Si sta combattendo in questi giorni la battaglia tra Governo e sindacati circa la riforma de La Buona Scuola che arriverà in aula il 15 maggio e affronterà la votazione finale il 19 dello stesso mese, per poi passare al Senato. Sono molte i punti contestati:

Primo fra tutti è il potere illimitato dato ai presidi che potranno scegliere il corpo docente tramite chiamata diretta basandosi solamente sui curriculum e non sulle graduatorie e punteggi, come era precedentemente. A tal proposito il governo ha risposto abbassando i poteri dei presidi circa la preparazione del Piano di Offerta Formativa, infatti la commissione cultura ha deciso di far scegliere a tutto il collegio docente il POF, com’è anche adesso.

Inoltre, l’insegnante verrebbe nominato dal preside tramite degli albi regionali compilati dall’ufficio scolastico regionale che si basa molto sulla popolazione scolastica. Così facendo, la riforma costringerebbe i docenti a “subire” la scelta del preside lavorando distante anche molti chilometri dalla propria abitazione. Ed anche su questo punto il Pd si è dimostrato accomodante presentando un emendamento in cui gli albi possano coincidere con reti di scuole, riducendo così la possibilità per il docente di essere assegnato ad una scuola troppo lontana da casa. Rimane però immune da modifiche la possibilità del preside di nominare i professori

Un altro punto che ha fatto discutere è quello secondo il quale non è prevista l’assunzione delle oltre 6.000 persone che vinsero il concorso nel 2012 che non ottennero la cattedra per assenza di posti liberi. A questo problema il Presidente del Consiglio Renzi ha risposto «Faremo concorso il prossimo anno e ci saranno punti aggiuntivi per chi è risultato idoneo».
Tuttavia, rimarrebbero fuori anche 166.000 abilitati che hanno investito soldi e anni di lavoro per ottenere i titoli necessari ad avanzare nelle graduatorie. Non sarebbero iscritti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento, perché bloccate nel 2007, e resteranno fuori dalle 100.000 assunzioni programmate.

Questi sono solo alcuni dei punti contestati dai sindacati che oggi erano in piazza, anche assieme a partiti di destra come Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale, il cui capogruppo alla camera Rampelli era presente alla manifestazione e ha scritto sul suo profilo Facebook «Abbiamo partecipato con nostri studenti e insegnanti alla manifestazione unitaria di questa mattina. Una partecipazione oceanica che deve indurre il governo a farsi delle domande e ad ascoltare la vera buona scuola che oggi era in piazza e non nel palazzo»

Federico Rossi

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