Il virus Zika, come tante altre infezioni analoghe, utilizza come vettore principale determinati tipi di zanzare e appartiene alla famiglia dei Flavivirus, che per inciso annovera la Dengue, alcuni tipi di encefalite ed altre patologie pericolose e tutto sommato poco conosciute.
Epidemie di questo tipo, fino a qualche decennio fa, confinavano la propria endemicità alle regioni tropicali e sub-tropicali, che rappresentavano l’optimum per lo sviluppo sia dei patogeni che degli insetti vettori. Oggi, ed è anche il caso di Zika, complici cambiamenti climatici ed un mondo dove si viaggia con frequenza in tutte le aree del pianeta, questa caratteristica è praticamente venuta meno e non è più raro che le infezioni si espandano anche nel mondo occidentale, più a nord o a sud che sia.
Come si trasmette il virus Zika? La via primaria è quella appunto della puntura della zanzara , principale vettore del virus. Questo comporterebbe che i contagi avvengano solo in determinate aree del pianeta, non essendo ovviamente l’insetto presente ovunque. Nonostante i cambiamenti climatici che, come accennato, producono l’espansione dell’areale di determinate specie e tutte le conseguenze del caso.
Tuttavia è noto che i virus mutano con facilità e frequenza ed anche nel caso di Zika questa caratteristica sembra essere già stata osservata. Nello specifico sono stati rilevati alcuni casi, di cui uno recentissimo in Texas, dove la trasmissione pare essere avvenuta per via sessuale, aprendo per forza di cosa un’ampia parentesi riguardo il contenimento e la prevenzione dell’infezione.
Ma quali sono i sintomi? Innanzitutto va specificato che la malattia non si sviluppa sempre. Su cinque persone infettate da Zika generalmente una solo si ammala, rendendo di fatto più difficile individuarne il contagio. La sintomatologia è piuttosto simile ad una influenza classica, con febbre, dolori articolari, problemi gastrointestinali ed alcune volte eruzioni cutanee. In linea di massima si guarisce nel giro di qualche giorno e non è necessaria una cura specifica, se non per soggetti particolarmente a rischio (ma questo vale per tutti i tipi di influenza).
Il rischio vero, e particolarmente grave, si manifesta quando il virus Zika contagia una donna incinta. A livello statistico il legame tra la malattia e lo sviluppo anomalo del feto, microcefalia in particolare, risulta evidente, andando ad aprire un capitolo ampio e complesso che non riguarda solo l’ambito strettamente medico della questione ma anche quello sociale e culturale.
Si apre un capitolo che parla del fatto che epidemie di questo genere, oggi è Zika ma i casi sono decine e ampiamente diversificati, si sviluppano a partire da paesi estremamente poveri, dove le condizioni igieniche sono precarie per quasi tutti, dove contraccezione e aborto (e in questo caso conta particolarmente) sono ancora tabù o totalmente sconosciuti, dove le vaccinazioni praticamente non esistono e dove molto spesso le persone presentano sistemi immunitari già debilitati.
Allora l’epidemia produrrà in questi paesi l’ennesimo disastro, nel silenzio o poco più dell’opinione pubblica, andando ancora una volta a relegare la questione alle ONG e alle associazioni di volontariato o agli aiuti umanitari, che in questi paesi fortunatamente sono presenti sempre e comunque, pronti a lavorare nell’ombra ed in qualsiasi condizione, anche la più difficile.
E’ già successo pochissimo tempo fa con Ebola e succederà di nuovo oggi con Zika.
Noi ce ne accorgiamo quasi sempre quando la minaccia ci tocca, andando troppo spesso ad ingigantire il problema, muovendo tutte le leve dell’allarmismo, della polemica ed anche della disinformazione. La minaccia esiste, l’emergenza anche (nel giro di poco mesi l’infezione raggiungerà la fase di picco), ma abbiamo gli strumenti per contrastare Zika e situazioni analoghe e, nonostante tutto, riusciamo praticamente sempre a farlo.
http://www.who.int/emergencies/zika-virus/en/
http://www.wired.it/scienza/medicina/2016/02/03/zika-trasmissione-sessuale-usa/
Mauro Presciutti