Il cielo non è mai stato così nero in casa azzurri, numerose tensioni vedono un partito spaccato tra coloro che credono ancora nella leadership di Silvio Berlusconi, e quelli che, Fitto tra tutti, sognano le primarie. Ma i guai per Forza Italia non sono solo di carattere politico, le casse azzurre sarebbero infatti vuote, con un buco da ben 15 milioni e debiti per 88 milioni di euro.
La macchina politica del Cavaliere, a meno di un anno dalla sua rifondazione, stenta a funzionare con i suoi dipendenti che non ricevono più lo stipendio da settembre dopo il fallimentare tentativo di fundraising. Ed ecco che in questi giorni circola la voce di una possibile chiusura del partito, del ritiro del simbolo e della dissoluzione del movimento. Berlusconi però ha prontamente smentito la notizia definendo come una “ridicola fantasticheria dei giornalisti” questa ipotesi. “Dovrebbe essere noto a tutti che i costi di venti anni di battaglie azzurre per la libertà sono stati garantiti da mie fideiussioni, delle quali risponderei dunque personalmente“, afferma l’ex premier, per cui Forza Italia sarebbe ancora in campo, per nulla intenzionata a scomparire. “Forza Italia è ormai nella storia di tutti noi“, risponde a chi gli chiede se c’è davvero la possibilità di un cambio nel nome. Non solo, per Berlusconi nemmeno all’interno del partito una simile possibilità sarebbe da considerarsi realistica, visto l’impegno profuso in questi giorni dai forzisti per la ricostruzione del fronte del centrodestra. Segno di questa volontà sarebbe da vedersi nella recente decisione di far confluire i club Forza Silvio all’interno della struttura del movimento, con l’idea di evitare la dispersione elettorale in modo da ricostruire un movimento più solido, in grado di ritrovare l’unità di un centrodestra, che si è ormai frammentato con l’uscita di Alfano e dei suoi sodali dal partito e la scelta della lega di Matteo Salvini di fare un’opposizione oltranzista al governo, lontana dalla linea berlusconiana di opposizione responsabile.
Eppure il Cavaliere non demorde, non crede di essere finito, è convinto di essere, nonostante le condanne e le sconfitte elettorali, il vero leader della destra. Destra per la quale l’ex premier è pronto a mettere a disposizione le proprie risorse economiche pur di mantenere in vita le sue ambizioni, destra per la quale è ancora convinto di essere indispensabile per l’assenza di una leadership alternativa forte. Eppure il centrodestra sembra sempre più intenzionato a scaricarlo, non curante di chi, dall’altra parte della barricata canticchia ancora “Meno male che Silvio c’è!”.
Antonio Sciuto