Nelle ultime settimane negli Stati Uniti d’America il basket è tornato al primo posto nei trend topic sportivi. Il Super Bowl LIII vinto dai New England Patriots della leggenda Tom Brady ha chiuso la stagione di football, che si prenderà una pausa sino agli inizi di settembre, e la Major League di Baseball deve ancora inaugurare il primo inning (si comincia il 20 marzo). La pallacanestro americana, invece, proprio adesso sta per entrare nella sua fase più interessante, a tutti i livelli. Benché l’All Star break non divida più perfettamente la stagione in due parti, resta il momento dopo il quale si inizia a fare sul serio con una cavalcata che ci porterà ai playoff in aprile. Marzo, però, per gli appassionati di basket collegiale ha un unico significato: March Madness. Una maratona di diciannove giorni in cui 68 squadre si sfideranno in un torneo ad eliminazione diretta. E le Final Four quest’anno si giocheranno allo US Bank Stadium di Minneapolis, Minnesota.
Come detto, la March Madness per chi segue il basket universitario è un appuntamento imperdibile, così come provare ad indovinare tutti i risultati del bracket NCAA. Warren Buffett, uno degli uomini più ricchi d’America e tra i più influenti al mondo, è un grande appassionato di basket e di scommesse sul basket, al punto che da qualche anno “sfida” i suoi dipendenti a riuscire a compilare il perfect bracket. Premio per il vincitore? Un milione di dollari l’anno, per tutta la vita. C’è sicuramente di peggio.
Quest’anno, al di là della usuale follia che si impossesserà dei palazzetti americani, c’è un motivo in più per seguire il torneo, che corrisponde ad un nome e un cognome: Zion Williamson. Per quelli che non seguono le dinamiche collegiali/liceali, il nome non farà suonare nessuna campanella, ma se avete un minimo interesse nel gioco, e siete avvezzi a ricercare spezzoni sul web, è molto probabile che, forse anche a vostra insaputa, l’algoritmo di YouTube vi abbia fatto apparire tra i correlati qualche video di questo ragazzo. Spezzoni di lui che schiaccia a canestro facendosi passare il pallone dietro la schiena o che a 16 anni firma una prestazione da 50 punti (21 su 26 dal campo), 16 rimbalzi e 5 stoppate contro i pirati di Proviso East. E potremmo andare avanti ancora a lungo.
Fatto sta che, per dirla come Anna Oxa, c’è un pensiero che cresce – e non in me, che non sono nessuno – all’interno della comunità della pallacanestro, che questo ragazzo, nato il 7 luglio 2000, sia un giocatore destinato a segnare un’epoca della NBA. Il coach dei Golden State Warriors Steve Kerr, dopo aver visto il suo esordio a Duke lo scorso 6 novembre (28 punti con 11/13 dal campo vs Kentucky), ha dichiarato alla stampa:” Pensavo che LeBron fosse un caso unico, ma a quanto pare il Prossimo sta arrivando”. Parole pronunciate da un uomo che sicuramente, tra campo e panchina, ne ha visto di talento e che non si lascia scappare considerazioni di questo tipo molto facilmente. Zion sembra davvero IL giocatore che la NBA e Adam Silver stavano aspettando, quello a cui il n.23 dei Los Angeles Lakers potrebbe passare il testimone e diventare il nuovo volto della lega in futuro. E a pensarlo non è soltanto il panorama cestistico in senso stretto, anche il mondo della borsa è dello stesso parere. Il 20 febbraio la rottura di una scarpa gli è costato una distorsione al ginocchio e ha causato un crollo del valore di Nike di 1.1 miliardi. Un infortunio (lieve) che ha aperto anche una discussione tra gli addetti ai lavori e le stelle del basket su se fosse il caso che Zion tornasse o meno sul parquet della NCAA, onde evitare problemi ben più gravi che potrebbero compromettere la sua carriera da professionista. Il caso è diventato così popolare che anche l’ex Presidente Barack Obama ha voluto fare i suoi auguri di pronta guarigione al 18enne di Salisbury, North Carolina.
Williamson è un predestinato. Lo dice la genetica: 201 centimetri per 129 chilogrammi, un’apertura delle braccia di 208 centimetri e una velocità innaturale per un giocatore di queste dimensioni. Il Wall Street Journal ha consegnato i suoi video degli sfondamenti al fisico Eric Goff dell’Università di Lynchburg, per determinare l’effettiva forza con cui si scontrano i giocatori che sbattono contro l’iceberg che ha affondato il Titanic. Lo studio ha rilevato che il massimo dell’impatto durante uno sfondamento di Zion può arrivare a 136 chilogrammi, lo stesso impatto di uno scontro con una Jeep che viaggia a circa 16 km/h. Una struttura che deriva sicuramente dai genitori. Il padre biologico, Lateef Williamson, è alto quasi due metri e ha giocato a football a livello collegiale a North Carolina; la madre anche sembra abbastanza alta, faceva atletica leggera negli anni ’70 al college di Livingstone e, a quanto pare, era molto brava nel salto in alto (riusciva ad andare sopra il metro e ottanta regolarmente).
Se il buon Dio è stato generoso dal punto di vista fisico, le skills, invece, sono tutta farina del suo sacco. A cinque anni il piccolo Zion Williamson aveva deciso di voler diventare una stella del basket. All’età di nove anni si alzava tutti i giorni alle cinque del mattino per lavorare sui tiri e sulla corsa; con l’aiuto del suo patrigno – giocatore di basket a Clemson – ha sviluppato le sue doti cestistiche.
Williamson appare come il giocatore del futuro che abbiamo sempre immaginato, quello che segue la linea tracciata da Magic Johnson e LeBron James, un cestista le cui qualità tecniche e fisiche possono permettergli di giocare in qualunque ruolo del campo. Gestisce la palla come un playmaker – come si è evinto anche dalla gif sopra – e il suo footwork è invidiabile per la sua età, fattori che gli possono permettere di creare separazione dal post e dal palleggio; le sue percentuali ai liberi (66.9%) e da dentro l’area (75.3%) denotano un ottimo tiro. Per il resto, è abbastanza inutile prendere in esame le statistiche della sua stagione a Duke, per quanto siano strabilianti, perché non riceve tanti possessi quanti ne dovrebbe gestire (viene utilizzato soprattutto come finalizzatore) e, fondamentalmente, la sensazione è che si stia contenendo abbastanza. Basketball Reference riporta i seguenti numeri per 100 possessi: 41.5 punti, 17 rimbalzi, 4.2 assist, 4.2 rubate e un NetRating di +50.3. E se sta giocando con una mano dietro la schiena, non osiamo immaginare quanto migliori potrebbero essere queste voci.
Per quanto sia interessante capire se tornerà in campo al college – pare di sì – e come, ciò che più stimola il dibattito è il suo futuro in NBA. Senza alcun tipo di dubbio possiamo dire che sarà la prima scelta al prossimo draft e che le franchigie, che in questo momento sono in difficoltà, stanno tankando al massimo pur di avere le migliori chance di sceglierlo. Ad oggi il Mock Draft riporta New York come la squadra ad essere sorteggiata con la numero uno. E chissà se, in un futuro ipotetico, non possiamo immaginare di fianco a lui giocatori del calibro di Kyrie Irving e Kevin Durant. Suggestioni/illazioni a parte, era dagli anni adolescenziali di James che il tam tam mediatico attorno ad un giocatore non era così forte. Solo il tempo saprà dirci la verità, noi, intanto, lo attendiamo sul più grande palcoscenico cestistico mondiale.
Michele Di Mauro