Finalmente, almeno per il momento, la querelle in casa Le Pen sembra essere terminata. Nelle scorse settimane è iniziata una diatriba tra l’ex presidente del Front National, Jean-Marie Le Pen e sua figlia, attuale leader del partito, Marine.
La questione era semplice: Marine non era affatto contenta delle dichiarazioni dell’ottantaseienne padre, che può mettere a repentaglio le nuove linee politiche adottate dal partito in piena evoluzione e, siccome la posta in gioco in questo momento è alta, si è pensato di riunire subito un’assemblea straordinaria con ordine del giorno proprio la sospensione di Jean-Marie Le Pen dal partito. La convocazione è prontamente arrivata e, con essa, la sospensione.
Il commento a caldo di Jean-Marie Le Pen è stato chiaro e diretto. «Per il momento» – ha dichiarato ai microfoni di Europe1 – «non sostengo la candidatura di Marine Le Pen alle presidenziali 2017», ufficializzando la guerra alla figlia. Ricordiamo che la questione si alzò ad inizio aprile quando, in un intervista rilasciata a RMC, Jean-Marie Le Pen definì un “dettaglio” le camere a gas utilizzate durante la seconda guerra mondiale. Subito arrivò il categorico no da parte di Marine Le Pen alla candidatura del padre alle regionali di dicembre nella Région PACA (Provenza, Alpi e Costa Azzurra). Per quel posto, però, si potrebbe fare avanti Marion Maréchal-Le Pen, che, al momento, pensa di ritirare la candidatura per paura che il nonno possa intervenire nella sua campagna elettorale.
Un “delitto”, così il vecchio Jean-Marie reputa la sua sospensione dal partito e, in preda all’ira del momento, aggiunge: «Mi vergogno che il presidente del Fronte Nazionale porti il mio nome. Spero che lo cambi il prima possibile». Così, colui che nel 1972 creò il partito e ne fu presidente fino al 2011, perde lo status di presidente onorario, cacciato da colei che nel 2011, durante il congresso a Tours, fu indicata come nuovo presidente.
Per il momento, la figlia, ha dichiarato che il padre non si esprimerà più in nome del FN poiché, come aveva già detto, «Prima di essere padre e figlia, siamo dirigenti politici. Per questo, noi abbiamo una pesante responsabilità nei confronti del futuro del nostro paese».
Giuseppe Ianniello