Ce l’hanno insegnato da piccoli: “non copiare”, si sa quanto sia una pratica disdicevole anche nella vita. Ma nel mondo dell’arte tale diktat non esiste e se, invece, la copia non fosse plagio quanto al contrario pura espressione di personalità e stile di un determinato autore? Ecco che possiamo parlare di citazioni d’arte, colte ed originali o più semplicemente di un “d’après”.

I primi a fare uso di questi d’après sono stati i grandi artisti del passato, il loro era un modo per studiare l’opera di un altro artista e prenderlo a modello, imparando così l’arte del disegno, ad esempio, non minando affatto la propria fama, anzi. Vediamo come si comportò Lorenzo Lotto nei confronti di Michelangelo, riproducendo esattamente, solo un anno dopo, la celeberrima opera Sistina: “Peccato originale e cacciata dal giardino dell’Eden“(1510). Certo il modello è un affresco e la citazione, invece, un disegno. Qui non parliamo ancora di reinterpretazione o “bizzarre” interpretazioni, così come avverrà nel Novecento.

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“Peccato originale e cacciata dall’Eden”

Lo stesso desiderio di apprendere i segreti dell’arte lo notiamo in Vincent Van Gogh, colui che a sua volta sarà emulato e che per primo amava citare i suoi precedessori, Jean-François Millet su tutti; guardiamo “Il seminatore“. Nel caso dell’artista olandese, poi, la sua “Notte stellata” è divenuta una vera propria icona dell’arte, riproducile quasi all’infinito e in ogni declinazione.

"Il seminatore"
“Il seminatore”

 

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” Notte stellata”

In tema di citazioni esplicite o velate, ma ancora lontane da quelle  forme “dissacranti” novecentesche, frutto di surrealismo, dadaismo e pop-art, che bersaglieranno un opera mito come la “Gioconda“; possiamo trovare Pablo Picasso. Per nulla irriverente nei confronti delle opere d’arte del passato, quanto semplicemente “ricomposte” secondo il proprio stile. Lo farà nel caso della tela più famosa di Diego Velàzquez: “Las Meninas“, delle “Donne di Algeri”  di Eugène Delacroix e del “Dejeuner sur l’herbe” di Edouard Manet. L’artista cubista, inoltre, non negava il fascino di opere più datate rispetto al suo tempo tanto che alcune raffinate citazioni, sottese, le possiamo osservare anche in un opera come la “Guernica“.

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“Donne di Algeri”

 

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“Dejeuner sur l’herbe”

Dicevamo, dunque, che il Novecento sarà il secolo che cambierà in modoarte definitivo i connotati dell’arte, quel filo conduttore universalmente accettato e gradevole agli occhi di tutti si moltiplicherà in infinite strade. Le varie correnti artistiche, le Avanguradie e quelle generate da esse annulleranno o, per qualcuno, esalteranno  l’arte più remota. Tra questo turbinio di stili, pensieri e nuova vita, le posizioni di taluni artisti sono più caute, vediamo ad esempio la bellissima “estasi di Santa Teresa” di Gian Lorenzo Bernini tradotta in pittura da Tamara de Lempicka, in una versione molto raffinata. A questo punto del discorso non posso non citare Andy Warhol, padre della pop-art, con lui non possiamo più parlare né di burla né di un aggiornamento di stile. I capolavori di Leonardo piuttosto che di Munch e De Chirico vengono considerati al pari delle icone del cinema come Marilyn Monroe; ripetuti in modo seriale, con colori accesi come manifesti pubblicitari. In poche parole nasce così la massificazione dell’arte, oggetti di uso comune e accessibili a tutti, insomma articoli da supermercato. Un concetto che è poi lo stesso dei moderni shop, immancabili in ogni museo.

Mentre un esempio plateale di ironia nei confronti di opere, capolavori nel mondo dell’arte, è quello che è successo alla “povera” Monna Lisa ritoccata in ogni modo, come si usa adesso con Photoshop.

 

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“Gioconda”

Rossella Mercurio

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