La legge elettorale, uno delle principali peculiarità del programma del governo Renzi, sta incontrando serie e continue difficoltà sulla propria strada. Ma sembra, finalmente, che si stia arrivando ad una svolta, dopo un empasse che dura dallo scorso marzo.
La legge elettorale programmata dal Patto del Nazareno sembra stia stretta a Matteo Renzi, premier rampante che, forte del risultato delle europee e cosciente di essere a capo dell’unico partito veramente pronto ad una competizione elettorale immediata, sta cercando in ogni modo di modificare i patti presi a Roma tempo fa. Due sono le ipotesi più accreditate: 1) o il premier vuole rompere con Berlusconi e andare immediatamente ad elezioni con il Consultellum, avendo come piano B una legge elettorale da impostare con il resto del PD, NCD e SEL e, magari, con il MoVimento 5 Stelle; 2) o è veramente interessato ad un premio di lista e ad una decisa accelerata verso il bipartitismo e sta facendo false minacce all’ex premier per spingerlo ad accettare le sue condizioni. In entrambi i casi, comunque, Berlusconi è politicamente in serio pericolo. Se accetta le nuove condizioni imposte da Renzi potrebbe diventare un semplice comprimario, una stampella del ‘Big Tent’ che giorno dopo giorno il premier sta costruendo, oltre ad indebolire all’ennesima potenza la sua posizione. Se invece rifiuta le imposizioni si ritroverebbe nudo, senza alleati e politicamente completamente isolato e impreparato ad una competizione elettorale immediata, oppure politicamente nullo nel caso il PD scriva la nuova normativa elettorale con NCD, SEL e addirittura il MoVimento.
Berlusconi lo sa, l’esperienza non lo tradisce, e per la prima volta da mesi i giudizi su Renzi sono cambiati. Mentre fino a qualche giorno fa sono arrivati solo attestati di stima per Renzi, probabilmente il vero successore sul piano comunicativo del patron del Milan, oggi Berlusconi sembra essere rinvenuto dal lungo sonno che l’ha colpito e finalmente guarda a Renzi come un avversario. Non è il solito avversario ‘comunista’, e sul piano della comunicazione è molto più affine a lui che a molti ex leader della sinistra, ma Berlusconi ha capito che la pragmaticità e il cinismo di Renzi lo “fregheranno“, come lui stesso ha detto ai suoi fedelissimi, politicamente parlando. Nella storia politica di Berlusconi è risaputo che tutte le crisi e scissioni sono avvenute dopo il danneggiamento del rapporto personale tra Berlusconi e il suo interlocutore, così fu per Fini, lo stesso per Monti e per Alfano.
Dal fronte PD, comunque, l’accelerata è decisa e inarrestabile. Il Ministro per le riforme, Maria Elena Boschi, ha esplicitamente minacciato Forza Italia: “Mi auguro che Forza Italia mantenga gli impegni, ma se si dovesse tirare indietro certo noi non possiamo tirarci indietro di fronte alla necessità, e all’urgenza, che il Paese ha di una legge elettorale che funzioni e garantisca la governabilità“. Ma ovviamente il PD spera di non arrivare a mollare Forza Italia, un partito molto indebolito e continuamente ostacolato da Fitto che tenta la scalata. Inoltre, se si andasse a trattare con NCD, SEL, MoVimento 5 Stelle e con la minoranza del PD Renzi potrebbe essere costretto a modificare alcuni punti della sua riforma. Con NCD e SEL dovrà sicuramente trattare sulle soglie di sbarramento, magari abbassandole al 2%, mentre col MoVimento 5 Stelle dovrà trattare sulle preferenze e sul capolista bloccato scelto dal leader, su cui battaglierà anche la minoranza PD, ma ci sarà accordo sul premio di lista, una ghiotta occasione per i grillini che non hanno la minima intenzione di avviare dialoghi per alleanze.
Francesco Di Matteo