Un qualsiasi condominio per la risoluzione di determinati problemi spesso opta per scelte che sono motivo di disagio per chi soffre di handicap, a causa sia delle barriere architettoniche che del menefreghismo mostrato nel momento in cui si debbano provare a rendere accessibile l’intero stabile a chi è invalido.
Così per l’invalido potrebbe sorgere una prima difficoltà, cioè raggiungere il piano della propria casa all’interno del condominio in cui vive, quando c’è un problema da noi già denunciato (ovvero la mancanza di mezzi alternativi all’ascensore per salire le scale). La presenza del montascale, infatti, può essere decisiva per l’indipendenza del disabile.
Senza dubbio, sarebbe più facile costruirlo in palazzi ancora da creare o ex novo, ma peccato che questa spesso si riveli solo una scusa, non accettabile, per non ridare l’autonomia a chi non ne ha più. E quando nel mondo attuale vige la legge in cui vince il più forte, automaticamente si mette da parte chi soffre o ha difficoltà. E così avviene nei condomini con l’invalido, che spesso non è aiutato a dovere.
Ma non solo, spesso anche la comunità d’interessi, che il più delle volte sono quelli economici: invece di far gravare nelle tasse condominiali dei fondi utili a migliorare l’accessibilità di qualsivoglia palazzo (poiché l’ascensore ne è solo uno tra tanti), capita che per pura volontà estetica si voglia porre il portone di ingresso su un piano sopraelevato ma senza alcuna discesa per carrozzine o eventuali corrimano per favorire l’appoggio durante la deambulazione.
Ma, inoltre, si può denunciare anche un elevato grado di maleducazione e/o scostumatezza sfocianti entrambe nell’indifferenza, dato che spesso per andare a gettare nei cassonetti della nettezza urbana la propria immondizia, anziché scendere con le proprie forze per le scale, ove ce ne fosse possibilità, si decide di voler “deliziare” l’ascensore e qualsiasi sia il prossimo passeggero con la puzza del proprio sacchetto. Tutto ciò sarebbe evitabile se in una qualsiasi riunione di condominio, anziché trasformarle in vere e proprie battaglie per il proprio risparmio economico o cercare di trarre qualche beneficio che non spetta, si provasse a non isolare l’invalido in questione e magari che lui/lei proponesse delle soluzioni adeguate per rendere migliore l’accessibilità nel palazzo, magari abbattendo o cercando giusti rimedi riguardo le barriere architettoniche, le difficoltà e limitando la scostumatezza.
Ciò perché la solidarietà tra condomini è la soluzione migliore che ci possa essere per vivere in tranquillità, evitando che qualsiasi condomine debba ricorrere a petizioni, online e no, per far valere le proprie ragioni.
Eugenio Fiorentino