NAPOLI – Tanta e sentita partecipazione all’assemblea pubblica di “Massa Critica“, il movimento politico partenopeo che sta raccogliendo sempre più consensi tra i collettivi organizzati, i movimenti civici e soprattutto tra i cittadini.
Tra le mura dell’ex carcere minorile Gaetano Filangieri, un tempo simbolo di sofferenza e oscurità dell’essere, si è cercato di offrire alla città, mediante l’assemblea di massa critica, gli strumenti necessari a non farsi abbindolare dalla spietata propaganda perbenista del potere. Nello “Scugnizzo Liberato” (così è stata ribattezzata la struttura dal collettivo che lo ha occupato ormai più di un anno fa) i vari collettivi e movimenti civici si sono mostrati uniti sul perseguire un sentiero comune e sul voler creare una barricata forte, invalicabile per chi vorrebbe spartirsi i nostri territori, le nostre vite, come una gustosa torta.
L’intervento introduttivo della due giorni dello Scugnizzo ha abbracciato una serie vastissima di temi, partendo dalla inaccettabile situazione Kobane fino arrivare alle questioni con cui ci misuriamo ogni giorno, nel nostro quotidiano.
Per Massa Critica la crisi, più che un punto di rottura (da cui quindi è possibile solo ripartire), si è rivelata essere nient’altro che un riassetto e una riconferma degli equilibri economico-politici dei paesi maggiormente industrializzati, colpevoli di accumulare sempre maggiori ricchezze lucrando sulla vita (e la morte) dei più deboli: “C’è un evento drammatico che riassume ed esemplifica qual è la situazione a livello globale del conflitto. Dopo l’accordo tra Siria e Turchia con il beneplacito di Stati Uniti e Russia anche in queste ore c’è un’attacco militare dell’esercito turco nei territori del Rojava e a Kobane, questo pensiamo che dimostri ed esemplifichi quale è la sfida che ci troviamo di fronte, che si trovano di fronte tutti quei popoli e quelle situazioni che in varie parti del mondo stanno provando a costruire una via di uscita dal capitalismo e dalla guerra.” – afferma un portavoce del movimento – “Ogni giorno, in ogni angolo del pianeta, l’idra (il capitalismo) morde, inghiotte e vomita. I governi di Italia, Francia e Germania riarticolano su questo la catena di comando europeo aprendo nuovi scenari di guerra e nuove frontiere di accumulazione per salvaguardare la funzione dei propri apparati, privilegi e poteri.“
La guerra quindi come salvaguardia del proprio potere. Potere che poi viene esercitato dai governi in maniera spietata anche sulle fasce più deboli della propria popolazione. “Una logica che produce, di fronte alla crisi umanitaria delle migrazioni e delle guerre, una risposta fascista e pericolosa che mina alla radice alcune di quelle che sarebbero premesse stesse del progetto Europa, attraverso la chiusura delle frontiere, l’emergenza di nuovi fascismi e nazionalismi. Proprio su queste premesse, come sull’aspettativa di salvaguardare i benefici residui dei ceti medi sempre più residuali, si è consolidato il blocco sociale composito di cui il governo Renzi è l’espressione in questo paese.” Armi potentissime quelle utilizzate dai governi per mantenere i propri privilegi e soffocare la popolazione. Armi come la crisi della scuola pubblica, lasciata sempre più a morire a favore di privati e clientele pubbliche. Armi come la cancellazione dei diritti e delle tutele per i lavoratori, condannati ad un eterno precariato travestito da assunzione a tempo indeterminato. Armi come la delega ai privati di servizi essenziali (come la sanità, un tempo orgoglio di questo paese), emblema del fallimento delle politiche sociali (mirate sempre e comunque a favorire le caste) dei tanti governi che si sono succeduti dagli anni sessanta ad oggi.
Tutte le sconfitte subite dai cittadini nel corso dei decenni non devono però essere visti come macigni che ci trascinano verso il baratro, ma come un propellente alla ribellione, al rialzare la testa. I voti delle comunali di Napoli, Roma e Torino dimostrano che la gente è sempre più consapevole del giogo occulto che ci opprime. Siamo al punto di rottura. La prima battaglia da vincere per il cambiamento sara il “No” al referendum d’autunno (di cui però non esiste ancora una datazione precisa). Duro attacco poi al criminale decreto Madia, che mira ad applicare le regole del jobs act anche ad i dipendenti della pubblica amministrazione. E’ ancora lo sciopero, ad essere visto come arma potente per dire no agli sfruttatori, strumento efficace di manifestare la propria contrarietà alle logiche del potere, mannaia che si abbatte violentemente sulla produzione dei beni che tengono a galla la casta.
L’intervento è stato assai lungo ed articolato, rimandando agli interventi dei collettivi e dei movimenti civici (che si sono tenuti nel pomeriggio) le discussioni specifiche per i singoli temi. Sulla pagina Facebook di massa critica è possibile visualizzare tutti questi interventi (filmati) e il cappello introduttivo (integrale).
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Domenico Vitale