sempre.
Era il 27 marzo del 2004, infatti, quando Annalisa regalava i suoi quattordici anni all’asfalto di un vicolo di Forcella.

Sabato sera di una primavera appena iniziata. Una di quelle primavere che succedono solo a quattordici anni. Di sguardi dai motorini e di libertà assaggiate, di canzoni che gracchiano dai telefonini. Annalisa stava con le amiche, a pochi passi da casa sua, a via Vicaria vecchia, Forcella.

Un sabato sera come tanti. Poi gli spari. Le amiche scappano, cercano riparo nel primo portone, non capiscono. Annalisa non fa in tempo. I capelli biondi si macchiano di sangue. Le urla nel vicolo. La gente corre e non ci crede, non ci crede ancora. Annalisa sarà per sempre una ragazza di quattordici anni che voleva solo andare via.
Per il suo omicidio verrà condannato Salvatore Giuliano, rampollo dell’omonimo clan che in quegli anni aveva ripreso a sparare per contendersi il controllo del territorio con i Mazzarella.

Da quella sera per Giovanni, il padre di Annalisa, è cambiato tutto.
Ha trovato, infatti, un modo per reagire, per rispondere alla violenza cieca della camorra, che non guarda in faccia neanche ai bambini, proprio attraverso uno spazio pensato per i bambini di Forcella.
E’ intitolata ad Annalisa Durante e gestita da suo padre Giovanni, infatti, la biblioteca nata nel cuore di Forcella, tra le strade in cui è nata e cresciuta e in cui è stata ammazzata.

Pareti piene di libri messi a disposizione di chiunque abbia voglia di leggere, proiezioni di film, assemblee, dibattiti. Questo è quello che si trova alla biblioteca “Annalisa Durante”, dove ogni giorno Giovanni accoglie bambini e ragazzi a cui racconta la storia di sua figlia.
E ogni anno, in questa biblioteca, il 19 febbraio c’è chi festeggia il compleanno di Annalisa Durante.
Si tratta dei ragazzi dell’associazione Studenti contro la camorra, che da circa quattro anni hanno lanciato l’iniziativa “Un libro per Annalisa”, raccogliendo libri per la biblioteca che poi il 19 febbraio portano qui.

Quest’anno però l’iniziativa ha coinvolto anche le scuole e non si è limitata alla donazione di libri.
Nei mesi scorsi, infatti, i volontari dell’associazione hanno incontrato, ogni settimana, i ragazzi di nove classi di scuola media dell’I.C. Vittorino da Feltre di San Giovanni a Teduccio, con cui sono stati realizzati cartelloni e materiali che verranno esposti in una mostra a Forcella dal 12 al 26 febbraio, intitolata “Pensieri e disegni per Annalisa”.
Un modo per sensibilizzare i più giovani, attraverso il racconto della storia di Annalisa, sui temi della camorra e delle sue vittime innocenti, della riqualificazione delle periferie e della partecipazione al cambiamento.

A raccontarcelo è Giuseppe Ruocco, presidente dell’associazione Studenti contro la camorra, al quale abbiamo chiesto qual è stata la reazione dei ragazzi nel sentire la storia di Annalisa e nell’affrontare certe tematiche.
«Attraverso il lavoro nelle scuole ho notato quello che si nota chiacchierando al bar o per strada: tanto pessimismo e tanta negatività. Risento le frasi classiche, del tipo: “Fa tutto schifo”, “Qua a Napoli non si può fare niente”, “Non ci sta niente di bello e me ne voglio andare il prima possibile”. Il problema è che quando bambini o ragazzini dicono queste frasi non è quasi mai farina del loro sacco, ma sono idee inculcate dalla famiglia e dai social network. Per esempio, uno degli incontri lo abbiamo incentrato sulle differenze tra Forcella e Napoli est. Dopo aver letto i brani in cui Annalisa Durante parla del suo quartiere, di quanto lo ama, ma anche di quanto ne ha paura a causa di violenza e droga, abbiamo chiesto ai ragazzini di scrivere cosa pensassero di Forcella e del loro quartiere. Le descrizioni, le parole usate si ripetevano incessantemente, sia per Forcella che per Napoli Est. “Vendono la droga”, “si spara”, “c’è la camorra”, e così via. Alla fine però tutti ci hanno tenuto a precisare che Forcella faceva più schifo di San Giovanni o addirittura c’è stato chi ha detto che Scampia fa più schifo di tutti. Andando poi a chiedere se fossero mai stati a Forcella o a Scampia, quasi tutti hanno risposto di no. Se dei ragazzini parlano male di luoghi in cui non sono mai stati si tratta di pregiudizio, di negazione della possibilità di rapportarsi con la realtà. Secondo me noi grandi dovremmo lasciare bambini e ragazzini liberi di capire, di guardare con i loro occhi, spesso più sinceri dei nostri».

Annalisa, Durante
E continua ancora : «Ricordo le facce di quei ragazzini quando, dopo aver detto loro che stavamo organizzando una festa di compleanno per una certa Annalisa di Forcella e aver fatto vedere una sua foto, abbiamo confessato che quella ragazza in realtà alla festa non ci sarà perché è stata uccisa, perché uno di quelli a cui piace definirsi “uomini d’onore” l’ha usata come scudo durante un agguato. Quelle facce e quegli occhi hanno mostrato tristezza, rabbia, sgomento. E c’è stato anche chi ha versato qualche lacrima. Da quel momento in poi tutti, anche quelli che prima si distraevano facilmente, hanno iniziato ad interessarsi, a fare domande, a chiedere come potevano contribuire per l’organizzazione della festa».

Impossibile non pensare anche a quanto in questi giorni sta girando intorno al fenomeno baby-gang.
«Diamo la possibilità a questi ragazzini di fare cose belle e ci daranno cose belle- dice Giuseppe– Lasciamoli tra degrado, violenza e pregiudizi e ci daranno baby gang e paranze dei bambini».

E alla domanda sul perchè pensa che sia importante parlare di Annalisa Durante, risponde:
«È importante perché i ragazzi più piccoli non conoscono la sua storia. Tranne qualcuno che aveva già partecipato a qualche progetto sulla lotta alle mafie, tutti gli altri non conoscevano Don Peppe Diana, Giancarlo Siani, ma conoscevano a memoria personaggi e frasi di Gomorra la serie.
Ora, mettendo da parte il discorso Gomorra, questo secondo me è sintomo di una cultura della dimenticanza. Nessuno dice a questi ragazzini che ci sono persone che sono morte perché quel giorno a quell’ora si sono trovate in mezzo a una sparatoria, nessuno dice che ci sono persone e associazioni che si battono contro la camorra tutti i giorni. Quando abbiamo detto loro che sia a Forcella che a Scampia ci sono biblioteche e teatri sono rimasti sorpresi, e anche quando ho detto che pure il loro quartiere è pieno di belle realtà. Bisogna far conoscere loro le cose brutte e le cose belle che ci sono nel loro quartiere e nella loro città, per renderli liberi di capire e di agire».

Annalisa Durante, in fondo era una loro coetanea, una ragazza che come loro passeggiava per il suo quartiere
«Questa cosa li colpisce molto. Fa capire quanto sia importante dire basta a tutta questa violenza, a questo sistema fatto di degrado e giochi di potere».
Ci saranno anche loro, i ragazzi della scuola media di San Giovanni a Teduccio, il 19 febbraio alla biblioteca da Giovanni Durante. A questo punto allora non resta da fare altro che darci appuntamento a Forcella.

Giulia Tesauro

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