Il 22 marzo è stato pubblicato l’album “7even” di Flavio Cuccurullo, un giovane compositore campano. La particolarità dell’artista risiede nella creazione di immagini attraverso i suoni. Riprendendo le parole dell’artista: «“7even” è un percorso che si propone di indagare sulla mediazione fra divino ed umano. È un percorso dalle radici profonde e carico di significati che si aprono chiaramente all’ascolto riflessivo.»
Chi è Flavio Cuccurullo e quali sono stati i suoi primi passi nel mondo della musica?
Flavio: «Ho avuto la fortuna di nascere, e di vivere conseguentemente, in una casa piena di musica e di arte e, per questo motivo, ascolto musica da sempre, fin da quando ero nella pancia di mia madre, che ha sempre avuto un incredibile talento nello scegliere la musica. E’ stato quasi un percorso continuo. Tutti noi siamo la somma di ciò che facciamo. Per me l’importante è fare. Al di là delle esperienze che possono essere significative. Credo che quella che mi abbia formato di più sia stata quella in California, il California Indipendent Festival del 2017. E’ stato formativo anche viaggiare da solo e arrivare dall’altra parte del mondo.»
Il primo singolo estratto è “Walter”. Un modo per esprimere un legame con l’etere ed il rapporto con l’universo attraverso lo spazio ed il tempo. A cosa hai destinato gli altri brani presenti nell’album?
Flavio: «Ogni brano è legato ad un qualcosa. La musica non è un sistema a compartimenti stagni, bensì il risultato della passione e dell’amore. Nel verso senso della parola: amore senza morte, quindi amore immortale. Per questo nasce l’esigenza di dare un senso a delle esperienze che poi mi hanno portato a scrivere determinati pezzi. 7even è un percorso. Esattamente quello che cerco di comunicare. Una serie di esperienze nel ciclo della mia vita e che, da un punto di vista fisiologico, ho cercato di scrivere e tradurre in musica.»
Il 22 marzo è stato pubblicato “7even”. A quale simbologia rimanda la conchiglia che hai scelto di posizionare al centro della copertina dell’album?
Flavio: «La spirale è una forma presente in natura già prima che noi esistessimo. Il che ci rimanda al fatto che siamo dei visitatori simbolici; d’altronde l’universo è perennemente in espansione. La spirale non è altro che la simbologia della continuità. La mia musica allo stesso modo è in continua evoluzione, espansione. Questo album era nel cassetto da molto tempo, almeno un anno e mezzo. Addirittura guardandolo ora già noto un’espansione musicale e professionale.»
Ti sei anche occupato di “musica applicata alle immagini”. Come funziona il mondo delle colonne sonore?
Flavio: «È un mondo pazzo e disperato, non c’è una norma. È raro che si parta dalla musica e si arrivi al progetto finito (e questo capita con grandi personalità). Si parte da un pezzo musicale e si taglia la scena, ma appunto è molto raro. Nella maggior parte dei casi lavoro sullo scritto: mi arriva il copione, il soggetto, e lo leggo molto a fondo, prima di iniziare a creare. Penso che possa essere associato ad uno scrittore che deve entrare nella storia come un protagonista. Deve necessariamente rendere formale questo mondo, che è il soggetto del film. Se arriva il premontato del film, cioè un montaggio non definitivo, dove si può lavorare con le immagini, ma non è sempre così. »
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Sara C. Santoriello