L’estate è alle porte, quindi si prospettano vacanze/ferie, ma c’è qualcosa che proprio non vuole farci godere le ferie estive. Il qualcosa in questione è dato dalle solite barriere architettoniche e talvolta dalla maleducazione altrui, che un po’ di pace, almeno in estate, non la vogliono proprio concedere.

Infatti l’aspetto invalidante delle problematiche citate è così forte da verificarsi con più aspetti, non per forza architettonici, ma pur sempre invalidanti. Uno molto subdolo è il terribile brecciolino, sull’asfalto nei paraggi dei lidi, che può creare sgambetti involontari mentre si deambula o addirittura intoppi per le ruote delle carrozzine. Ma non solo. Il brecciolino può essere considerato una difficoltà minore se paragonato ad altre (comparabili alle barriere architettoniche) come il dislivello tra entrata, posta su un patio, e la discesa a mare, raggiungibile solo attraverso scale. Così l’invalido in questione rischia di essere segregato, o quasi esiliato, nel bar sovrastante la spiaggia, limitandone, come nel caso degli stadi, l’aspetto sociale.

Il problema in apparenza potrebbe non sussistere o essere di poco conto: superato l’ostacolo entrata – talvolta tramite barriere architettoniche come scalini o discese abbastanza traballanti –, appaiono ostacoli superabili dall’invalido in questione, che se ne è in grado potrebbe fare il passaggio dalla propria sedia a rotelle (se pieghevole ancora meglio) all’ausilio balneare.

Così agendo l’invalido potrebbe godere in minima parte della giornata al mare, ma poiché essere invalidi non vuol dire per forza trovarsi su sedie a rotelle, anche chi è in “posizione eretta” potrebbe riscontrare difficoltà, causa negligenza dei gestori dei lidi marittimi, quando si potrebbe non usufruire di addetti servizi igienici per chi ne ha bisogno, o in casi peggiori quando il lido non è allo stesso livello della strada e non è permesso l’accesso al lido tramite le consone discese asfaltate.

Ma tornando al terreno balneare, altri grandi problemi, per disabili e anche normodotati, si incontrano quando superato l’ostacolo entrata, ci ritroviamo sulla spiaggia, dove vi sono le passerelle che permettono l’arrivo agli ombrelloni, il cui stretto rapporto (per guadagnare metri affinché si guadagni spazio per metterne di più), oltre a rovinare la privacy dei bagnanti, non permette la libertà di movimento a chi necessita di tanto spazio per muoversi. È infatti compito della Capitaneria di Porto misurare e far rispettare una distanza minima tra gli ombrelloni.

Un’altra grande difficoltà, la si può incontrare quando si ha voglia di rinfrescarsi un po’ − e non per forza facendo un “tuffo” in mare − usufruendo delle docce, che al 90% sono poste nella zona alta del lido. Così facendo, la fatica per chi è su una sedia raddoppia poiché dopo il grande sforzo del contenere la sedia in discesa, si deve sfidare la forza di gravità, risalendo con l’aiuto delle proprie braccia le ripide e sgangherate passerelle.

Ma a volte collabora anche la maleducazione altrui: spesso se il lido riesce ad offrire i servizi o le docce per invalidi, essi vengono lo stesso utilizzati dai normodotati irrispettosi che talvolta sporcano tutto, senza ripulire, creando altri problemi a chi già soffre.

Eugenio Fiorentino

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