In un precedente mio articolo vi ho già raccontato del fantastico mondo dei cani e delle loro attività. Ultimamente, ahimè, dei controlli più severi da parte della A. S. L. italiana hanno limitato la vita dei nostri amici a quattro zampe.

L’obbligo della museruola e della conduzione solo tramite guinzaglio al collo guidati dal padrone per le razze ritenute più aggressive può a prima vista sembrare giusto. Ma poiché una rondine non fa primavera, non vuol dire che se un cane sia impetuoso lo siano tutti gli altri di razza simile. Gran parte del comportamento dell’animale dipende, infatti, da come è stato allevato e dall’educazione impartitagli.

Le razze considerate pericolose sono quelle che in situazioni estreme danno un forte supporto all’uomo. E’ il caso del pastore maremmano Bravo che in occasione del terremoto del 24 agosto ha continuato a difendere la propria famiglia rimanendo sotto le macerie, del labrador Leo in forza alla Squadra Cinofili della Questura di Pescara famoso per aver salvato la piccola Giorgia e del pastore tedesco Rudy che ha portato in salvo la sua padrona Anna di 27 anni dopo il crollo della sua abitazione.

Nelle nostre spiagge sovente troviamo la scritta ”Io non posso entrare”. I Comuni e gli enti che hanno fatto affiggere questa scritta non hanno, probabilmente, tenuto conto delle notevoli abilità nel nuoto di alcune razze canine come ad esempio terranova, labrador e golden retriever. Un cane a mare dovrebbe essere accettato poichè nessun bagnino, neanche il mitico Mitch Buchannon di Baywatch, meglio di loro potrebbe salvare un essere umano in difficoltà in acqua.

Spesso i dottori e gli psicologi consigliano la pet therapy ai propri pazienti, ossia una terapia basata sull’interazione uomo animale che integra, rafforza e coadiuva le tradizionali terapie. I cani sono eccellenti decodificatori del nostro non verbale e ”sentono” il nostro stato d’animo. La presenza di un animale permette in molti casi di consolidare un rapporto emotivo con il paziente stimolandone la partecipazione attiva.

E’ giusto, quindi, ergersi in loro difesa e garantire loro l’accesso ai locali senza troppe limitazioni in quanto in casi estremi possono dare un grossa mano all’uomo e trasformarsi in terapisti per i bisognosi e nei peggiori casi nell’unica fonte di salvezza per chi si trova in pericolo. A nostro parere certi divieti andrebbero proprio rivisti!

Eugenio Fiorentino

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