Nella vita di ogni individuo l’istruzione dovrebbe ricoprire un ruolo importantissimo, non solo perché la cultura rende liberi, ma anche perché un titolo di studio  può garantire  un futuro migliore.

Nonostante negli ultimi decenni il livello di scolarizzazione sia nettamente aumentato, in Italia restano preoccupanti i dati relativi all’abbandono scolastico.

Dalle statistiche emerge che in Italia uno studente su tre abbandona la scuola superiore senza aver conseguito il diploma, infatti il Bel Paese si classifica tra i Paesi europei con il maggior tasso di dispersione scolastica con il 17,6% di ragazzi che lasciano la scuola contro il 12,7% della media UE. Purtroppo ancora una volta la maglia nera della mortalità scolastica va alle regioni meridionali, soprattutto alle isole, il che mette in evidenza il divario ancora esistente tra il nord ed il sud.
Ma al di là delle statistiche, la dispersione scolastica è una vera e propria piaga sociale, se i giovani lasciano la scuola senza aver completato il regolare percorso di studi incorrono maggiormente in problemi di disoccupazione, emarginazione sociale, povertà.

Lo studio non è solo un diritto ed un dovere, è anche un investimento per il futuro personale e professionale. Una persona con scarsa cultura e mancanza di titoli di studio ha infatti meno possibilità di trovare un lavoro qualificato e remunerativo rispetto a chi possiede un buon livello di istruzione.

Le cause che determinano l’abbandono scolastico sono prevalentemente socio-culturali, coloro che provengono da un contesto sociale ed economico disagiato sono meno motivati a portare a termine il corso di studi intrapresi. Non sono da escludere altre ragioni, l’Italia è un Paese che offre poche certezze lavorative, e molti giovani sono convinti che una volta concluso il quinquennio di formazione non riescano ugualmente a trovare un impiego. Altri ragazzi invece, pur provenendo da ambienti culturalmente più avanzati, non sono per niente motivati ad acquisire un minimo di cultura e competenze indispensabili non solo ai fini lavorativi ma anche nella vita quotidiana. Si viene a creare un circolo vizioso: l’Italia non offre prospettive lavorative e spinge molti ragazzi a non credere nel potere della scolarizzazione, ma una volta abbandonati gli studi diviene ancor più difficile inserirsi del mondo del lavoro.

Molti dispersi finiscono per diventare dei neet, cioè non lavorano e non studiano e vi è il rischio che possano intraprendere strade sbagliate diventando manovalanza della criminalità organizzata. Per arginare questo spiacevole fenomeno, sarebbe necessario che lo Stato Italiano investisse maggiormente sulla qualità dell’istruzione secondaria offrendo agli scolari un sapere più pratico che gli possa essere realmente utile nella vita e nel mondo del lavoro. Le famiglie con problemi economici dovrebbero essere aiutate e dovrebbe esserci maggiore dialogo tra scuola-alunni-famiglia. Siamo di fronte ad un problema difficile da combattere, ma le soluzioni ci sono, e seppur con molta fatica questo fenomeno potrebbe quasi del tutto scomparire.

Mariavictoria Stella

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