Almaviva. L’azienda di call center chiude le sedi di Napoli e Roma. Conseguenza di tale misura, il licenziamento di  2.511 lavoratori.

“A neanche 5 mesi dalla firma di un accordo che, grazie anche al nostro intervento istituzionale, salvaguardava i livelli occupazionali, Almaviva ha improvvisamente annunciato 850 licenziamenti nella sede di Napoli” – spiega il Primo Cittadino di Napoli, Luigi De Magistris e continua:  “Una notizia sconcertante e gravissima per la nostra città. Saremo insieme ai lavoratori in ogni battaglia che decideranno di fare per il loro diritto al lavoro mentre assistiamo sgomenti ad aziende che chiudono sedi in Italia ed in Europa per andare dove il costo del lavoro ed i diritti dei lavoratori sono a livelli bassissimi. Nel mentre le istituzioni europee continuano con le folli politiche di Austerity ed in Italia il Governo si preoccupa da mesi solo di una infinita campagna elettorale per un dannoso referendum teso a smantellare la costituzione”.

Abbiamo raggiunto telefonicamente Domenico Lofferedo, Dirigente del “Sindacato è un altra cosa Campania”: “Quanto accade è frutto di mancanza di progettazione aziendale e di scarsa incisività del governo che dopo trattative e accordi avvenuti solo pochi mesi fa si trova oggi a fare i conti con la stessa situazione di pochi mesi fa. I sindacati tutti devono smettere di peggiorare le condizioni dei lavoratori ai tavoli governativi ed aziendali, perché come dimostra questo ennesimo episodio questo non serve a salvaguardare i livelli occupazionali, ma solo a creare i presupposti per ulteriori profitti aziendali una volta effettuato i tagli. La situazione Italiana è piena di queste vertenze che dimostrano il tentativo delle aziende di riorganizzare le proprie attività trasformando il lavorare meno lavorare tutti in voga nei cortei degli anni 70 in lavorare in pochi lavorare di più, con buona pace per la disoccupazione crescente in Italia”.

La vicenda Almaviva scatena non poca indignazione. I militanti del 48OHM – Spazio Collettivo, già vicini ai 5 licenziati Fiat, in una nota spiegano: “A maggio era stato raggiunto un accordo con i sindacati che prevedeva l’avvio dei contratti di solidarietà per i primi 6 mesi e nei 12 mesi successivi una cassa integrazione straordinaria. Un accordo che manifestava tutta la sua debolezza perché semplicemente non rimuoveva il problema ma lo procrastinava e per i lavoratori non vi era alcuna garanzia sul loro futuro. Tant’ è che dopo pochi mesi questo accordo siglato dai sindacati si sgretola e per i lavoratori si riapre il baratro dei licenziamenti. Questo ci dimostra che il tempo della pratica concertativa che i maggiori sindacati si ostinano a ricercare è finito, che quanto più si presta il fianco ad accordi al ribasso tanto più emerge il lato cinico ed oppressivo dei padroni, che in questa fase, regolandosi sui rapporti di forza reali che pendono a loro favore, non sono disposti a concedere neanche le briciole. Rinunciare a mettere in campo forme di mobilitazione, di lotta e di conflitto, che possano aprire uno scontro decisivo con i vertici aziendali e spostare l’intervento sul piano verticistico dei tavoli di concertazione tra esponenti del governo regionale e nazionale e delegati sindacali, è una linea perdente. Perdente per i lavoratori, forse vincente solo per i burocrati sindacali che continuano a vivacchiare facendo accordi al ribasso sulla loro pelle. I prossimi giorni saranno decisivi per la vertenza Almaviva. Non lasciamoli soli! “

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