Dopo settimane di tensione in seguito agli attacchi informatici subiti da Qatar e Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, EAU, Egitto e Bahrein hanno annunciato la chiusura dei rapporti diplomatici con il Qatar accusando il governo qatariota di supportare gruppi terroristici.
Nelle ultime settimane il GCC (Consiglio di Cooperazione degli Stati del Golfo) sta attraversando una delle peggiori crisi diplomatiche dal 2014. Nel marzo di quell’anno, infatti, Arabia Saudita, EAU e Bahrein avevano ritirato i propri ambasciatori dal Qatar, con l’accusa di appoggiare i Fratelli Musulmani (e l’allora presidente egiziano Mohammed Morsi, esponente della Fratellanza), un’organizzazione islamista mal vista dalle monarchie del Golfo. Tuttavia la crisi, risolta nel novembre 2014, non aveva raggiunto i livelli a cui assistiamo oggi.
L’annuncio dell’Arabia Saudita, pubblicato lunedì 5 giugno dall’agenzia di stampa del governo, pone come obiettivo la sicurezza nazionale, invitando i propri alleati a tagliare i contatti con un paese che finanzia terrorismo ed estremismo. Nello stesso giorno il Ministro degli Affari esteri del Bahrein ha dichiarato che entro 48 ore il paese avrebbe ritirato i propri ambasciatori dal Qatar e che i diplomatici qatarioti avrebbero dovuto lasciare il paese. A breve distanza li hanno seguiti EAU (la Etihad Airlines interromperà i voli verso il Qatar da martedì) ed Egitto, sotto la bandiera della lotta al terrorismo.
Oltre a chiudere i confini terrestri e marittimi con il Qatar, quest’ultimo è stato tagliato fuori dalla coalizione che sta combattendo i ribelli Houthi in Yemen. Inoltre ai cittadini qatarioti, residenti o in visita nei tre paesi del Golfo, sono state concesse due settimane per allontanarsi.
La grave accusa mossa dai paesi del Golfo al Qatar è di propagandare l’estremismo attraverso i media, un chiaro riferimento ad Al Jazeera, tra le più importanti agenzie di stampa in lingua araba. Molti giornalisti di Al Jazeera sono attualmente detenuti in Egitto con l’accusa di far parte dei Fratelli Musulmani, organizzazione contro la quale il governo di al-Sisi ha scatenato una vera e propria guerra del terrore. Il canale qatariota è stato prontamente oscurato in Egitto, Arabia Saudita e UAE, una decisione presa in seguito al cyber scandalo di qualche settimana fa.
Il 23 maggio la Qatar News Agency ha dichiarato di essere stata vittima di un attacco informatico, dopo che alcune dichiarazioni controverse attribuite all’emiro Tamim bin Hamad al-Thani erano state pubblicate. I commenti avrebbero dimostrato un’apertura nei confronti di Israele e dell’Iran, acerrimo rivale dell’Arabia Saudita per il controllo del Medio Oriente, e di due gruppi islamisti, Hezbollah e Hamas, mentre avrebbero criticato aspramente l’attuale presidente degli Stati Uniti, augurandosi una sua uscita di scena.
Il governo del Qatar ha prontamente negato l’autenticità dei commenti, chiedendo l’aiuto dell’FBI per indagare sui responsabili. Tuttavia i media sauditi e quelli degli emirati (in particolare Sky News Arabia e al-Arabiya, entrambi con sede negli Emirati) hanno deciso di ignorare la smentita di Doha e di dare grande diffusione alla notizia. Il Ministero degli Affari Esteri del Qatar ha criticato aspramente le agenzie di stampa che avrebbero continuato a far circolare la fake news senza verificarne le fonti e senza dar credito alla smentita ufficiale «hanno violato le regole etiche e professionali del giornalismo», ha aggiunto.
La scorsa settimana l’account Hotmail dell’ambasciatore degli Emirati Arabi a Washington è stato vittima di una fuga di notizie che ha portato alla pubblicazione di una serie di e-mail che dimostrerebbero gli sforzi economici e di lobbying messi in atto dagli Emirati per proteggere i propri interessi presso gli Stati Uniti, screditando gli altri alleati regionali come Kuwait e Qatar. Le mail pubblicate sabato da un gruppo di hacker renderebbero pubbliche le intense relazioni dell’ambasciatore al-Oteiba con la Fondazione per la Difesa della Democrazia (FDD, un gruppo di ispirazione sionista legato ad Israele), con l’obiettivo di indebolire l’Iran a livello economico e diplomatico, e proverebbero l’influenza del paese nelle politiche statunitensi per quanto riguarda la lotta feroce a gruppi islamisti come Hamas.
Una decisione «ingiustificata» è stato il commento di Doha sulla questione: «Le misure sono ingiustificate perché si basano su affermazioni e accuse che non hanno alcuna base di fatto».
Il segretario di stato USA Rex Tillerson ha commentato asserendo la volontà degli Stati Uniti di «incoraggiare le parti a sedersi insieme e risolvere le differenze. […] Riteniamo sia molto importante che il GCC rimanga unito». Inoltre ha aggiunto che questa crisi non avrà alcun impatto sull’impegno dei paesi implicati nella lotta al terrorismo, argomento sul quale pare esserci comunione di intenti.
Non è la prima volta che il Qatar affronta accuse di finanziare il terrorismo, sia da parte di altre nazioni arabe che da parte dell’Occidente: è stato accusato di sostenere il fronte al-Nusra in Siria (ex affiliato di al-Qaeda) e di ospitare un ufficio dei Taliban a Doha. Nonostante il continuo diniego del governo, il Qatar è uno dei principali finanziatori di Hamas, considerata organizzazione terroristica dagli Stati Uniti, e ne ospita l’ex-leader Khaled Meshaal già da cinque anni. L’ideologia di Hamas è apertamente ispirata a quella dei Fratelli Musulmani, a loro volta considerati illegali in Arabia Saudita, EAU ed Egitto, un’organizzazione sunnita che nasce come movimento popolare nazionalista e anti-imperialista negli anni ’30.
La Fratellanza propone un’islamizzazione capillare dal basso con l’obiettivo di uno stato islamico genuino: dal rifiuto della lotta armata nel 1949 e dall’allontanamento dal filone radicale nato al suo interno alla fine degli anni ’60, i Fratelli Musulmani hanno accettato di far parte del gioco politico partecipando alle elezioni egiziane e confluendo nel Partito Libertà e Giustizia, uscito vincitore nelle elezioni del 2014 e in seguito sostituito dall’attuale regime di al-Sisi. L’ideologia politica popolareggiante dei Fratelli Musulmani è in antitesi con il wahhabismo di stato propagandato dall’Arabia Saudita, ed esponenti della Fratellanza hanno spesso criticato duramente le famiglie regnanti di Arabia Saudita e EAU accusandole di piegare la religione alla politica e di essersi occidentalizzate.
Tuttavia l’attacco diplomatico organizzato dai Paesi del Golfo ai danni del Qatar suggerisce che l’Arabia Saudita, in passato accusata spesso di finanziare il terrorismo globale in particolare dall’attuale presidente USA Donald Trump, potrebbe star cercando un capro espiatorio, soprattutto dal momento che gli Emirati Arabi si trovano in una situazione delicata legata alle accuse di lobbying in funzione anti-Qatar.
Claudia Tatangelo