La Corte Costituzionale con la sentenza 117 del 25 giugno ha dato ragione a Stefano Caldoro, il governatore uscente della regione Campania, andando così a respingere il ricorso del Governo Renzi contro la Campania. Nel periodo di Agosto dell’anno scorso, la Regione aveva prolungato la scadenza relativa alla chiusura di tutte le pratiche dei condoni risalenti agli anni ’85 e ’94, nel totale 300 mila pratiche circa, per la fine del prossimo Dicembre.
Dunque, entro la data del 31 dicembre 2015, le amministrazioni locali dovranno esprimersi sulle domande presentate ai sensi del primo condono (Legge Nicolazzi 47/1989) e anche del secondo condono (Legge 724/1994).
Un lavoro da svolgere in brevissimo tempo, considerando che le circa 300 mila pratiche, ad oggi rappresentano il lavoro accumulatosi in una trentina di anni; e sicuramente non sarebbe una passeggiata riuscire a recuperare la mole di lavoro, considerate anche le inefficienze di cui soffrono svariate amministrazioni della Campania. Ma per fronteggiare tali problematiche, “procedure facilitate” sono state scelte: verranno chiuse tutte le richieste di condono edilizio come verranno legittimate le costruzioni abusive.
Secondo il governo Renzi, la riapertura dei termini avrebbe comportato il rischio di condonare attività edilizie realizzate successivamente alla chiusura dei termini del condono stesso.
Secondo la Corte Costituzionale invece, la Legge Regionale 16/2004 si limita a sollecitare i Comuni a definire le richieste giacenti, ma in nessun modo, comunque, consentirebbe che queste venissero modificate o integrate ulteriormente.
La decisione della Corte Costituzionale avrà senza dubbi forti conseguenze per le amministrazioni locali, le quali potrebbe impazzire tra il caos e lo scompiglio creato, ma oramai sono “costrette” a svuotare quei cassetti pieni di carte dimenticate ed ingiallite “per mancanza di tempo”, da esattamente una trentina d’anni. Saranno i Comuni, infatti, a doversi incaricare degli oneri connessi alla regolarizzazione delle molteplici edificazioni realizzate abusivamente. E verrebbero negate le autorizzazioni solo lì dove vigerebbe ancora il divieto di inedificabilità assoluta. Insomma, le procedure da attuare in emergenza, sono comunque sostanzialmente vicine all’autocertificazione edilizia.
Dunque, parte ufficialmente la procedura per il maxi condono edilizio in Campania.
Tonia Lisbino