Pizzeria Di Matteo
Fonte immagine: Vesuvio Live

Dal 2017 la pizza napoletana è stata inserita nel patrimonio culturale dell’Umanità Unesco: questo riconoscimento rafforza il suo ruolo come uno dei cibi più amati e consumati al mondo.

“Dove c’è gusto non c’è perdenza” dicono i napoletani e questo significa che la pizza può piacere in tanti modi ma ciò che prevale, dopotutto, è il gusto. Fare la pizza è un’Arte oltre che una tradizione secolare, ma questo i napoletani lo sanno bene, se una cosa piace non si ha mai nulla da perdere. Questo per rispondere alle parole di Flavio Briatore nei suoi ripetuti tentativi di denigrare la pizza napoletana. Ma il fatto è che a Briatore manca l’essenza della tradizione legata alla pizza napoletana: parliamo di un cibo semplice, accessibile e che non scade nella volgarità da lui insinuata della scarsa qualità degli ingredienti, per cui poco costosa. La pizza, a Napoli, non ha solo un ruolo alimentare, ma soprattutto sociale e questo concetto a Briatore sfugge e ancora, dopotutto, gli ingredienti sono gli stessi pur differenziando certamente nella loro qualità. Eppure nell’Olimpo della cucina nazionale e internazionale la pizza napoletana a 4 euro continua a primeggiare. Qualche domanda, no? 

Un accadimento epico fu quando il presidente Clinton giunto a Napoli a seguito dei lavori del G7, in una città blindata, decise di stravolgere i piani della sicurezza immergendosi nei vicoli della città sino a giungere alla vetrinetta della rinomata pizzeria Di Matteo. Nello stupore della folla, il presidente americano esordì chiedendo una “Coke”, subito dopo gli venne offerta la pizza a portafogli e una pizza fritta. La pizzeria Di Matteo è uno dei locali storici della città di Napoli, riconosciuta in tutto il mondo come polo attrattivo per turisti e stranieri, i quali lungo il viaggio decidono di concedersi un assaggio della pizza facendo tappa obbligatoria. L’omonima pizzeria venne fondata nel 1936 a via Tribunali dalla famiglia Di Matteo e in quegli anni la pizza aveva un ruolo sociale molto importante: dava lavoro, ma soprattutto sfamava, era il cibo dei poveri. La pizzeria nacque prima come friggitoria e pizzeria d’asporto, solo verso gli anni ’60 i fratelli Di Matteo decisero di avviare una modernizzazione del locale. Ad oggi la pizzeria si sviluppa su due livelli con circa cento posti a sedere e continua ad essere un riferimento per la zona, una pizzeria vissuta da persone comuni ma anche da persone come Marcello Mastroianni, Eduardo De Crescenzo, Massimo Ranieri, Fausto Leali. 

La pizza napoletana nasce effettivamente come cibo dei poveri, semplice, umile, spesso ha permesso e permette alle persone di avere un lavoro, talvolta anche solo di sopravvivere. C’è spazio per la pizza di lusso, ma la vera pizza non lo è, i costi esorbitanti dichiarati da Briatore servono esclusivamente a sopperire alle spese del locale, del servizio, per cui il costo della pizza è giustificato non per la qualità dei prodotti ma per le scelte commerciali e di brand. La (f)ilosfia del Crazy Pizza et similia che ad oggi sorgono come i funghi, è dunque lontana un miglio da quella che si conosce e si vive a Napoli, come nella pizzeria Di Matteo.

Bruna Di Dio

Bruna Di Dio
Intraprendente, ostinata, curiosa professionale e fin troppo sensibile e attenta ad ogni particolare, motivo per cui cade spesso in paranoia. Raramente il suo terzo occhio commette errori. In continua crescita e trasformazione attraverso gli altri, ma con pochi ed essenziali punti fermi.

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