Altra Italia Berlusconi
(Ansa/Angelo Carconi)

Provaci ancora, Cav!, ha ben sintetizzato su Il Foglio un ottimista e speranzoso Roberto Maroni, un leghista che non ha mai nascosto una malcelata insofferenza verso la svolta sovranista e populista – di destra destra – impressa da Salvini al suo partito “ex Nord”. Eh sì, perché ci risiamo: Silvio Berlusconi, fresco e attivo giovanotto di 83 anni il prossimo settembre, ha annunciato la creazione di un nuovo soggetto politico, l’Altra Italia.

Tale novità è stata resa pubblica con un lungo intervento sui suoi canali social, poi ulteriormente approfondito in un’intervista su Il Giornale di Sallusti. «Non si tratta di fondare un nuovo partito, ma di creare una federazione fra i soggetti che pensano a un nuovo centro moderato ma innovativo, nettamente alternativo alla sinistra, saldamente ancorato alle idee e ai valori liberali e cristiani, alla tradizione democratica e garantista della civiltà occidentale, in prospettiva alleato ma non subordinato alle altre forze del centro-destra». Da sottolineare in blu: centro moderatosenza destra –, valori cristiani e liberali, alleato del cdx ma non subordinato.

Il tentativo di Berlusconi

«Le tre anime di questo governo, quella di destra della Lega, quella della sinistra pauperista e giustizialista dei Cinque Stelle e quella tecnocratica del premier Conte e di alcuni ministri, sono impegnate in una continua lite che ne conferma l’incompatibilità di valori e di programmi. Assistiamo ad una campagna elettorale permanente sulla pelle delle istituzioni e ciò che più conta degli italiani», scrive ancora l’ex dominus della politica italiana. «L’opinione pubblica è disorientata, lacerata e divisa. Credo sia giunto il momento di chiamare a raccolta tutti i soggetti, i singoli cittadini che fanno parte di questa “altra Italia”, le realtà organizzate, le forze politiche, gli amministratori locali, le associazioni, le realtà civiche che avvertono questo vuoto».

Il messaggio riprende in maniera manifesta alcune parole d’ordine della celebre discesa in campo del 1994, ma anche delle tantissime discese in campo di Berlusconi degli ultimi anni, delle salite sul predellino e degli eterni ritorni dell’uguale. Sempre per il bene del Paese. Sempre largamente deriso e dato anzitempo sconfitto – dalle inchieste, dagli scandali, se non per una mera questione anagrafica –, ma sempre puntualmente e incredibilmente coriaceo nei risultati elettorati, finanche alle ultime politiche.

Berlusconi Altra Italia
fonte: Il Fatto Quotidiano

Questa volta, però, la sfida che ha davanti Berlusconi sembra realmente insormontabile e difficilmente potrà avere un ampio seguito politico. Forza Italia alle ultime Europee ha dimostrato di pagare l’impossibilità del suo principale leader di reggere i ritmi di una campagna elettorale perenne e frenetica; i sondaggi quotano il partito intorno al 7%, percentuali vicine a FdI e all’irrilevanza dai giochi politici.

In generale è chiaro anche ai consiglieri del Cav che Salvini è la vera forza trainante del centro-destra, e la retorica del tridente unito Lega-Fratelli d’Italia-Forza Italia – il famoso centro-destra unito – terrà finché a Matteo Salvini saranno utili i voti berlusconiani su scala locale e soprattutto al Sud, dove la Lega, che ha puntato tutto sul volatile voto d’opinione sulla retorica anti-migranti, è molto meno radicata rispetto al partito forzista.

Altra Italia, solite questioni

Le reazioni di fuoco non si sono fatte attendere: la Carfagna ha subito rinunciato in maniera non poco piccata all’incarico, parlando di «una scelta che è il modo migliore per uccidere Forza Italia», mentre Toti è direttamente uscito dal partito, preannunciando a sua volta un suo soggetto politico alternativo, di certo più vicino alle sirene sovraniste – «Non credo che una federazione di centro equidistante dai poli di destra e di sinistra possa mai essere una soluzione», ha liquidato la questione.

Se Toti, ex giornalista Mediaset a suo tempo fortemente voluto per questo in politica, si configura come l’ennesimo delfino scaricato da un giorno all’altro da Berlusconi – Fini e Alfano ne sanno qualcosa –, la questione politica appare sempre più delineata: lo spostamento del baricentro della storica alleanza di centro-destra sempre più a destra e le fortune elettorali di Salvini obbligano Berlusconi a un nuovo posizionamento centrista.

Deve smarcarsi e differenziarsi, più dai toni che dalle politiche, se vuole avere qualche speranza di continuare a contare qualcosa. Continuare a narrare del buongoverno leghista distrutto solo per colpa della malapianta grillina non porta consenso. Lo stesso centro-destra è un’invenzione del Cavaliere e i forzisti lo rivendicano orgogliosi, ma rincorrere Salvini sulla retorica sovranista non paga in termini elettorali e non fa che incrementarne la forza.

Di sicuro c’è un’Italia centrista che non si ritrova nella continua polemica del governo giallo-verde e che probabilmente non vota o disperde il suo voto in partiti minori, ma a ben vedere negli ultimi 20 anni ogni richiamo alla presunta grande tradizione liberale e cristiana – in pratica democristiana – non è stato mai premiato dagli elettori. Da Casini a Buttiglione, passando per Mastella e di nuovo l’ex Angelino Alfano, ogni progetto centrista ha sempre viaggiato sulla soglia di sbarramento e naufragato alla prima tempesta. I famigerati moderati, se ci sono, sono un’esigua e sparuta minoranza. Non vediamo come questa volta possa essere diverso.

Certo, Forza Italia per forza e portata non è l’UDEUR, ma il vero nemico con cui l’Altra Italia dovrà fare i conti è solo Matteo Salvini, nel difficile compito di attaccarlo per differenziarsi, ma mai troppo duramente da comprometterne l’alleanza. Siamo nell’epoca della post-verità, della politica dell’infotainment in cui si può dire tutto e il contrario di tutto e si vota in base alle emozioni, più che alla ragione: Salvini, come Trump, potrebbe sparare a un uomo per strada e forse davvero non perderebbe consensi, come la pur gravissima inchiesta sulla Russia ha dimostrato.

La sua forza viaggia sui social e si nutre della polemica, costituzionalmente anti qualcosa. Un campo su cui sembra impossibile Berlusconi possa realmente concorrere, e in Forza Italia si pone oggi più che mai il tema dalla futura leadership. Fallito Tajani, qualcuno parla di un possibile impegno di Urbano Cairo, che potrebbe ridare nuova linfa all’agognata utopia liberale. Vedremo. Di sicuro il presente di Forza Italia è quanto mai complicato.

Antonio Acernese

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