IL PRECARIATO NELLE UNIVERSITA’

Il decreto Poletti, emanato dal governo Renzi a Giugno 2014, consentiva il ricorso al contratto a termine anche nel settore della ricerca, applicando nuove modifiche introdotte ed eliminando alcune restrizioni previste dalla Legge Fornero e da altri interventi normativi del governo Monti. La legge di stabilità adesso prevede che le università possano farvi ampio ricorso, sopperendo a temporanee necessità con l’assunzione per un breve tempo determinato di ricercatori. Il comma in questione non era oggetto di fervente dibattito tra le forze parlamentari, e l’unica contestazione era stata avviata dalla CGIL, che in un suo recente documento segnala lo stato pessimo in cui verserebbero gli atenei italiani, obbligati a drastiche riduzioni di spese che certamente non ne favoriscono l’efficienza.

LA LETTERA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Il dibattito è stato aperto da un ricercatore italiano emigrato in Inghilterra, Cosimo Lacava, di 32 anni, che ha indirizzato una lettera pubblicata dal quotidiano La Repubblica al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, garante dei diritti costituzionali e dunque anche del diritto al lavoro. “L’abolizione …… , Presidente, rappresenterebbe una scelta miope e insensata perché non guarderebbe al futuro, ma solo al presente, peggiorando un quadro già compromesso, con il rischio di ridurre il capitale umano futuro della Ricerca Italiana; quel capitale umano che dovrà innovare e confrontarsi con le altre realtà accademiche europee e mondiali; una scelta che darebbe l’avallo a quella politica universitaria incline a premiare chi sia già immesso stabilmente in ruolo“: parole che sembrano trovare una conferma nello studio, da poco pubblicato, del Censis, per il quale l’Italia avrebbe un capitale umano inutilizzato pari a 8 milioni di lavoratori. Un dato negativo:  gli economisti sono oggi concordi che il capitale umano sia una risorsa indispensabile per la ripresa economica (la Germania, a seguito della seconda guerra mondiale, sarebbe riuscita a sopperire alla distruzione degli stabilimenti sfruttando le capacità intellettive dei propri cittadini).

LE REAZIONI ALLA LETTERA

 Elena Cattaneo, senatrice a vita, ha chiesto l’espunzione della norma dal testo per consentire il ritorno dei cervelli fuggiti ed evitare che altri vadano all’estero in futuro. Risponde diversamente il MIUR con una lettera aperta, nella quale afferma che la responsabilità non sarebbe da imputare alla legge di stabilità ma ad altre normative attualmente in vigore: sarebbe sbagliata la critica al testo in esame, ma sarebbe meritevole la richiesta. Si attende un intervento del  Presidente del Consiglio dei Ministri, che più volte ha asserito che il rientro dei laureati assunti all’estero sia una priorità del governo da lui presieduto.

LA RISPOSTA DI NAPOLITANO

E’ giunta infine la risposta della più alta carica dello Stato, che non commenta nel merito la legge di stabilità, sulla quale si attende lo sviluppo del dibattito parlamentare, ma chiede che il Governo adotti un piano di assunzioni per riportare gli atenei italiani al rispetto degli standard europei. Probabile che il Presidente non abbia alcuna intenzione di aprire uno scontro con Renzi a pochi mesi dalle sue dimissioni (previste per la fine del semestre europeo) e che dunque sia pronto a firmare un testo normativo di enorme rilevanza per il paese come ultimo atto della sua gestione presidenziale.

Vincenzo Laudani

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